Dalla Città Stato alla Città Stack

Filosofo digitale, innovatore culturale e ricercatore al MIT, Cosimo Accoto spiega perché ci troviamo di fronte non soltanto a un cambio di paradigma ma addirittura a una nuova forma di civilità

Il rapporto tra filosofia e città è antico. Di più, potremmo dire simbiotico. Il pensiero filosofico delle origini in Occidente nasce con le città-stato greche. Così è la polis il luogo dove fiorisce e si esercita in massimo grado la filosofia ai suoi inizi. Al contempo la città è figlia anche della téchne, della sua capacità creativa e trasformativa del mondo. La città si progetta, si pianifica, si costruisce, si mantiene, prospera e si distrugge con le ingegnerie messe in campo dalle diverse civiltà nel corso della loro storia. Tuttavia, l’urbanesimo contemporaneo non si materializza più nella vecchia città-stato quanto piuttosto in un’emergente città-stack. Vale a dire una città stratificata e codificata, sensorizzata e programmabile, algoritmata e protocologica. Chiediamoci, allora, cosa accade al pensiero filosofico nell’incontro con la nuova città-stack? Quale nuova filosofia urbana evoca questa nuova “terraformazione” qui sulla Terra? Come pensare questo nuovo modo d’essere (abitato) del nostro pianeta? 

Con la pervasività delle tecnologie digitali stiamo passando dalla società dell'archivio alla società dell'oracolo, basata sull'anticipazione dei bisogni dei cittadini e dei consumatori. Non lavoriamo più sul real time ma sul near time, il futuro prossimo. Non si tratta di un'innovazione tecnologica ma un cambio di civiltà

Immagine di apertura © Mirko Cecchi