Gli oggetti e quello che siamo

di Massimo MarraFenomenologia del tostapane. Come gli oggetti quotidiani diventano quello che sono, Harvey Molotch, Raffaello Cortina Editore, Milano 2006 (pp. 412, € 29,00)Finalmente è stata tradotta anche in italiano, e pubblicata per i tipi di Raffaello Cortina, la ricerca condotta nei primi anni del nuovo millennio da Harvey Molotch, sul perché gli oggetti si presentano – a noi fruitori/consumatori – con la loro propria forma piuttosto che essere pensati, disegnati e quindi prodotti in tutt’altro modo.

di Massimo Marra

Fenomenologia del tostapane. Come gli oggetti quotidiani diventano quello che sono, Harvey Molotch, Raffaello Cortina Editore, Milano 2006 (pp. 412, € 29,00)

Finalmente è stata tradotta anche in italiano, e pubblicata per i tipi di Raffaello Cortina, la ricerca condotta nei primi anni del nuovo millennio da Harvey Molotch, sul perché gli oggetti si presentano – a noi fruitori/consumatori – con la loro propria forma piuttosto che essere pensati, disegnati e quindi prodotti in tutt’altro modo. Il testo indubbiamente è ricco di spunti per diversi livelli di approfondimento e consente interessanti riflessioni su temi legati alle dinamiche sociali che danno origine agli oggetti.

In primo luogo il libro offre l’occasione, per chi ancora non ha avuto modo di farlo, di conoscere Harvey Molotch, fra i migliori sociologi urbani contemporanei, docente per molti anni al Dipartimento di Sociologia dell’University of California di Santa Barbara per poi approdare al Metropolitan Studies and Sociology della New York University. Ha meritato riconoscimenti e onorificenze per i testi pubblicati, fra cui The Political Economy o Place, in cui espone la teoria da seguire per lo sviluppo delle città americane; per la sua attività di saggista ha vinto il premio Sarokin, massimo riconoscimento dell’American Sociological Association.

La ricerca condotta dall’autore esamina sette parti: i progettisti di mestiere, la contrapposizione forma/funzione, i processi di stabilità ed innovazione relativi alla produzione degli oggetti, lo studio del sistema distributivo dei prodotti e la loro origine geografica, l’organizzazione economica della produzione degli oggetti, le osservazioni legate alle regole morali concernenti gli oggetti, il loro uso e consumo. L’intento dell’autore, come scrive Guido Martinotti nel bel saggio introduttivo In viaggio attraverso le cose, è quello di “…de-reificare gli oggetti ricollocandoli nel loro contesto di relazioni sociali“; è un libro di analisi sociologica, che applica alla ricerca delle relazioni collettive relative agli oggetti alcune fra le teorie sociologiche più avanzate e, quasi sicuramente, meno conosciute. Sembra assurdo, quasi provocatorio, ma l’autore americano nella sua ricerca dimostra che un oggetto porta in sé, all’interno della sua forma, anche la natura del luogo in cui è stato realizzato; quindi una caffettiera, un’automobile, un giocattolo ci possono fornire molte informazioni sull’ambiente sociale e sulla vita di noi fruitori/consumatori: Harvey Molotch usa gli oggetti per studiare quello che siamo.

Il tema principale del testo è il concetto di “lash-up” a cui il sociologo americano dedica addirittura un intero capitolo. Si tratta di un’espressione di non semplice traduzione che nell’edizione italiana è lasciata volutamente in lingua originale. Nel saggio introduttivo Guido Martinotti suggerisce che il termine stia a significare “un qualcosa messo insieme in fretta e in modo (quasi) improvvisato”, un significato molto vicino al senso architettonico della parola ‘composizione’. Quindi “lash-up” è inteso come sinergia improvvisa tra diversi fattori, culturali, tecnici, geografici, economici, istituzionali, che interagiscono con l’oggetto sino a determinarne la sua forma. La natura del prodotto stesso è influenzata dalle particolarità di un luogo specifico. Quindi bisogna conoscere, studiare un ambiente per capire come tutte le caratteristiche estetiche, sociali, materiali, naturali, tecniche interagiscono tra loro; nel processo di approfondimento, gli elementi distintivi del luogo, le tendenze locali portano alla concreta progettazione degli oggetti.

Un altro tema affrontato è l’innovazione, ovvero la capacità del mutamento degli oggetti, come e perché gli oggetti cambiano: “Come avviene con i nomi di battesimo, tanto il cambiamento quanto la stabilità diventano parte della storia dei beni di consumo, grazie a meccanismi interni e a forze esterne. Parallelamente all’impulso che può portare ciascuno di noi a cambiare o meno lavoro, automobile o dieta, le forze interne al sistema degli oggetti prevedono stabilità così come innovazione. La tensione è ovunque, e probabilmente lo è sempre stata”. Harvey Molotch collega la propensione al mutamento degli oggetti all’espressione ‘talkability’, cioè gli oggetti di cui si discute molto per la loro scelta hanno un forte potenziale innovativo, mentre, viceversa, quelli destinati ad una sorta di oblio culturale possono essere al massimo interessati da novità di carattere tecnologico, cosa ben diversa dall’innovazione che comporta un coinvolgimento più complesso legato ad aspetti comportamentali, economici e culturali.

La pubblicazione è importante, impegnativa, ricca di esempi e riferimenti, ma la grande capacità di espressione del sociologo americano consente una lettura scorrevole, anche grazie al contributo di immagini, disegni di oggetti che per il loro significato socioculturale hanno fatto storia.

Massimo Marra, Architetto

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