Bruno Munari

"Non ci deve essere un'arte staccata dalla vita, cose belle da guardare e cose brutte da usare." (Bruno Munari, 1966)

Pittore, scultore, designer grafico e industriale, artista nel senso più ampio, Bruno Munari è stato una delle figure più indipendenti e influenti nella storia del design italiano e internazionale.
Nato a Milano nel 1907, cresce nel Polesine (Veneto meridionale) dove i genitori gestiscono un albergo. Questi primi anni in un ambiente di campagna formano molte delle estetiche e delle domande in seguito fondamentali per il lavoro di Munari; nel 1926 si ritrasferisce a Milano, dove molto presto si unisce al gruppo di artisti del secondo Futurismo, con Severini, Marinetti, Prampolini e Aligi Sassu, contribuendo a fondare il Gruppo Lombardo Radiofuturista nel 1929, ed esplorando l'aeropittura. 

Bruno Munari, Nella notte buia, 1968. Foto Roberto Marossi. In apertura: Atto Belloli Ardessi, Bruno Munari nel suo studio, Milano, 1988. Courtesy ISISUF
Non c’è stato un momento, nella mia infanzia e nella mia vita, in cui mi sono accorto che la mia strada sarebbe stata quella dell’artista. C’è sempre stata una specie di ‘dissolvenza incrociata’ tra la vita normale di paese e una mia attività che oggi si definirebbe ‘creativa’, provocata dalla curiosità e dalla voglia di fare qualcosa di diverso dal solito.

Altrettanto rapidamente, però, Munari forza i limiti concettuali e tecnici di pittura e scultura: il suo lavoro si fa sempre più autonomo, diventando un lavoro sull'oggetto e sul meccanismo come soggetti, di cui studiare il comportamento, che incarnano e attivano le azioni umane. Con l'aggiunta nel ragionamento del fattore spazio, questo approccio saprà esprimersi al massimo della trasversalità in diversissimi campi e tramite i media più diversificati
Fin dal 1929 lavora come grafico pubblicitario, e nel 1930 fonda lo studio grafico R+M con Riccardo Castagnedi. Crea intanto la Macchina Aerea e comincia il suo lavoro sulle Macchine Inutili (1933): queste sono la prima è più completa espressione della poetica di Munari, composizioni aeree di elementi leggeri con gradi diversi di cinetismo, che avvicinano la macchina al non-utile e l'arte all'utile. 

Una Macchina Inutile di Bruno Munari appesa da Franco Albini in casa propria a Milano, nella stanza dei bambini. In Domus 163, luglio 1941.

Sinistra: Bruno Munari, Macchina aerea, 1959, legno, acciaio e smalto. Courtesy Fondazione J. Vodoz and B. Danese. Foto Roberto Marossi. Destra: Bruno Munari, Fossili del 2000, 1959, interno di valvole termoioniche in metacrilato trasparente. Courtesy Fondazione J. Vodoz and B. Danese

Bruno Munari, Nella notte buia, 1958, collage e guazzo su cartone. Courtesy Fondazione J. Vodoz e B. Danese. Foto: Roberto Marossi.

Bruno Munari, Scultura da viaggio in Fibralin, 1958; Scultura da viaggio in legno di pero, 1958. In Domus 702, febbraio 1989.

Bruno Munari, Scultura da viaggio, multiplo per Bruno Danese, 1958-59, cartone azzurro; è visibile l’astuccio in cui poter ripiegare e trasportare l’opera. In Domus 702, febbraio 1989.

Bruno Munari, Scultura da viaggio, 1958, Edizione Isetan Tokyo, cartone bicolore, cm 30 x 30. Courtesy Fondazione J. Vodoz and B. Danese. Foto: Roberto Marossi

Bruno Munari, Xerografia originale, 1966. Courtesy Fondazione J. Vodoz and B. Danese. Foto: Roberto Marossi

Bruno Munari, Xeroritratto

Ada Ardessi, Bruno Munari, Biennale di Venezia, 1966. Courtesy ISISUF

Bruno Munari, bozzetto per il marchio Einaudi. In Domus 677, novembre 1986.

X Triennale di Milano, 1954. Distintivi ufficiali forati in cartoncino, marchio disegnato da Bruno Munari

Pagine da Domus 193, gennaio 1944, direttore creativo Bruno Munari

Pagine da Domus 192, dicembre 1943, direttore creativo Bruno Munari

Bruno Munari, Uno torna a casa stanco per aver lavorato tutto il giorno e trova una poltrona scomoda. Dettaglio della pagina di Domus 202, ottobre 1944.

Bruno Munari, Uno torna a casa stanco per aver lavorato tutto il giorno e trova una poltrona scomoda. Dettaglio della pagina di Domus 202, ottobre 1944.

Bruno Munari, Che cos’è un abitacolo? In Domus 496, marzo 1971.

Bruno Munari, Una tana leggera e trasparente (schizzo per l’Abitacolo), 1971. In Domus 677, novembre 1986.

Lo spazio minimo firmato Bruno Munari Storico progetto creato da Bruno Munari nel 1971 e premiato con Compasso d’Oro nel 1979, Abitacolo è un modulo abitabile che nasce per soddisfare tutte le esigenze abitative dei ragazzi in uno spazio ridotto. Abitacolo è attrezzabile con mensole, cestelli e tavolino reclinabile.

Rexite

Bruno Munari, lampada Falkland per Danese, 1964.

Bruno Munari, Zizì toy monkey for Pigomma, 1952.

Ada Ardessi, Bruno Munari, Monte Olimpino, 1972. Courtesy ISISUF

A partire da queste prime espressioni, Bruno Munari rende sempre più autonoma la sua posizione (Manifesto della Aeroplastica futurista, 1934) e il suo campo di azione: nel 1942, pubblicando Le macchine di Munari presso Einaudi, diventa collaboratore della casa editrice torinese alle grafiche, un rapporto che continuerà per oltre 40 anni. Munari sarà il creativo grafico di molte testate: nel 1939 Mondadori lo ingaggia come direttore artistico di Grazia e Il Tempo, e dal 1950 sarà grafico per il neonato Epoca; tra 1943 e 1944 è direttore creativo di Domus, in anni difficili in cui riuscirà nondimeno a promuovere un discorso di ricostruzione e innovazioni di comunicazione visuale attraverso le sue grafiche antirigoriste ed eclettiche.

Pagine da Domus 194, febbraio 1944, direttore creativo Bruno Munari

All'abbandono dei fronti futuristi per la grafica si aggiunge poi, dopo la guerra, il passaggio di Munari a forme di sperimentazione artistica sempre più legati ai mondi della materia e della macchina: nel 1948 è tra i fondatori del M.A.C. (Movimento Arte Concreta), e gradualmente esplora l'ambito dell'arte cinetica, la coesistenza di moti organici e meccanici propria delle opere di Alexander Calder e di molti componenti del gruppo Zero. Inizia dal 1953 sperimentazioni visuali, lavorando su proiezioni dirette a luce polarizzata, fino a realizzare film sperimentali. Nel 1962 organizza poi a Milano la prima mostra di Arte Programmata, e nel 1964 inizia anche a lavorare alle sue Xerografie originali, ritratti deformati attraverso lo spostamento in fase di riproduzione con una fotocopiatrice.

Bruno Munari, Xerografia originale, 1966. Courtesy Fondazione J. Vodoz and B. Danese. Foto Roberto Marossi

La sua ricerca quindi si articola ancora, si concentra sulla macchina e sul good design (è firma fissa per molti produttori di industrial design, come la ditta Danese con cui collabora dagli anni ’40, realizzando icone come il posacenere Cubo del 1957 o la lampada Falkland del 1964) e se ne fissano molti principi. È sempre presente il discorso dell'esplorazione della forma, espresso nelle grafiche più o meno rigorose ma sempre improntate a una comunicativa efficace e diretta, o in opere plastiche quali le Sculture da viaggio pieghevoli in cartone (dal 1958). Sempre in una chiave creativa molto spesso immaginativa, ancor più spesso ironica, è la natura, retaggio dei suoi primi anni nelle campagne del Polesine, ad essere presente nelle sue opere figurative, nei prodotti da lui disegnati (giocattoli come la Scimmietta Zizì per Pigomma, 1952) e nelle sue illustrazioni, spesso veri cataloghi di animali fantastici (Zoo, 1963); l'espressione del suo mondo fantasioso prenderà più volte la forma dell' illustrazione di libri per bambini (Cappuccetto Verde e Cappuccetto Giallo, 1972; Il furbo colibrì, 1977).

Bruno Munari, Uno torna a casa stanco per aver lavorato tutto il giorno e trova una poltrona scomoda. Dettaglio della pagina di Domus 202, ottobre 1944.

 Lo spazio resta poi l'elemento centrale dell'opera di Bruno Munari, sempre più inteso come la materia dentro la quale la vita umana si articola: è un discorso, di lunga evoluzione, che parte dalle Macchine Inutili e passa dalla ironica Ricerca della comodità in una poltrona scomoda (Domus 202, ottobre 1944) arrivando poi nel 1971 all'ideazione dell'Abitacolo (per Robots), una unità spaziale descritta solo da una struttura metallica leggera dell’ingombro di un letto singolo, in grado di accogliere o supportare tutte le pratiche fondamentali dell'abitare. Il progetto varrà a Bruno Munari il compasso d'oro del 1979, premio che si aggiunge a quelli del 1952, ’54 e’56 e alla medaglia d'oro del Presidente della Repubblica per il Design del 1963. 

Bruno Munari, Una tana leggera e trasparente (schizzo per l’Abitacolo), 1971. In Domus 677, novembre 1986.

Grande comunicatore e insegnante, Munari tiene corsi in diverse scuole tra cui il Carpenter Center for Visual Arts della Harvard University (1967) e l’ISIA di Faenza di cui diviene consulente didattico nel 1980. Prima e dopo la sua morte (avvenuta a Milano nel 1998), sono numerosissime le mostre che, in tutto il mondo, gli sono dedicate, che organizza o a cui partecipa, dalla Biennale di Venezia a partire dagli anni '30 — fino a quella del 1985 che gli dedica una sala personale — alla grande mostra antologica milanese del 1986 che dalla prima location di Palazzo Reale girerà in seguito il pianeta per molto tempo.

Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Bruno Munari, la scimmietta Zizì per Pigomma, 1952.