Esattamente un anno fa il mondo veniva a conoscenza di un virus nuovo, sconosciuto, violento e completamente misterioso, portando così l’intero globo terrestre nella più totale confusione.
Scompiglio, smarrimento, disorientamento, uno smarrimento scientifico ed economico che ha trascinato con se una crisi morale e spirituale.
Una babele di contrattazioni, decisioni, restrizioni e chiusure. Capi di stato che hanno preferito barricare i cittadini in casa, altri che valutavano cosa tener aperto e cosa no per salvaguardare l’economia della loro nazione e chi invece sperava in una veloce immunità di gregge.
Per questo la si chiamò Babele
La Genesi racconta di quando “il Signore confuse la lingua di tutta la terra”, arrivando a noi con una nuova babilonia pandemica.
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- Valentina Petrucci
- 28 gennaio 2021
“[Nembrodt] trasformò gradatamente il governo in una tirannia, non vedendo altro modo per sviare gli uomini dal timor di Dio, se non quello di tenerli costantemente in suo potere. Disse inoltre che intendeva vendicarsi con Dio, se mai avesse avuto in mente di sommergere di nuovo il mondo; perciò avrebbe costruito una torre così alta che le acque non l'avrebbero potuta raggiungere, e avrebbe vendicato la distruzione dei loro antenati. La folla fu assai pronta a seguire la decisione di [Nembrodt], considerando un atto di codardia il sottomettersi a Dio; e si accinsero a costruire la torre...ed essa sorse con una velocità inaspettata.”
Dalle parole di Giuseppe Flavio, scrittore ebraico del I secolo d.C., Pieter Bruegel il Vecchio, noto pittore fiammingo del XVI secolo, trae ispirazione per uno dei suoi più grandi capolavori: La Torre di Babele.
Secondo il racconto biblico, Nembrodt, re di Babele, conosciuta ai più come Babilonia, decise di costruire una torre così alta da raggiungere il cielo. Dio, adirato per la superbia di Nembrodt, lo fulminò e fece si che anche l’impudente cantiere della Torre non venisse portato a termine. Cittadini e operai iniziarono a parlare lingue diverse così da non poter più organizzarsi per portare avanti la grande costruzione portando confusione e grande smarrimento.
L’intelligente struttura prospettica dell’opera ci permette di iniziare la nostra esplorazione dall’esterno: in primo piano, in basso a sinistra, troviamo il Re Nembrodt, intento a fare visita allo smisurato cantiere, mentre dietro di lui la grande protagonista: la torre ancora in fase di costruzione. La struttura architettonica in qualche modo ricorda il Colosseo, che Bruegel vide nel suo viaggio in Italia nel 1552, con l’aggiunta di elementi di una tradizione decisamente più medievale e nordeuropea. Osservando i dettagli ci possiamo perdere a rimirare l’attività fervente dei costruttori, il brulichio è palpabile a ogni livello architettonico e a tutto ciò che è a loro collegato, come il porto o le varie impalcature, mentre il villaggio sullo sfondo appare invece addormentato, come se la Torre assorbisse tutta l’energia vitale del luogo dove domina la natura verde e mite, poco disturbata dall’azione umana. Una struttura circolare intensa, perfetta, che arriva tra le nuvole dove domina la pace in forte contrapposizione al clima che troviamo alla base della stessa.
In questo senso l’opera incarna la testimonianza di un preciso momento storico, di un contesto che, reale o inventato che sia, è intriso di riferimenti culturali, geografici, politici e sociali che congelano per l’eternità lo spaccato di un’epoca.
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