La fotocamera del nuovo iPhone è brutta. È un fail, Steve Jobs non l'avrebbe mai fatto, ovvio che Jony Ive se ne vada, il design di Apple non è più quello di una volta. Questa la sommaria sciarada di giudizi all'apparire dei primi leaks del telefono più atteso dell'anno. E poi meme a valanga in cui le tre lenti di iPhone 11 Pro diventano un fornello a induzione o il lanciamissili di Commando. E il nuovo OnePlus 7T? Gran telefono, la critica è unanime, ma quel triplo obbiettivo quanti brividi: quando Pete Lau, deus ex machina dell'azienda cinese si auto-spoilera il nuovo modello su Instagram, ne segue un diluvio di critiche. Peraltro bruttino anche il sistema di fotocamere del nuovo Google Pixel, no?. “Noi abbiamo la fotocamera più bella”, dichiarano gli altri brand della telefonia. E Nokia spara sul mercato uno smartphone con 5 lenti, il 9 PureView, che si dispongono sul dorso con l'armonia degli angeli in un dipinto rinascimentale, anche se poi i risultati non sono quelli che ti aspetti.
Tutto questo, ovviamente, non c'entra niente con il valore delle fotocamere e delle foto che producono. È marketing, ma non solo. Gli smartphone sono diventati noiosi, quando sono accesi fai fatica a distinguerli l'uno dall'altro, complice anche la convergenza estetica e funzionale dei sistemi operativi, la scomparsa del tasto Home dagli iPhone, i notch sempre più minimal su tutti gli schermi e in generale il livellamento che avvicina sempre di più i dispositivi “medi” alle corrispettive ammiraglie. Le livree colorate con cui le aziende personalizzano le scocche dei dispositivi si perdono dentro le cover. Ed è proprio la personalizzazione del singolo utilizzatore — tutti i telefoni sono uguali, nessun telefono è uguale a un altro — a rendere ancora più difficile l'identità e in ultimo luogo l'opera dei dipartimenti design per differenziare il prodotto-smartphone.
Possiamo enumerare una lista tendente all'infinito di sedute l'una diversa dall'altra, o sedute che non sembrano neanche tali. Con gli smartphone al momento pare impossibile. Cosa resta a rendere un telefono speciale o semplicemente diverso? Semplice: la fotocamera. Perché i tre occhi del nuovo iPhone sembreranno anche un fornello a induzione, o il cannone di Commando. Ma è l'elemento che lo rende risconoscibile e in qualche modo unico, miniaturizzato nelle inserzioni campagne pubblicitarie digitali e riprodotto in enorm formato sui muri delle maggiori città del pianeta. Il design del comparto fotocamera è diventato la firma degli smartphone, il loro biglietto da visita. Con una svolta forse inaspettata la parte posteriore, quella che dovresti guardare di meno, è infine il vero protagonista nell'oggetto di consumo più simbolico dei nostri anni.
Noiosi, ripetitivi, tutti uguali. La spinta innovativa negli smartphone a un decennio dal lancio dell'iPhone si può considerare ai minimi storici. La convergenza tra modelli e funzioni è quasi sconcertante, e sugli scaffali — digitali o reali che siano — si affollano infinite declinazioni della stessa matrice a parallelepipedo. Certo, c'è il Galaxy Note con il suo pennino multifunzione o la cover che raddoppia lo schermo dell'LG G8X Dual Screen. E poi il software che fa ancora la differenza: Apple nella sua bellissima bolla, lo zoom portentoso del P30 Pro di Huawei, forse un po' meno quello proposto dalla rivale Oppo. In attesa altri lo facciano uguale. L'unico design diverso, quello pieghevole del Galaxy Fold o del recentemente risorto Motorola Razr, è tutto da provare e valutare nelle funzioni e nell'utilità: non possiamo sapere se il nuovo fattore di forma dominante sarà pieghevole o se i vari foldable finiranno per giocarsela in una lega minore come gli smartwatch.
Cosa resterà di questi blocchetti scuri, di questi monoliti che non stanno in piedi da soli, quando le loro batterie saranno morte e i loro corpi deposti in cassetti e il figlio di tuo figlio cercherà di capire cosa se ne facessero i nonni? Le strane configurazioni delle loro fotocamere. Che li rendono diversi l'uno dall'altro, un po' meno perfetti e soprattutto noiosi di quello che sembrano. A triangolo, in fila, decentrati, orizzontali o verticali. Arrangiate nel perimetro di un quadrato o di un cerchio. E poi aggiungi i sensori di messa a fuoco, flash e presto la fotocamera ToF per la realtà aumentata. I sistemi fotografici sono, almeno per ora, l'ultima barriera contro la noia degli smartphone.