Il numero di settembre di Domus è incentrato sull’importanza dei materiali e degli artisti che ne esplorano le possibilità. Toshiko Mori, nel suo Editoriale, scrive della loro importanza ai fini di qualsiasi professione creativa. “I materiali abbracciano la storia della civiltà umana e l’ecologia, mettono in risalto il rapporto essenziale tra risorse naturali e artefatti. Il loro sviluppo si evolve rapidamente mentre si cercano rapporti più accessibili, equi ed ecologici con queste risorse.”
Partendo dalla sezione Saggi, Kazuko Koike spiega l’importanza dell’arte del lavoro di Issey Miyake: la sperimentazione del designer giapponese con gli artisti suoi contemporanei non ha mai conosciuto limiti, senza dimenticare che un abito dev’essere bello. A seguire lo studio Milliøns racconta attraverso alcuni progetti la propria prassi che immette nell’architettura i principi e le dimensioni materiali che governano la cultura dell’immagine contemporanea. Malika Leiper scrive degli oggetti realizzati dagli studenti del Berea College, esito di una serie di laboratori su quattro materiali e tipologie, condotti dallo studio del designer americano per mettere in atto un processo di sperimentazione condivisa che valorizzi la tradizione.
Continuiamo con uno scritto del 1957 della designer tedesca Anni Albers, nel quale mette a confronto l’architettura e i tessuti, elementi che, nonostante le differenze di scala, hanno molto in comune. Kimberli Gant ci porta in un viaggio dietro alle grandi installazioni tessili realizzate con i durag dall’artista Anthony Olubunmi Akinbola, vibranti e stratificati frutti di un ready-made che trascende forma e colore per parlare di globalizzazione e identità.
Per Architettura, Phillip Denny illustra il lavoro di Mos Architects. La rilevanza della scala è tacita
nel lavoro dello studio, dagli oggetti all’architettura, ma anche negli interni, come il recente Apartment No.3 a New York. Matthias Sauerbruch ripercorre le potenzialità del legno nel mondo dell’edilizia: materiale storicamente sottovalutato sia da un punto di vista formale sia tecnico, è oggi la chiave per un futuro sostenibile dell’industria delle costruzioni. Intervistato da Toshiko Mori, Ryue Nishizawa spiega invece come il legno viene utilizzato nella Shishi-Iwa House No. 3 a Karuizawa per creare una continuità fra interno ed esterno, e per recuperare l’immediata leggibilità della struttura, parte della tradizione dell’architettura giapponese.
Antón García-Abril racconta per Ensamble Studio la genesi formale dell’intervento che sfrutta l’uso del cemento spruzzato in un processo che si avvicina a pratiche artistiche come l’action painting. Ludovico Centis scrive dello studio statunitense Johnston Marklee, sempre alla ricerca di un equilibrio fra “indeterminatezza vernacolare e specificità tipologica”. In un dialogo con la guest editor, Anna Heringer racconta come l’uso dei materiali locali e le tecniche vernacolari siano le sue principali fonti di ispirazione, come dimostra la foresteria realizzata a Rosenheim per un centro ayurvedico. Chiude la sezione uno scritto di Florian Idenburg per SO – IL: per innovare l’architettura lo studio basa i suoi progetti su una comprensione più ampia delle scelte materiche: andando oltre la sostenibilità, valorizza la vocazione del materiale.
A seguire nelle pagine dedicate al Design, Toshiko Mori indaga sul futuro del mondo tessile: partendo dalle origini del rivoluzionario A-POC nel 1998, il capo progetto di A-POC Able all’interno di Miyake Design Studio ne racconta le recenti evoluzioni tridimensionali. A chiudere il numero per la colonna dedicata all’Arte, illustriamo l’opera dell’artista Cai Guo-Qiang. Il fascino per le esplosioni e per lo spazio muove l’opera dell’artista cinese, che lavora con l’imprevisto e l’ignoto sfidando la potenza di un materiale distruttivo, che usa per creare bellezza e promuovere la coesione umana.
Il Diario di questo mese, con le consuete pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Viaggo in Italia, dove il Direttore Editoriale Walter Mariotti racconta un’altra tappa del viaggio lungo la penisola che durerà tutto l’anno. Questa volta ci fermiamo a Sabaudia, diventata la capitale dell’intellighenzia antifascista che negli anni Sessanta si opponeva alla cementificazione del Paese. A seguire, un’analisi sui Giardini del Fuenti, resort sulla Costiera Amalfitana, è un esempio di valorizzazione del territorio che coniuga rispetto per la natura, coraggio e visione estetica. Elena Sommariva dialoga con Jeremy Fogel, direttore artistico della dodicesima Jerusalem Design Week, per indagare le bugie e le falsità del design contemporaneo.
Scultore, designer e architetto italiano, Gaetano Pesce propone un ponte che non sia solo infrastruttura, ma anche vetrina culturale per il Paese, da attraversare in pochi minuti o dove trascorrere una settimana. Per la rubrica Punti di Vista, Giulia Ricci discute con Mauro Sullam e Andrew Daley sul rovesciamento dei paradigmi del lavoro nel mondo dell’architettura. Attorno al sistema produttivo dell’architettura si è sviluppata una nuova coscienza che preme per ottenere migliori condizioni per tutti i lavoratori, dal disegno al cantiere.