Nell’immaginario collettivo, associare il nome di Santiago Calatrava ad immagini di grandi strutture biomorfiche, ardimenti statici, stazioni, aeroporti, ponti è quasi un automatismo. Grandi superfici funzionali spesso coperte o sostenute da un’unica, scultorea forma organica: non è un caso che la formazione di Calatrava includa l’ingegneria e le arti plastiche. Ma come in altri casi pressoché leggendari come quello di Pier Luigi Nervi, è interessante scoprire le volte in cui queste figure si sono cimentate in altre scale del progetto come la casa, il piccolo edifico se non addirittura gli interni. Nella carriera di Calatrava troviamo un caso davvero particolare: un cabaret. Un’architettura per interni, non priva anch’essa di varie prodezze strutturali, a Basilea, in Svizzera. Domus la presentava nel settembre del 1988, su numero 697.
Cabaret “Tabourettli”, Basilea
Le perplessità che circondano la definizione di “architettura di interni” derivano più spesso da un incerto paesaggio di esempi da portare in discussione. Per nostra fortuna, nel diffuso clima di disorientamento, ci troviamo di fronte talvolta a realizzazioni incoraggianti o almeno illuminanti. Ma non v’è più alcun dubbio: un’architettura di interno la fa chi si propone di inventare un interno, cioè chi lavora con idee sui punti cruciali, e rincorre figure con forme, meccanismi e materiali. Capita spesso, infatti che gli interni più interessanti siano disegnati da chi con il progettare fa i conti tutti i giorni a ben altra scala. E ciò ci può addirittura far pensare che la scala dell’interno richieda all’architetto di affinare i propri strumenti.
La sistemazione dei locali del Neues Tabourettli, locale per spettacoli cabaret a Basilea è certamente esemplare. Si tratta di un disegno, o meglio di più disegni, di Santiago Calatrava di cui conosciamo i ponti, la stazione ferroviaria a Zurigo e le pensiline, ma dal quale forse non ci saremmo aspettati un interno. Ha lavorato con grande stile, quello di un architetto-ingegnere con vistose inclinazioni verso le arti plastiche. Ha trasformato quella che sarebbe quasi certamente rimasta una rigorosa e misurata ristrutturazione di una casa che ha più di cinque secoli, dunque protetta da tutti i vincoli possibili, in un intervento di grande forza, che ha prodotto un ambiente senz’altro affascinante in spazi del tutto consueti.
Il progetto è parte del restauro complessivo dell’antica Hinterhaus nella Spalenhof, sulla Spalenberg al numero 12 nel cuore di Basilea. Si tratta di lavori che rientrano in un più ampio programma di risanamento di quaranta edifici storici messo in cantiere a partire dal 1976 dal Gran Consiglio della città di Basilea a salvaguardia di una varietà di occupazione degli edifici dell’antica zona centrale. Così il programma stabilì anche per la Hinterhaus nella Spalenhof, di proprietà dello stesso Cantone, la permanenza di abitazioni agli ultimi piani, della “Kaisersaal” al secondo piano, del Tabourettli al primo e del piccolo teatro, Fauteuil, al piano interrato.
Per la sola ricostruzione e il risanamento dell’impianto teatrale fu richiesto un credito di circa otto milioni e mezzo di franchi. Per la sistemazione e l’arredo del Tabourettli secondo il disegno di Calatrava fu necessario un altro credito di duecentonovantacinquemila franchi, in gran parte finanziato dallo stesso direttore del teatro. La casa della Spalenhof è un vero e proprio monumento, rimaneggiato nel corso dei secoli, tormentato da problemi statici dovuti tra l’altro alle particolari vicende storiche che ha vissuto nel corso dei secoli. La più traumatica fu forse quella che portò alla costruzione del solaio di dodici per tredici metri che corrisponde alla “Sala dell’Imperatore”, voluta nel 1556 dal proprietario della Spalenhof Kaspar Krug. In qualità di “Burgermeister” della città di Basilea egli ospitò l’imperatore asburgico Ferdinando I.
L’utilizzo del piano interrato come sala teatrale (Fauteuil) ha poi inferto, più di recente, un nuovo colpo alla struttura di tutta la casa, che quasi non possiede fondazioni. I problemi più consistenti posti dal risanamento riguardavano dunque proprio il consolidamento delle strutture, che dovevano oltretutto tenere conto delle rigide norme di sicurezza per i locali pubblici oltre che dei vincoli della Sovrintendenza.
Santiago Calatrava fu inizialmente chiamato a esprimersi in particolare sui problemi statici. In alternativa alle soluzioni di opere miste di “collaborazione” con le vecchie strutture, che comunque dovevano prevedere l’inserimento di nuovi grandi elementi, propose un geniale “ponte scala” che riesce a concentrare i carichi in un solo punto per riportarli su un solido appoggio, scavalcando le parti antiche ed evitando l’inserto di pesanti elementi portanti. La scala disegnata da Calatrava assolve dunque la duplice funzione di nuovo elemento distributivo e di soluzione portante rispetto all’intera struttura dell’edificio.
Il luccicante e prezioso “uovo d’acciaio”, quasi in bilico fra solaio e scala, è stato scelto come figura ideale che fungesse da appoggio sulla struttura ponte. Come accade per altre costruzioni di Calatrava, il gioco di forme e tensioni è raffinato e virtuoso, il risultato sempre eclatante. Con la stessa genialità si ha a che fare osservando gli elementi di arredo. I “pezzi cruciali” del locale, la bussola d’ingresso alla sala, i guardaroba e il bar sono affascinanti macchine trasformabili, mobili a più facce di grande raffinatezza che grazie ai cinematismi modificano l’assetto e la configurazione degli spazi. Nonostante le esigue dimensioni, il Tabourettli gode così della possibilità di trasformare i propri locali in funzione dei diversi momenti di utilizzo. Di grande effetto anche la collezione degli arredi mobili. Tavolini, sedie, sgabelli e lampade possono addirittura evocare con forme e colori riferimenti a fiori e animali. La costruzione di tutti gli elementi è di altissima qualità, come del resto ci si aspetta dopo aver dato un’occhiata ai disegni esecutivi. I materiali, fra i quali anche l’acciaio cromato e il legno di pero, sono lavorati con grande precisione.
Tutto ci fa pensare che nella Spalenhof questi arredi rimarranno per molto tempo, a misurarsi nella durata con un pezzo di città antica.