La crisi del coronavirus è un fenomeno complesso, ovvero fatto di tante dimensioni intrecciate tra di loro che non possono essere separate: è sanitaria, economica, biologica, scientifica, urbanistica, antropologica, psicologica ed esistenziale.
Essa soprattutto rivela la crisi più profonda del nostro tempo, quella cognitiva, ovvero l’impossibilità di abbracciare la complessità del nostro tempo, una condizione nella quale cause ed effetti si confondono in un rapporto di interdipendenze inestricabili.
Il nostro problema non risiede in quello che non sappiamo, ma si si annida bensì nel modo in cui le nostre conoscenze sono prodotte e sono organizzate. La iperspecializzazione che ha connotato il XX secolo oggi manca di comprendere i fenomeni fondamentali costituiti da una molteplicità di fattori interconnessi.