AirPods & Co.: breve storia critica della scatolina più popolare del mondo

Tutti parlano degli auricolari, noi ci siamo concentrati sul contenitore.  

L’anno scorso Apple ha venduto 35 milioni di AirPods, le cuffiette senza fili lanciate nel 2016 che nel giro di pochissimo sono diventate il dispositivo tecnologico più popolare dopo lo smartphone - per capire le proporzioni, di iPhone sempre nel 2018 se ne sono venduti 47 milioni. Ma alla loro uscita, gli AirPods ricevettero una accoglienza da parte dei media tutt'altro che entusiasta: Samantha Murphy Kelly, tech editor della CNN, domandava chi mai sarebbe andato in giro con quegli strani aggeggi nelle orecchie; furono criticati, gli AirPods, sia per l'aspetto, sia dal punto di vista funzionale. In realtà la loro unica colpa era di essere genuinamente innovativi. Nel giro di pochissimo le cuffiette sono diventate l’accessorio wearable più popolare del pianeta, facendo dimenticare il mezzo flop degli smartwatch; inoltre hanno introdotto al grande pubblico quella che oggi è la più comune esperienza di realtà aumentata, grazie all’integrazione con gli assistenti vocali digitali, in attesa che nuovi dispositivi come gli annunciati occhiali smart di Cupertino riducano l’imperversante AR visiva dei filtri Instagram nel ricordo di qualcosa che diventerà molto più rilevante dei suoi edonistici esordi.

Sony WF-1000XM3

Nell'ambito della tecnologia di consumo esiste una cosa che potremmo definire come “effetto-Apple”: un certo dispositivo tecnologico esiste già, ma ha successo solo quando Cupertino lo sdogana. O pensavate che gli smartphone non esistessero prima dell'iPhone? È così anche per gli auricolari wireless, dove la Mela controlla ancora metà del mercato. Seguono Samsung e il brand cinese Xiaomi. Ma la torta è grande e golosa, il mercato in crescita e praticamente qualsiasi marchio di telefoni o audio ha un proprio modello in catalogo, dalla fascia alta — con aziende storiche come Sennheiser e Bang & Olufsen — ad alternative low cost. Due sono i principali fattori di forma di questo genere di dispositivo: quello degli AirPods, dotati di una asticella che contiene batteria, antenna e microfono — tallone d’Achille di tutti questi dispositivi—, e i “buds” ovvero quelli il cui design riprende quello dei tappi delle orecchie. In realtà molti sono i produttori, come l’italiana Cellularline, che hanno a catalogo dispositivi di entrambi i tipi, per cercare la massima penetrazione in un mercato affollatissimo. Gli auricolari possono avere comandi touch o essere dotati di pulsanti, il classico colore bianco o finiture terrazzo in acetato (Master Dynamic). Ci sono infine casi particolari di design che cercano di ripensare il dispositivo, come gli WF-1000X Mark 3 di Sony, con la loro peculiare forma a fagiolo, o i nuovi AirPods Pro, una recente versione premium degli auricolari Apple, che combinano insieme le linee classiche del design di Cupertino e un design “in-ear” che si era già visto sui dispositivi Beats, l'azienda fondata da Dre, guru West-Coast dei beat (appunto), e acquisita nel, 2014 da Tim Cook .

Master & Dynamic MW07 Plus

Qualità dell’audio e riduzione del digitale rumore, comodità quando le indossi e perché no colori o dettagli estetici sono tra i fattori su cui solitamente ci si sofferma quando si confrontano gli AirPods e i loro fratelli. Minore rilevanza viene data a un elemento tuttavia essenziale: le scatolette dove questi dispositivi vengono riposti, elemento essenziale del loro design. “Saponetta” quella degli AirPods originali, con il suo corpo di plastica bianca dalle linee stondate, così piccola da scivolare spesso via dalle tasche posteriori dei jeans, si dilata in una scatoletta dalle proporzioni più importanti nel caso degli AirPods Pro; il corpo metallico dei MW07 di Master Dynamics o il rivestimento in tessuto dei Momentum di Sennheiser; o una custodia dalle linee retrofuturistiche, che non sfigurerebbe in un anime cyberpunk degli anni Novanta, come quella dei WF-1000X di Sony: tutte queste scatolette, simili e diverse, assolvono a una doppia funzione, quella di custodia e batteria. Al loro interno, gli auricolari sono in uno stato di permanente ricarica, in attesa di essere attivati, come i corpi di astronauti ibernati in un racconto di fantascienza. E tutte queste scatolette, in maniera quasi noiosamente ripetitiva, sono dotate di una apertura a scatto.

AirPods Pro (2019)

Il bento è un vassoio contenitore tipico della cucina giapponese, utilizzato per trasportare un singolo pasto. Il designer industriale Richard Sapper l'ha preso a ispirazione quando ha disegnato il computer portatile ThinkPad per IBM: una scatola che porti con te e svela la sua funzione solo nel momento in cui viene aperta. Ma la tradizione delle scatole personali o portatili che hanno ispirato oggetti tecnologici ha orizzonti sconfinati e passa dalle casse degli attrezzi a quelle degli strumenti musicali, dalla pistola sovietica miniaturizzata TKB-506 alle scatolette di Fabergé per gli zar, battute all'asta a più di 25mila dollari l'una, dai portapillole alle confezioni delle Tictac, le celebri pasticche il cui successo passa anche dalla custodia in plastica trasparente e con coperchio con sportellino a ribalta, di cui la Ferrero acquistò i diritti in esclusiva da un'azienda specializzata nello stampaggio dei polimeri. Ma di tutte queste scatole portatili più o meno grandi, con una — forse la più inaspettata — quelle degli auricolari senza fili hanno probabilmente l'affinità più grande.

Klipsch T5 True Wireless
Klipsch T5 True Wireless

Recentemente ha lanciato il suo primo modello di auricolari wireless Klipsch, brand fondato negli anni Sessanta in Arkansas e noto soprattutto per i suoi altoparlanti K-Horn “a corno”. I Klipsch T5 sono contenuti in una scatoletta che si sviluppa in verticale, con gli esterni cromati e l’apertura a scatto sul lato. Un oggetto estremamente simile a un oggetto simbolo dell’America del ventesimo secolo: lo Zippo. Una intuizione che ne porta con sé un’altra, su scala maggiore.

È difficile non pensare che alla più diffusa dipendenza del ventesimo secolo il nuovo millennio ne abbia opposta una sicuramente più utile, ma ugualmente pervasiva, quella dei dispositivi digitali e dell’accesso immediato che danno a una serie di servizi, dalla musica alla comunicazione ai navigatori. Come un universale riadattamento delle forme alle nuove funzioni, le scatolette degli auricolari nel loro design riportano linee e soluzioni del più diffuso ed efficace contenitore da tasca fino a ieri: ovvero il pacchetto di sigarette. Strana coincidenza, tra le tante critiche che ricevettero al loro esordio gli AirPods, ci fu anche chi sostenne che sembrassero mozziconi sigarette che spuntano dalle orecchie, come fece per esempio il Daily Dot, un magazine digitale nato con l'aspirazione di essere il riferimento per la “cronaca locale” di comunità digitali come Tumblr o Reddit.

Mi True Wireless Earphones
Mi True Wireless Earphones

Fino alla fine del diciannovesimo secolo, il consumo del tabacco era marginale: si masticava o “fiutava”, si fumavano la pipa o cigarillos realizzati a mano. Poi la macchina automatica per l'arrotolamento e la produzione di sigarette di James Bonsack cambia tutto. Nel 1885 viene venduto un miliardo di sigarette. Settant'anni dopo Philip Morris affida allo specialista del packaging Frank Gianninoto il rilancio di Marlboro, un marchio inizialmente indirizzato al pubblico femminile. Lui, pare, si ispirò alle lattine Campbell. Nasce così, con la celeberrima grafica a freccia bianca e rossa, il primo pacchetto semirigido con apertura a scatto. Risultava comodo e veloce, e si poteva usare anche con una mano sola. “Un rituale meccanico da eseguire sempre con il pacchetto a vista”, scriveva il grande critico Reyner Banham, che sottolineava come quel particolare design sembrasse creato appositamente per scoraggiare chi volesse spostare in blocco le sigarette in un pacchetto proprio. Il nome del brand in cima alla confezione ricordava a ogni utilizzo quale marca di sigarette si fumasse.

Presto quella scatoletta bianca e rossa divenne un simbolo americano, arrotolato sotto la manica della t-shirt di Marlon Brando o James Dean. Gianninoto aveva disegnato il pacchetto di sigarette per eccellenza, copiato da tutte le altre aziende del tabacco, e protagonista di rivisitazioni premium. Come quella con livrea interamente nera realizzata da Pininfarina per Marlboro Premium Black, una versione limitata delle sigarette per i consumatori del Sud Est asiatico. Nell'aeroporto di Pechino, lo stand promozionale era evidenziato da una non proprio sobrissima silhouette illuminata della Ferrari 458, sempre designed by Pininfarina. Con un prezzo di circa 14 dollari a pacchetto, non sembra nulla di fronte alle folli varianti delle scatoletta degli AirPods e delle loro custodie, come la costosissima recente versione con monogramma Louis Vuitton. “Scatole piccole tutte uguali, ce n'è una verde e una rosa, una blu e una gialla”, ma alla fine sempre uguali restano, cantava Pete Seeger in “Little Boxes” (la canzone, scritta da Malvina Reynolds,  è del 1962). Faceva riferimento ad altre scatolette il campione del folk americano, le casette della middle class stelle e strisce, ma il conformismo a cui tentiamo inutilmente di sfuggire sembra essere rimasto il medesimo.

Foto di apertura di Ricardo Resende da Unsplash

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