Milano Downtown

Cinque analisi urbanistiche raccontano altrettanti quartieri milanesi, mettendo in luce l'impatto dell'azione pubblica sulle trasformazioni del territorio.

Milano Downtown. Azione pubblica e luoghi dell'abitare, Massimo Bricoccoli, Paola Savoldi, et al., Milano 2010 (pp. 288, € 22,00)

Il testo raccoglie cinque contributi di diversi autori e ricercatori che raccontano altrettanti quartieri milanesi molto diversi tra loro, ma emblematici nel descrivere l'impatto degli strumenti dell'azione pubblica sulle trasformazioni spaziali e sociali del territorio.
Il titolo richiama la volontà dell'amministrazione milanese di pensare alla città come alla downtown dell'estesa area metropolitana e intervenire sul territorio di conseguenza, valorizzando l'area centrale e richiamando nuova popolazione. Questa visione ha comportato l'attivazione di grandi progetti e opere, tra cui ad esempio CityLife, progetto che investe l'area ex fiera e che prevede funzioni residenziali, commerciali e direzionali.
Il libro mette in luce l'utilizzo dei nuovi strumenti di intervento urbanistico a partire dagli anni ottanta, utilizzati nei casi presi in esame, sottolineando come l'applicazione diversificata di questi strumenti si sia spesso rivelata sintomo di un'incapacità di governo del territorio. Ai grandi progetti, sovente utilizzati come forma di marketing urbano, non si è accompagnata una guida in grado di garantirne l'effettiva riuscita, e alcune delle operazioni previste si sono rivelate dei fallimenti.
<i>Un tocco di rosso</i>, Santa Giulia, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
Un tocco di rosso, Santa Giulia, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
La peculiarità del libro è quella di prendere in esame i luoghi dell'abitare: si osservano i manufatti urbani, lo spazio nella sua materialità e nelle sue funzioni, in quanto dimensione visibile e analizzabile dell'azione pubblica e delle forme di governo. "I luoghi sono il terreno su cui attardarsi per risalire, quasi a ritroso, a una descrizione interpretativa di tratti e criticità dei progetti, processi, piani e politiche che li hanno prodotti, ovvero è oggi necessario soffermarsi sui luoghi per discutere del disegno delle politiche abitative".
Il testo è arricchito da stralci di interviste ai residenti dei quartieri analizzati, che contribuiscono a delineare l'esperienza vissuta dei luoghi e a mettere quindi in luce aspetti importanti degli interventi urbanistici, che riguardano poi le persone che in quei quartieri abitano, lavorano e si muovono.
<i>Il futuro in quattro mura</i>, Santa Giulia, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
Il futuro in quattro mura, Santa Giulia, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
Il primo caso descritto è Santa Giulia, dove lo strumento utilizzato è stato quello del Programma integrato di intervento. Progetto di città nella città, nato da un imprenditore immobiliare emergente che incarnava il cambiamento nella fase di superamento di tangentopoli, e che dopo sette anni si è rivelato un fallimento progettuale ed economico. Quello che sulla carta avrebbe dovuto diventare un quartiere residenziale multifunzionale di alto profilo, è oggi invece un'isola dormitorio – o, nelle parole dell'autrice, un 'cantiere abitato' – in cui ancora diverse porzioni restano incompiute e semi abbandonate, a causa di un progressivo disinteresse dell'amministrazione che si è aggiunto a problemi economici e progettuali.
È necessario saper rispondere a una domanda abitativa e a una promozione della città che non possono trascurare l'esistente, ma che devono considerare la complessità del tessuto sociale e materiale che caratterizza Milano e più in generale le città europee.
<i>Alla luce degli alberi</i> Pompeo Leoni, Milano, ottobre 2009. Foto Giovanni Hänninen
Alla luce degli alberi Pompeo Leoni, Milano, ottobre 2009. Foto Giovanni Hänninen
Pompeo Leoni è il secondo caso, dove si è intervenuti con un programma di riqualificazione urbana di un'area industriale dismessa, non lontana dal centro città, in una zona residenziale che rimane però separata dal resto del tessuto urbano. Questo progetto mostra le conseguenze delle politiche urbane securitarie per cui la separazione da tutto ciò che rappresenta disordine e diversità risulta essere un fondamento dell'organizzazione dello spazio. Anche in questo caso viene mostrata la debolezza della guida pubblica e il prevalere di interessi di valorizzazione immobiliare e di ricerca di un consenso basato sulla crescente domanda di sicurezza e privatismo.
<i>Shopping in Gratosoglio</i>, Milano, maggio 2010. Foto Giovanni Hänninen
Shopping in Gratosoglio, Milano, maggio 2010. Foto Giovanni Hänninen
Il terzo caso descrive l'intervento nel quartiere Gratosoglio, nato da un progetto modernista già poco riuscito, allo scopo di mettere in atto una riqualificazione sociale ed edilizia, migliorare la dotazione infrastrutturale e promuovere l'integrazione sociale. La scelta dello strumento del Contratto di quartiere ha implicato la partecipazione degli abitanti, che avrebbero dovuto essere attori protagonisti e attivi del processo di trasformazione, anche nella fase di definizione degli obiettivi. L'intervento, che ha portato alla realizzazione di diversi edifici, ha comportato un forte conflitto con la popolazione residente e non ha raggiunto gli obiettivi previsti, quanto meno in termini di miglioramento dell'abitabilità e di integrazione sociale. L'autore sottolinea il distacco tra l'utilizzo di strumenti ambiziosi e la pigrizia delle istituzioni che dovrebbero implementarli, che in un contesto caratterizzato da forte fragilità ha portato al mancato raggiungimento degli obiettivi.
<i>Incontri mancati</i>, Gratosoglio, Milano, maggio 2010. Foto Giovanni Hänninen
Incontri mancati, Gratosoglio, Milano, maggio 2010. Foto Giovanni Hänninen
Gli altri due casi contenuti nel libro rappresentano esempi di messa in atto di dispositivi meno complessi per affrontare problemi relativi al 'gradiente della diversità urbana'.
L'area Canonica-Sarpi è la cosiddetta China Town di Milano che, come sottolinea l'autrice, è invece luogo di concentrazione di attività commerciali gestite da cinesi, ma mantiene una predominanza di residenti italiani. Il quartiere si caratterizza dalla separazione spaziale e sociale tra commercianti cinesi e residenti, amplificata e rafforzata dagli interventi dell'amministrazione pubblica sulla base di una presunta incompatibilità tra 'funzioni, spazi e usi pubblici e privati'. Questo processo è stato accompagnato dalla crescita di conflittualità tra i diversi gruppi che vivono o lavorano nella zona, che rivelano interessi legati anche alla valorizzazione immobiliare del quartiere e alla vicinanza di due grandi progetti: CityLife e la Cittadella della Moda. Il risultato è la dissoluzione di un'armonia complessa delle diverse funzioni e usi dello spazio, che contribuisce di fatto alla perdita di senso dei luoghi.
<i>Strade diverse</i>, Canonica-Sarpi, Milano, novembre 2009. Foto Giovanni Hänninen
Strade diverse, Canonica-Sarpi, Milano, novembre 2009. Foto Giovanni Hänninen
L'ultimo caso è quello di via Padova, descritta dalle cronache recenti come il ghetto di Milano e che rappresenta un caso esemplare di messa in atto delle politiche di sicurezza urbana in un territorio caratterizzato da una forte mescolanza etnica. L'autrice sottolinea come il non intervento istituzionale, sostituito dalla regolazione e dal controllo dello spazio e delle attività, non ha portato a un cambiamento nella governabilità territoriale o a miglioramenti della gestione urbana. È evidente la necessità di attivare politiche inclusive e di coinvolgere le associazioni che lavorano sul territorio per connettere abitanti e istituzioni con l'obiettivo di sviluppare una visione comune ed elaborare progetti concreti.
<i>Il muro</i>, Via Padova, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
Il muro, Via Padova, Milano, giugno 2009. Foto Giovanni Hänninen
Ciò che emerge dalle analisi contenute nel libro è un insieme di debolezza istituzionale, incapacità nella gestione urbana e nel riconoscimento delle problematiche e della complessità che caratterizzano il territorio, scarsa ricchezza progettuale e difficoltà nell'affrontare forme diverse di conflitto sociale. L'analisi proposta da questo volume è quindi di grande importanza e attualità, perché mette in luce la necessità di saper rispondere a una domanda abitativa e a una promozione della città che non possono trascurare l'esistente, ma che devono considerare la complessità del tessuto sociale e materiale che caratterizzano Milano e più in generale le città europee. Anna Casaglia

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