Il destino della città mutò drasticamente nell’Ottobre del 1923, quando fu eletta capitale della Repubblica di Turchia. Questo desolato paese dell’Anatolia centrale, già capoluogo di provincia nell’Impero romano, divenne in breve tempo il laboratorio dello stato-nazione che sorse sulle macerie dell’Impero Ottomano: vetrina del processo di riforme con cui Atatürk proiettò la ‘Nuova Turchia’ nell’orbita occidentale. Per dare forma a questo progetto, uno stuolo di architetti europei (in gran parte di provenienza austro-tedesca) furono chiamati a costruire una capitale moderna ai piedi dell’antico insediamento. A cavallo tra gli anni ’20 e ’30, progettisti del calibro di Ernst Egli, Clemens Holzmeister e Bruno Taut – fra gli altri – contribuirono a ridisegnare il volto della città. Le loro diverse accezioni del moderno sono evidenti negli edifici che costeggiano il viale principale, l’asse nord-sud che collega la città vecchia con la prima espansione moderna.
Tale vicenda storica è stata l’oggetto di un crescente interesse negli ultimi anni, sostanziato da varie mostre e pubblicazioni. Da quando i valori laici e occidentali su cui si fonda la Turchia sono stati messi in discussione, l’architettura è diventata sempre più terreno di confronto ideologico. Il fiorire di studi su Ankara si è dunque legato a campagne in difesa del patrimonio moderno, spesso minacciato da progetti di ricostruzione promossi dalle élites politico-imprenditoriali. La lotta per preservare il modernismo dall’ondata di junkspace dilagante ha un valore particolare nella città che incarna, da 90 anni a questa parte, i princìpi kemalisti. Il rischio, tuttavia, è di idealizzare gli edifici singolari come pezzi da museo, isolati dallo spazio e dal tempo.
Questa serie di ‘istantanee’ nasce dall’idea di osservare l’architettura nel suo contesto, immersa com’è nel mutevole paesaggio urbano. Fra controversi piani di demolizione e dubbi restauri, gli edifici sopravvivono in un delicato rapporto con la realtà che li circonda. Sarebbe difficile separare questi luoghi dal flusso della vita quotidiana; lo sguardo dalla strada vi s’immerge di continuo, fino a farne parte. Riconoscere l’architettura come sfondo della scena urbana diventa allora un modo per riflettere, in modo disincantato, sulla presenza del moderno nell’Ankara odierna.