Jimenez Lai, Citizens of No Place. An Architectural Graphic Novel, Princeton Architectural Press, New York, 2012 (pp. 144, € 19,95)
Si dice che la critica sia in crisi. C'è chi lamenta che la forma dell'arte sia troppo "prevedibile, gradevole ed eterodiretta". Si dice che coloro che scrivono siano diventati spettatori attoniti della proliferazione dell'immagine, apparentemente incapaci di prendere posizione critica. Altri danno la colpa della "crisi" e a Internet, dove a chiunque è concesso di diventare un critico ma nessuno è poi così affidabile. Si dice che i critici elaborino vanamente progetti oscuri e di nicchia, mentre i brutti edifici passano inosservati. Perfino una tavola rotonda ospitata proprio da Domus si intitolava Critical Futures, "Il futuro della critica". Tutti chiedono nuovi modelli di analisi critica che infondano nuova vita nella professione e vadano oltre le celebrazioni promozionali e i peana in lode della forma insensata di turno. Questo, ci vuole; e questo è il risultato: un 'graphic novel d'architettura'. Citizens of No Place ("Cittadini di nessun luogo") di Jimenez Lai è una raffinatissima e solida miscela di critica del progetto, teorie d'avanguardia e magistrale capacità di rappresentazione. Forse d'ora in poi si starà più attenti a quel che si chiede.
In termini storico-artistici il Barocco è un movimento secentesco caratterizzato dalla cura attenta dei particolari e dall'esasperazione del movimento, che creò forme grandiose, spettacolari ed esuberanti pur conservando semplicità e chiarezza narrativa.
Citizens of no place
Una divertente e visionaria graphic novel sull'architettura ci presenta le teorie d'avanguardia di Jimenez Lai, con acuto senso critico e magistrale capacità di rappresentazione.
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- Matt Shaw
- 06 luglio 2012
L'aggettivo 'barocco' può essere considerato il fondamento di Citizens of No Place, dove l'esasperata, dinamica fantasmagoria del manga viene assunta e manipolata in funzione di narrazioni d'architettura di facile assimilazione, che sono contemporaneamente realistiche e fantastiche. Noah's Ark in Space ("L'arca di Noè nello spazio") – titolo barocco – crea uno scenario fantastico in cui a una persona reale viene chiesto di classificare numericamente la sua vita. Lui ci prova sul serio, creando un divertente commentario ed evocando un vero e proprio problema dell'architettura: qual è la parte del progettista nell'ambiente soggettivo?
La forma barocca del fumetto non vincola le riflessioni e la critica di Lai sulla storia, sulla teoria e sul processo progettuale. In realtà i personaggi delle sue storie mettono in rilievo alcuni tratti spesso trascurati dell'architettura.
Nel quarto capitolo, Babel, il protagonista si trova di fronte a un bivio: ottenere un eccezionale successo in qualcosa che ama o rimanere con la donna a cui è legato. Sceglie la prima strada e vive per un anno alla massima altezza possibile per un'abitazione umana. Nella puntata seguente (capitolo 5, The Obsession Accelerator, "L'acceleratore di ossessioni"), ritorna a casa dopo aver vissuto in un edificio alto 12.000 metri e con una pianta grande come il Central Park, e si ritrova nuovamente davanti al suo bivio. Non è chiara la scelta della sua compagna quando lui le offre di andare a vivere insieme in un minuscolo contenitore 'personale'. La prospettiva barocca del problema "fino a che altezza si può costruire" porta non a un'elucubrazione tecnologica ma a una riflessione di genere umanistico.
Per 'confluenza' si intende la sintesi di più concetti o forme, che in realtà finisce per cancellare le differenze. Nel capitolo 8, On Types of Seductive Robustness, "Dei generi di solidità seduttiva", il protagonista viene sorpreso a commettere atti impuri con "una forma architettonica figurativa" e confessa il suo amore per il mostruoso edificio. La polizia lo informa che fare l'amore con l'edificio è contrario alla legge, perché esso non appartiene alle tipologie accettate. Ma il protagonista insiste, convince gli agenti che ama davvero l'edificio ed essi si convincono a classificarlo in modo che ognuno ne possa godere.
Queste combinazioni estreme fanno rivivere il genio creativo e inventivo di Stanley Tigerman, di Rem Koolhaas, di Archigram e di molti altri pensatori-fumettisti radicali
Una divertente storia di oggettivazione che mescola il gesto comicamente impossibile di fare sesso con un edificio e il normalissimo impulso ad apprezzare qualcosa che sta al di fuori dei canoni accettati del buon gusto. In questo caso la confluenza assorbe non solo l'impossibile nel possibile, ma anche la narrazione nella teoria, la commedia nella critica seria. Proprio quel che va cercando chi lamenta la crisi della critica.
In ogni caso la 'confluenza' è evidente anche nei disegni, che si appropriano delle piante e le mescolano con le sezioni, degli edifici e li mescolano con le persone, e dei disegni tecnici insieme con toccanti drammi personali. Anche i personaggi parlano con voce 'confluente'. Due personaggi discutono del progetto di un prototipo di abitazione e uno, scettico, dichiara: "Non sono tanto sicuro che tu possa essere così oggettivo su cose così intuitive. Siamo nello spazio, caro mio. Perché non ti rilassi e non ammetti che l'hai fatto perché ti stuzzicava?".
Questi racconti sono presentati come una 'confluenza barocca' di reale e di immaginario, di ordinario e di straordinario, di emotivo e di accademico. Ciascuna combinazione riesce vivacemente a rendere reale ogni singolo discorso. Come nei migliori momenti dei Simpsons queste sceneggiature hanno letture molteplici e si possono affrontare in vari modi. Se pare una cosa irrazionale è perché lo è. Ma qui sta la genialità: nell'apparente natura irreale della confluenza. È un punto di vista barocco sull'atto creativo.
Queste combinazioni estreme fanno rivivere il genio creativo e inventivo di Stanley Tigerman, di Rem Koolhaas, di Archigram e di molti altri pensatori-fumettisti radicali. Se mi limitassi a descrivere questo libro, sembrerebbe una stupidaggine. Se ha un punto debole è l'apparente mancanza di finale di ogni racconto. Ma forse si tratta del definitivo successo del carattere di 'confluenza' del libro. La forma segue il messaggio. Ognuno di noi confluisce in questi racconti, si trasforma a sua volta in un cittadino di nessun luogo, cui tocca definire il mondo intorno. La grande critica talvolta non sta nelle risposte che dà, ma nelle domande che pone.