“Frutta, fiori, vino e pesci”, quattro parole per descrivere l’isola d’Elba, che fa la sua comparsa per la prima volta su Domus, nell’agosto del 1940, in un celebre numero interamente dedicato al mare e alle sue abitazioni, tema caro al direttore Gio Ponti (Domus 152, agosto 1940). Nell’editoriale estivo infatti, Ponti rimprovera quegli architetti che non prestano sufficiente attenzione all’edilizia delle case al mare, contribuendo alla rovina del panorama costiero. Il piano turistico studiato dallo studio BBPR per l’Elba, invece, è portato ad esempio come buon metodo di lavoro: gli architetti propongono l’edificazione di insediamenti residenziali a partire dalle caratteristiche morfologiche delle zone più interessanti dell’isola, come la costruzione di casette dai muri colorati nella pineta del golfo della Biodola, mentre la parte dedicata ai servizi è pensata in edifici comuni, affacciati sul mare. Lungo la costa sono previsti i rifugi per la navigazione a vela, e la strada perimetrale è completata per il giro ciclistico dell’isola. All’interno delle pagine, tra fotografie in bianco e nero e inserimenti grafici blu mare, lodi alla natura, alle condizioni climatiche, ma anche al cibo, al buon vino e agli abitanti, “schietta gente marinara”, pescatori e agricoltori che accolgono “con la loro parlata toscana, che ha quasi equilibrio di canzone”.
Un viaggio tra le isole del Mediterraneo, attraverso l’archivio di Domus
Isola d’Elba, Sicilia, Ibiza: nella sua storia, Domus ha raccontato l’interesse per l’edilizia isolana e le architetture spontanee. Ma “l’idea di isola” può anche entrare nelle mura di una casa in città.
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- Cristina Moro
- 16 giugno 2022
Anche Lina Bo Bardi e Carlo Pagani, nello stesso anno, propongono ai lettori di Domus una casa sul mare di Sicilia, costruita su un promontorio selvaggio, battuto dal mare e dai venti del sud, una costruzione dalle pareti bianche, che non prevarica ma dialoga con il suolo siciliano, dove “la Magna Grecia è ovunque vivente, nell’atmosfera, nel paesaggio, nel ricordo”, perché “l’architettura deve esser la chiave del paesaggio, trasformarsi nel paesaggio, diventare essa stessa paesaggio” (Domus 152, agosto 1940). Le alte mura in muratura proteggono dal vento, e il grande patio è il cuore dell’abitazione, dove “si svolge la vita e la vita vi converge”; da qui si può vedere il cielo, i fiori, il vulcano e il mare azzurrissimo. Tutto porta a un’atmosfera di “immenso riposo estivo”.
L’architettura deve esser la chiave del paesaggio, trasformarsi nel paesaggio, diventare essa stessa paesaggio
Dieci anni dopo, l’architetto Luigi Figini approda su un’altra Isola del Mediterraneo, e regala ai lettori, nell’ottobre del 1951, il suo diario illustrato di Ibiza, “Isla blanca”(Domus 263, ottobre 1951). Dieci pagine, dove si alternano fotografie delle architetture vernacolari e descrizioni dei luoghi: un fitto racconto pubblicato su carta arancione. Ibiza come isola “beata”, “paradiso terreste dell’architettura bianca”: Figini ne descrive le abitazioni, con il paesaggio tagliato dai lenzuoli stesi ad asciugare, le chiesette, il Museo archeologico e la luce, abbagliante di giorno, azzurra la sera, quando la luna si riflette sui muri bianchi. Le architetture vernacolari sono descritte con entusiasmo e documentate con numerosi scatti: Ibiza è come un “Museo storico dell’architettura ante litteram”. Nel barrio dei pescatori, nella cittadella murata, ai piedi dell’antico bastione, Figini fotografa i volumi elementari puri, le coperture piane, le finestre: “Ibiza sembra anticipare nelle forme e nello spirito quella che è stata chiamata la Nuova Architettura”.
Anche Alberto Ponis, alla metà degli anni Sessanta, nel progettare una casa di vacanze a Palau, sulla costa orientale della Sardegna, lavora per inserire armoniosamente l’architettura nel paesaggio e amplifica con naturalezza lo spazio domestico, grazie alle scale esterne e al tetto percorribile, da cui si può godere della spettacolare vista della Maddalena e sull’Isola di Caprera. (Domus 419, ottobre 1964).
L’abitazione è costruita come ‘luogo del ritorno’, fatta della luce e dei ricordi di ‘atmosfere solari e bianco accecante’
Amalfi, Capri, Ischia: sono le isole amate dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, che le ha fatte entrare nella sua casa romana. Pubblicata negli anni Ottanta, sotto la direzione di Alessandro Mendini, l’abitazione è costruita come “luogo del ritorno”, fatta della luce e dei ricordi di “atmosfere solari e bianco accecante”, in cui “l’’dea di isola” è evocata nei dettagli, negli arredi essenziali, nei materiali non trattati, nei mobili di famiglia e da qualche ceramica rosa pallido, in un continuo rimando alla propria storia. La casa è pensata come un’isola, di sosta e rifugio, anche mentale, “per chi è ormai cittadino del mondo”. (Domus 646, gennaio 1984).
Immagine d'apertura: Casa a Palau di Alberto Ponis, pubblicata su Domus 419, ottobre 1964. Photo Ponis (pagina interna).