Il numero di luglio-agosto di Domus è focalizzato sulle storie cancellate, sulle memorie soppresse e sul ruolo dell’architettura nella costruzione di nuove identità. Toshiko Mori, nel suo Editoriale, scrive della varietà e pluralità dei ricordi come base della civiltà. “La memoria è un materiale culturale ed è soggetta al modo di intendere e alle percezioni di un’epoca. Il momento storico attuale è alle prese con un processo di ridefinizione alla rovescia: creiamo e distruggiamo le nostre percezioni della storia mentre continuiamo a costruirle a partire dai nostri ricordi mutevoli.” Partendo dalla sezione Archivio, Ken Tadashi Oshima ripercorre, a 100 anni dalla sua inaugurazione, le travagliate vicende dell’Imperial Hotel di Frank Lloyd Wright, di cui rimangono ricordi, immagini e le continuità della sua forma materiale. A seguire Mori dialoga con l’architetto Tsuyoshi Tane. La sua ricerca “Archeologia del futuro” si basa su un confronto serrato con l’esistente, orientato a proiettare l’architettura nel futuro: i suoi interventi ambiscono a diventare incarnazione della memoria del sito.
Domus 1081 è in edicola, un numero dedicato alla memoria
Il magazine di luglio-agosto si concentra sul ruolo dell’architettura nella costruzione di nuove identità. Sfoglia la gallery per scoprire i contenuti della rivista.
Testo Toshiko Mori
Testo Ken Tadashi Oshima
Testo Toshiko Mori
Testo David Imber e Mika Yoshida
Testo Jorge Otero-Pailos
Testo Toshiko Mori
Testo Toshiko Mori
Testo Andrew Holder
Testo Katie Stout
Testo Toshiko Mori
Testo Toshiko Mori
Testo Toshiko Mori
Testo Farrokh Derakhshani
Testo Vittorio Magnago Lampugnani
Testo Toshiko Mori
Testo Florian Idenburg, Hannah Lewi, Charles Burke
Testo Toshiko Mori
Testo David Chipperfield
Testo Walter Mariotti
Testo Alessandro Scarano
Testo Alessandro Benetti
Testo Giulia Ricci
Testo Walter Mariotti
Foto Candida Höfer, Neue Nationalgalerie Berlin IX 2021 © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn 2021
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- La redazione di Domus
- 11 luglio 2023
Continuando con i Saggi, David Imber e Mika Yoshida raccontano l’esperienza del Design Museum Japan, presentato nel 2022 per dare concretezza alla consapevolezza culturale del sapere degli antenati tramite una selezione di oggetti quotidiani affidata a un gruppo di creativi. L’artista e conservatore ispano-americano Jorge Otero-Pailos, invece, scrive di sculture realizzate con i resti della recinzione che circondava l’ambasciata statunitense a Oslo, ora espressione pubblica di dissenso. Manuel Herz narra l’esperienza di confrontarsi con la stessa tipologia della sinagoga attraverso tre progetti diversi: i contesti e la memoria loro associata sono stati determinanti rispetto agli esiti. Andrew Holder scrive dell’Asambasilika di Osterhofen, in Baviera, la quale può essere letta come un manifesto della libera composizione: della presenza, della memoria e delle visioni di ciò che potrebbe essere.
Per Design, Katie Stout illustra il suo processo creativo incentrato sullo spazio tra la memoria e la realtà: mobili e oggetti domestici prendono forma combinando scarti e materiali eterogenei.
Nella sezione Architettura, Mori intervista Todd Saunders architetto canadese che vive e lavora in Norvegia, il quale racconta la sua idea di memoria attraverso tre progetti profondamente radicati nel paesaggio e nella cultura dei luoghi. Tiantian Xu, a capo dello studio DNA_Design and Architecture, racconta il progetto di rivitalizzazione di un’antica tipologia rurale che promette di attivare nuove economie. Passiamo al progetto di un edificio galleggiante, attraverso il quale Jon Lott ha lavorato sul trauma delle strutture abbandonate e continuato l’esplorazione sugli “estranei urbani”, installazioni che sfruttano il balloon frame. Farrokh Derakhshani racconta il lavoro di Atelier Salima Naji, incentrato su una multidisciplinarietà che valorizza il patrimonio e le comunità locali, offrendo un modello alternativo di sviluppo delle aree rurali. A finire, Vittorio Magnago Lampugnani analizza il programma coraggioso e ambizioso di Lesley Lokko, che porta alla 18. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia i temi caldi del momento, ma carente di approcci propositivi. Una mancanza che fa riflettere sul senso e l’utilità della Biennale e sul ruolo dell’architettura.
A seguire nelle pagine dedicate all’Arte, Toshiko Mori intervista l’artista statunitense Kehinde Wiley, i quali lavori ricollocano la memoria nel tempo presente e proiettano nuova luce sull’idea del passato. “Al di là di questa porta, Kehinde dipinge un futuro audace, che fa superare a neri e meticci il pregiudizio, l’oblio e l’esclusione usando la memoria come strumento potente, che ricalibra vecchie strutture per costruirne di nuove in futuro.”
Il Diario di questo mese, con le consuete pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Viaggo in Italia, dove il Direttore Editoriale Walter Mariotti racconta un’altra tappa del viaggio lungo la penisola che durerà tutto l’anno. Questa volta ci fermiamo sulla Via Emilia, metafora dell’Italia negli anni del Dopoguerra, oggi tiene assieme l’immaginario di una ventina di città, che potrebbero benissimo essere una megacity regionale. Alessandro Scarano racconta la nuova puntata di “The Square” di Bottega Veneta, tenutasi nell’iconica Casa de Vidro di Lina Bo Bardi. Alessandro Benetti descrive la residenza milanese disegnata da Tommaso Fantoni con il suo studio TomoArchitects si caratterizza per la scelta dei materiali – legni di noce e di rovere, acciaio e cuoio – e gli spazi fluidi. Per la rubrica Punti di Vista, Giulia Ricci discute con Sharon Zukin e Lucia Tozzi della parola ‘gentrificazione’. Nelle ultime decadi è diventata sempre più popolare, finendo per includere una serie di fenomeni in atto nelle città di tutto il mondo. Quali sono e che impatto urbano hanno?
Nell’editoriale di Domus 1081, la guest editor 2023 introduce un numero incentrato sulle storie cancellate, sulle memorie soppresse e sul ruolo dell’architettura nella costruzione di nuove identità.
A 100 anni dalla sua inaugurazione, ripercorriamo le travagliate vicende dell’Imperial Hotel di Frank Lloyd Wright, di cui rimangono ricordi, immagini e le continuità della sua forma materiale.
L’approccio di Tsuyoshi Tane è basato su un confronto serrato con l’esistente, orientato a proiettare l’architettura nel futuro: i suoi interventi ambiscono a diventare incarnazione della memoria del sito.
Presentato nel 2022 per dare concretezza alla consapevolezza culturale del sapere degli antenati tramite una selezione di oggetti quotidiani affidata a un gruppo di creativi, il Design Museum Japan si appresta a girare il mondo.
Usando i resti della recinzione che circondava l’ambasciata americana a Oslo, distrutta perché considerata di nessun valore, le sculture dell’artista spagnolo diventano espressioni pubbliche di dissenso.
Con le sue grandi proiezioni nello spazio pubblico, l’artista polacco anima e rende contemporanee statue e archi trionfali, portando su un piano politico e attuale la memoria della guerra.
Lo studio si è confrontato con la stessa tipologia attraverso tre progetti diversi: i contesti e la memoria loro associata sono stati determinanti rispetto agli esiti.
Attraverso operazioni di addizione o sottrazione, l’architettura può avvicinarci all’autenticità dei fatti. In questo senso, l’Asambasilika di Osterhofen, in Baviera, può essere letta come un manifesto della libera composizione: della presenza, della memoria e delle visioni di ciò che potrebbe essere.
Lo spazio tra la memoria e la realtà sta alla base della pratica dell’artista e designer americana. Mobili e oggetti domestici prendono forma combinando scarti e materiali eterogenei.
Todd Saunders, architetto canadese che vive e lavora in Norvegia, racconta la sua idea di memoria attraverso tre progetti profondamente radicati nel paesaggio e nella cultura dei luoghi.
Nella provincia del Fujian, lo studio di Tiantian Xu si sta dedicando al progetto di rivitalizzazione di un’antica tipologia rurale che promette di attivare nuove economie.
Attraverso l’edificio galleggiante, Jon Lott ha lavorato sul trauma delle strutture abbandonate e continuato l’esplorazione sugli “estranei urbani”, installazioni che sfruttano il balloon frame.
Il lavoro dell’architetta marocchina s’impernia su una multidisciplinarietà che valorizza il patrimonio e le comunità locali, offrendo un modello alternativo di sviluppo delle aree rurali.
Il programma coraggioso e ambizioso di Lesley Lokko porta alla 18. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia i temi caldi del momento, ma è carente di approcci propositivi. Una mancanza che fa riflettere sul senso e l’utilità della Biennale e sul ruolo dell’architettura.
I ritratti dell’artista statunitense ricollocano la memoria nel tempo presente e proiettano nuova luce sull’idea del passato.
Metafora dell’Italia negli anni del Dopoguerra, oggi la Via Emilia tiene assieme l’immaginario di una ventina di città, che potrebbero benissimo essere una megacity regionale.
Dopo Dubai e Tokyo, Bottega Veneta ha scelto di ambientare la nuova puntata di “The Square”, curata da Mari Stockler, nell’iconica Casa de Vidro di Lina Bo Bardi.
La residenza milanese disegnata da Tommaso Fantoni con il suo studio TomoArchitects si caratterizza per la scelta dei materiali – legni di noce e di rovere, acciaio e cuoio – e gli spazi fluidi.
Nelle ultime decadi, la parola ‘gentrificazione’ è diventata sempre più popolare, finendo per includere una serie di fenomeni in atto nelle città di tutto il mondo. Quali sono e che impatto urbano hanno? Ne abbiamo parlato con Sharon Zukin e Lucia Tozzi.
In chiusura in Direttore Editoriale ci racconta l'eredità culturale di Murray Bookchin, autore di L’ecologia della libertà, saggio seminale che, molti anni prima dell’emergenza, affrontava il tema ecologico, ma in una chiave diversa dalla vulgata luddista, catastrofista e politicamente corretta che si sarebbe affermata.