Anche quest’anno la riflessione di domusforum è stata introdotta dai risultati in anteprima di una indagine condotta per Domus da un importante istituto internazionale di ricerca e consulenza strategica. Il research partner della terza edizione è Boston Consulting Group il cui managing director per l’Italia Nicola Pianon ha illustrato le risultanze di A Vision for the Cities of The Future. Il lavoro di BCG muove dall’identificazione dei sei paradigmi attorno ai quali si sta sviluppando l’idea di città del futuro: vivibilità, digitalizzazione, capacità di innovare e di rispondere alle crisi, sostenibilità, coesione sociale. Si tratta di un’idea complessa, mutevole per definizione, che dovrà essere in grado di portare a sintesi e di far convivere sinergicamente le necessità dei cittadini, delle amministrazioni, delle istituzioni, delle imprese. La sfida è straordinariamente difficile, ma alcune città, non necessariamente le più ricche, si sono già mosse per vincerla: gli investimenti globali in tema di smart city ammontavano a poco più di mezzo trilione di dollari nel 2018, sfiorano il trilione in questo tormentato 2020 e secondo le previsioni pre-pandemia dovrebbero attestarsi sui 2.4 trilioni nel 2025. Almeno sul tema della smart city sembrano non esserci confini né cultural divide: se città storicamente virtuose come Barcellona, Amsterdam e Stoccolma stanno lavorando con costrutto rispettivamente sull’illuminazione pubblica intelligente, sul riciclaggio dei rifiuti a scopo energetico e sui servizi al cittadino ad alto contenuto tecnologico, anche realtà meno scontate si stanno muovendo speditamente in quella che pare essere la direzione giusta: Casablanca lavora alla transizione a green smart city, San Paolo è impegnata nella tecnologia per la riduzione dello spreco idrico e Baku, Azerbaijan, ha allo studio un nuovo masterplan tutto improntato alla sostenibilità ecologica, economica e sociale. Sulla base dei sei paradigmi costitutivi della città del domani, l’analisi di BCG identifica e descrive nel dettaglio altrettante tipologie di città futura: Livable city, che offre ai cittadini un’alta qualità della vita, infrastrutture smart, servizi accessibili e sostenibilità ambientale; Digital city, all’avanguardia nelle soluzioni smart, connotata dall’alta connettività e dalla tecnologia diffusa; Innovation city, che incuba l’innovazione guidata dal talento, dalle startup e dall’ambiente tecnologico; Resilient city, in grado di rispondere rapidamente e con efficacia alle situazioni critiche; Socially empowered city, che riduce il digital divide tra i vari strati della società, fornendo equità di accesso ai servizi; Sustainable city, che monitora e minimizza l’impatto ambientale in attesa della definitiva transizione a green city. Caso scuola di Sustainable city identificato da BCG è Venezia, al quale è dedicata la porzione finale di A Vision for the Cities of The Future. Città problematica per definizione, Venezia si trova oggi ad affrontare tre principali fronti: quello del turismo di massa ormai fuori controllo che porta, nei giorni di punta, i turisti ad essere quattro volte i residenti; il cambiamento climatico che la espone al crescente rischio di acqua alta; il progressivo calo demografico determinato dai costi abitativi sempre meno accessibili. Il rischio è quello di trasformarsi in una città luna park senza abitanti e perennemente allagata. Venezia però può opporsi a questo destino. Anzi sulla base del fascino che esercita attraverso il tempo e i confini, la città può proporsi quale icona globale di sostenibilità. Proprio questo mira il progetto VenISIA (Venice enterpreneurial international Sustainability Innovation Accelerator) il cui obiettivo principale è fare di Venezia un acceleratore di innovazione per lo sviluppo di soluzioni per la sostenibilità e la lotta al cambiamento climatico.
A vision for the cities of the future
Il managing director di Boston Consulting Group Italia Nicola Pianon illustra i risultati dello studio realizzato in partnership con Domus.
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- 10 novembre 2020