Pino Pascali

Scultore, scenografo, grafico e performer, Pascali è tra i protagonisti più eclettici e innovativi dell’arte contemporanea italiana ed è ancora attualissimo, come dimostra la mostra in corso alla Fondazione Prada di Milano.

Dall’infanzia alla gioventù: scale e serpenti

​​​​​Pino Pascali nasce a Bari nel 1935 da genitori di Polignano a Mare. Trascorre parte dell’infanzia a Tirana, l’adolescenza a Bari, prima di frequentare il liceo artistico di Napoli. A vent’anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma dove conosce gli artisti di Piazza del Popolo e segue le lezioni di Toti Scialoja. 

Una volta diplomato comincia a realizzare Caroselli, spot e sigle televisive per Lodolo film di Sandro Lodolo. Nel frattempo lavora come aiuto scenografo in Rai firmando le scenografie per brevi fiction musicali come: Primula Rossa, La storia di Rossella O’Hara, I tre Moschettieri, Al Grand Hotel, Il Fornaretto di Venezia e alcuni costumi delle Gemelle Kessler. 

Non credo che uno scultore faccia un lavoro faticoso: egli gioca, anche il pittore gioca; come tutti coloro che fanno ciò che vogliono. Il gioco non è solamente appannaggio dei bambini.

Pino Pascali, Intervista con Carla Lonzi, Marcatrè, luglio 1967

Pino Pascali, 32 mq di mare circa, 1967. Foligno, Palazzo Trinci. Foto Claudio Abate © Archivio Claudio Abate

Ammaliato dal fascino femminile realizza in questi anni opere come Omaggio a Billy Holiday, 1964 (Gam Torino); La Gravida/ Maternità, 1964 (Macro Roma); Labbra rosse, 1964 (Museo di Belle Arti Nantes); Primo piano labbra, 1965 (Gnam Roma); Torso di negra, 1964/65 (Gnam Roma).

Sono opere che risentono dell’influsso della Pop Art americana, appena sbarcata in Italia grazie alla Biennale di Venezia del 1964, ma anche dell’erotismo surrealista, se si pensa alle chiare similitudini con il famoso divano di Salvador Dalì dedicato all’attrice Mae West.

Parallelamente avvia la sua carriera artistica, realizzando in pochi anni i capolavori che lo renderanno uno dei più importanti esponenti dell’Arte Povera.

Pino Pascali, Colomba della Pace (1965), studio dell’artista, Roma. Foto Claudio Abate © Archivio Claudio Abate

La serie delle armi

Tra questi, il ciclo di armi-giocattolo di grandi dimensioni che realizza nel 1965 assemblando residui meccanici, tubi idraulici, vecchi carburatori Fiat, rottami e manopole. Il padre di Pascali ha raccontato che negli anni in cui vissero a Tirana, il piccolo Pino si divertiva a uscire dai rifugi durante i bombardamenti aerei per incitare, brandendo le sue armi giocattolo, le truppe italiane.

Che bello mettere un cannone in un posto degli scultori, riuscire a metterlo veramente in quel mondo così sacro, così finto!

Pino Pascali

Pino Pascali, Bachi da setola, 1968. Foto di Andrea Taverna. Courtesy Fabio Sargentini, Archivio L’Attico

Realizza la sua prima mostra personale a Roma, alla galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis il quale si oppone al volere dell’artista di esporre la nuova serie sulle armi, troppo audace ed esageratamente provocatoria. Sarà Gian Enzo Sperone, entusiasta del nuovo ciclo di opere, a esporre Armi solo un anno dopo nella sua galleria di Torino.

Subito dopo è la volta del ciclo dedicato agli animali chiamato anche “le finte sculture”. Colli di giraffa, code di delfini e balene, rettili, trofei di caccia la cui struttura interna è costituita da un telaio in legno rivestito di tela. Animali ingigantiti, talvolta pelosi, sorprendentemente leggerissimi e vuoti.

Io son come un serpente / ogni anno cambio pelle. / La mia pelle non la butto /ma con essa faccio tutto. / Quel che ho fatto di recente / già da tempo mi repelle.

Pino Pascali, 1966

Domus 1013, maggio 2017

Nel 1966 stringe amicizia con Fabio, figlio del gallerista Bruno Sargentini, proprietario della galleria L’Attico a Roma. Assieme realizzano la mostra Pino Pascali Nuove sculture, la prima organizzata da Sargentini figlio in completa autonomia, che segna l’inizio di una nuova stagione per entrambi. La mostra si articola in due fasi: Decapitazione delle giraffe, Decapitazione del rinoceronte, Il grande rettile, Decapitazione della scultura, Ricostruzione del dinosauro e Il mare, La scogliera, Barca che affonda, Due balene.

Con la mostra itinerante Tendenze confrontate (1966) organizzata dalla Galleria Il Centro a Napoli, espone per la prima volta assieme ai giovani Adami, Ceroli, Schifano e Fioroni. La mostra fa tappa a Stoccolma, e Parigi dove l’anno successivo Pascali partecipa alla Quinta Biennale di Parigi, assieme a Ceroli, Festa, Mattiacci, Kounellis, Schifano e Pistoletto.

Pino Pascali, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, Courtesy Fondazione Prada

Il gioco del mondo

Intanto lavora all’idea di trasformare elementi naturali in oggetti scultorei che fungano come unità di misura. Il risultato è la serie di zolle sospese che chiama 1 mc di terra (1967) e quella che forse rimane una delle sue opere più celebri, 32 mq di mare circa (1967) composta da 30 vasche di alluminio zincato, ognuna contenente 78.5 l. di acqua colorata con blu di metilene a rappresentare le diverse tonalità del mare. 

Il mondo è fatto come un grande meccano dove uno ha tanti pezzi... tutti uguali ma tutti differenti e proprio incastrandoli l’uno nell’altro si crea una possibilità oppure la si scarta.

Pino Pascali, Intervista con Carla Lonzi, Marcatrè, luglio 1967

L’anno successivo, con un’introduzione di Giulio Carlo Argan, presenta alla Galerie Jolas di Parigi i Bachi da setola, scovoli di materiale acrilico su sostegno metallico simili a bruchi colorati, accomunati da moduli di formato standard di 35 x 20 x 10 la cui associazione in lunghezza permette di ottenere qualsiasi misura.

Pino Pascali, Cannone Bella Ciao (1965), studio dell’artista, 1965, Roma. Foto Claudio Abate © Archivio Claudio Abate

Successo e scomparsa

Nel 1968 partecipa a due importanti mostre collettive all’Institute of Contemporary Art di Boston e al Jewish Museum di New York che sanciscono la sua eco internazionale e la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale in occasione della sua XXXIV edizione.

Muore per un grave incidente in motocicletta, sua grande passione, proprio nei giorni della Biennale, senza riuscire a vedersi assegnato il Premio Internazionale per la Scultura.

Pino Pascali, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi, Courtesy Fondazione Prada

Dopo la scomparsa, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma tributa la sua figura d’artista con la prima mostra antologica dedicata. 
Nel 2010 è stata inaugurata la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare nella sede dell’ex mattatoio comunale del paese. La sua opera continua a essere esposta presso importanti musei e manifestazioni nazionali e internazionali come Pac di Milano (1987); Musée d’Art Modern de la Ville a Parigi e il RIjksmuseum a Kroller-Muller (1991); Biennale di Venezia (1993, 2015); Museo Nazionale Reina Sofia di Madrid (2001); Camden Arts Centre di Londra (2011); Fondazione Prada, Milano (2024).

Immagine di apertura: Pino Pascali, Vedova Blu, VI Biennale Romana, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1968. Foto Claudio Abate © Archivio Claudio Abate

  • Pino Pascali
  • Fondazione Prada, Milano
  • dal 28 marzo al 23 settembre 2024