La parola “paradiso” significa letteralmente cinta muraria o area ricreativa e di intrattenimento, e probabilmente deriva dalla parola persiana Pardes, attribuita ai giardini murati del Gran Re di Persia.
Paradise Inn
Il progetto di Marinos Tsagarakis è un omaggio a tutti i paradisi perduti, in cui il turismo di massa ha trasformato la terra in merce, con architetture scadenti, tra il kitsch e il folkloristico, desolanti nei periodi di bassa stagione.
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- 16 febbraio 2016
- Thessaloniki
Negli ultimi decenni, sono stati sviluppati in tutto il mondo innumerevoli paradisi artificiali, e il loro numero cresce più velocemente che mai. Questa industria che produce un prodotto di intrattenimento per il consumo di massa, destinata a soddisfare il bisogno dell’uomo medio durante il suo tempo libero, si chiama turismo.
L’industria del turismo ha drasticamente invaso la terra, trasformandola in un prodotto e causando diversi – gravi – effetti di carattere socio-culturale. Le destinazioni turistiche rischiano di perdere il loro aspetto originario, la propria struttura e identità, a causa di un processo di normalizzazione che mira a soddisfare i desideri dei turisti. Ciò che non si comprende, però, è che questo processo non degrada solo il prodotto finale, ma colpisce soprattutto le società locali che devono sopravvivere ai periodi di bassa stagione basandosi solo sui resti di un’attività stagionale.
Questo progetto, iniziato nel 2012 e ancora in corso, ha lo scopo di evidenziare le conseguenze di questo sviluppo turistico massiccio e incontrollato. In Grecia, e in generale nel Sud dell’Europa, questi effetti si riflettono sul paesaggio costruito per lo più attraverso architetture scadenti e non regolamentate, decorazioni kitsch e folkloristiche, la costruzione e l’adozione di elementi artificiali e strutture di intrattenimento, la falsificazione dell’identità e del patrimonio culturale, la violazione dell’ambiente naturale e, infine, la desolazione dei periodi di bassa stagione.
Marinos Tsagkarakis (1984) è nato e cresciuto a Creta, nella Grecia meridionale. Ha studiato fotografia contemporanea presso la Scuola di Fotografia Stereosis, in Grecia. È membro del collettivo “Depression Era”, che abita i paesaggi urbani e sociali della crisi economica nel suo paese d’origine. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre e festival internazionali.