Nato ad Helsinki, in Finlandia, nel 1910, Eero Saarinen si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti nel 1923 dove si laurea in architettura nel 1934 alla Yale University. Studia scultura a Parigi alla fine degli anni ’20 e nel 1937 inizia ad insegnare alla Cranbrook Academy of Art di Bloomfield Hills, vicino a Detroit nel Michiigan, celebre scuola di architettura e design diretta dal padre Eliel Saarinen, già affermato architetto. È alla Cranbrook Academy che inizia a collaborare con Charles e Ray Eames rivelatisi straordinari compagni di lavoro: la loro felice collaborazione trovò pronto riconoscimento nella creazione di una serie di sedie premiata al concorso Organic Design in Home Furnishing, tenutosi al Museum of Modern Art di New York nel 1940.
Eero Saarinen
“Ogni oggetto, piccolo o grande, ha una relazione con il suo contesto. Ogni progetto deve cercare la soluzione guardando agli elementi di grandezza maggiore. Se il problema è un posacenere, il modo in cui si relaziona al tavolo potrà influenzarne il progetto. Se la questione è una sedia, la soluzione deve essere trovata nel modo in cui si pone rispetto alla scatola spaziale della stanza. Se si tratta di un edificio, il paesaggio urbano influirà sulla soluzione” (Eero Saarinen, 1958)
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- 04 settembre 2019
La serie di sedie, considerate tra i prodotti più significativi del design americano e internazionale del XX secolo, inaugurano un rivoluzionario approccio al design dell’arredo grazie alla concezione di una forma unica e continua a contatto del corpo con funzione di schienale, seduta e braccioli. Oltre al comfort, l’obiettivo dichiarato di Saarinen, divenuto presto suo tratto distintivo, era quello di dare un sostegno unico agli elementi di arredo – tavoli, sedie, sgabelli, posacenere - allo scopo di semplificare e “ripulire l’ammasso di gambe” per alleggerire l’impatto visivo degli ambienti. L’apice della carriera da designer Saarinen lo raggiunge con la Saarinen Collection, progettata per Knoll International, identificata dalla serie di sedie per ufficio: la sedia n.70 Womb (1947-48), la sedia n.150 Tulip (1955-56), il Tulip Pedestral Group, tutte di indiscussa affermazione e successo commerciale. In considerazione del potenziale di rigidità e flessibilità dei materiali plastici, Saarinen adotta nella Tulip Chair la forma identificativa costituita dal sostegno o ‘stelo’ di alluminio e dal guscio o ‘corolla’ in fibra di vetro per la seduta. L’idea compositiva dei due elementi di grande razionalità e di facile riproducibilità si identifica ed estende nella ricerca progettuale di unità organiche funzionali, strutturali e materiali al contempo, leggere e sobrie.
Nonostante la sua carriera sia stata tragicamente stroncata nel 1961, all’età di 51 anni, Eero Saarinen ha goduto di una vita professionale molto produttiva. La sua carriera è da considerarsi molto influente sia per l’attività di designer che di architetto. Lavorando nello studio del padre e in proprio, Saarinen è stato coinvolto nella realizzazione di molti progetti di architettura, firmando alcuni tra gli edifici più significativi del panorama del dopoguerra americano. Tra gli edifici di riferimento, considerati icone assolute del design contemporaneo, meritano accenno il Centro tecnico della General Motors 1948-56), il Jefferson National Expansion Memorial di Saint Louis (1947), la cappella e auditorium del MIT (1955), la pista di Hockey su ghiaccio David S. Ingalls della Yale University (1953-59). Il suo più riconosciuto ed elogiato capolavoro rimane lo straordinario terminale della TWA (Trans World Airline) all’aeroporto John F. Kennedy di New York (1956-62), per il quale ricevette postuma nel 1961, la medaglia d’Oro dell’American Institute of Architects. In questo edificio, Saarinen dimostra di essere un vero innovatore, facendo un uso audace di nuovi materiali e tecnologie - cemento rinforzato e vetro - per dare forme fluide e avvolgenti allo spazio di transito, d’uso pubblico. I materiali innovativi di vetro e metallo definiscono la fisionomia anche della sede della Deere and Co., dove Saarinen dimostra, ancora una volta, di saper trasformare la materia in protagonista assoluta.
A titolo esemplificativo nel settore residenziale, qualità e design innovativo connotano gli spazi domestici della Miller House, commissionata dall’industriale e filantropo Irwin Miller nel 1953 a Columbus, Indiana: interni ampi e luminosi ospitano elementi di arredo dal linguaggio formale lineare e organico al contempo. Le atmosfere essenziali che esaltano i tratti moderni dell’architettura americana diventeranno il set cinematografico nel recente film del regista coreano Kogonada (2017). È evidente come in tutti i suoi progetti, a piccola e grande scala, la mano progettuale di Saarinen, abbia saputo combinare il rigore costruttivo dello stile razionale e minimalista, con le forme fluide tipiche dello stile organico, elevandolo a simbolo del movimento moderno americano.
Attraverso le parole di Peter Fiell:
L’opera di Saarinen, come designer e architetto, è caratterizzata dall’uso di forme organiche, scultoree ed espressive.