A Medellín l’arte è considerata un agente fondamentale per il rinnovamento della città.
Arte a Medellín
Dal nuovo Museo d’Arte Moderna agli International Art Encounter of Medellín, l’intera città colombiana è tesa in uno straordinario sforzo rigenerativo in cui l’arte e la cultura hanno un ruolo importante.
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- Gabi Scardi
- 03 febbraio 2016
- Medellín
La rendono preziosa la sua capacità di captare tensioni e necessità talvolta latenti o difficili da verbalizzare, di dare loro forma sensibile, di creare senso di comunanza, di consapevolezza e anche di vigilanza critica. Per questo, nella città, un ruolo importante è stato giocato, negli ultimi anni, dai musei.
In questo senso, il potenziamento del MAMM, Museum of Modern Art, con la recente apertura di una nuova estensione, ha anche un valore simbolico. Nato nel 1978 per iniziativa di un gruppo di artisti nell’area di El Pueblado, nei suoi 36 anni di esistenza il MAMM ha continuato ad avere il supporto dell’ambiente artistico. La sua stessa collezione si è costituita grazie alla generosità degli artisti. Nel 2009 la struttura è stata trasferita in una zona un tempo industriale a sud della città, Ciutad del Rio, dove ha occupato l’area di un’acciaieria dismessa, il Talleres Robledo. In capo a poco tempo, a fronte della risposta positiva del pubblico, la direzione ha avvertito l’esigenza di un ampliamento. Un contest internazionale è stato annunciato nel 2010. La costruzione della nuova estensione è stata resa possibile da fondi pubblici e privati, sebbene, come sottolinea la direttrice María Mercedes González, la missione del museo sia pubblica e profondamente legata alla trasformazione sociale in corso a Medellin: “L’arte è una necessità e l’espressione di questa trasformazione. E noi ne siamo responsabili”, dice Mercedes González.
La nuova ala del museo, realizzata da 51+1 (Perù) e Ctrl-G (Colombia), consiste in cinque blocchi sovrapposti, in cemento, con una scala di accesso esterna, per un totale di circa 7.500 mq. Il cemento scabro richiama il sito industriale, la forma evoca le case costruite sulle pendici delle montagne, una sull’altra. Gli interni sono ampi e comprendono un grande auditorium adatto a ospitare incontri e spettacoli dal vivo.
Il programma prevede un focus sull’arte colombiana e latino americana, ma anche un dialogo con il circuito artistico locale, nazionale, e internazionale. Il MAMM si è recentemente inaugurato con una serie di mostre che hanno voluto tracciare le direttive per il futuro: la retrospettiva di un artista colombiano, José Antonio Suárez Londoño, consistente in uno straordinario caleidoscopio di centinaia di disegni piccolissimi e minuziosi, carichi di riferimenti alla cultura e alla tradizione umanistica e alla realtà colombiana, soggettivamente reinterpretata. A questo mondo intimo, personale, talvolta ironico, ha fatto da contraltare la mostra collettiva “In and Between Geographies”, un’esplorazione della geografia contemporanea, fatta sempre più di trasferimenti geografici fisici ma anche mentali, psicologici, intellettuali, che rispondono a esigenze diverse.
Il museo ha anche riorganizzato l’esposizione di opere di Débora Arango, autrice di un lavoro potente e dirompente, che nel 1987, poco prima di morire, al museo donò un corpus di 233 opere in pittura e in ceramica. In questo momento infatti la scena artistica colombiana non solo è tra le più vibranti del mondo per quanto riguarda gli artisti attivi, ma è anche oggetto di un rinnovato interesse per quanto riguarda le figure delle passate generazioni, quali, appunto Arango, Pedro Nel Gómez, Beatriz González.
L’ampliamento del MAMM risponde dunque sia alla trasformazione di Medellín, sia al momento di ripresa complessiva del Paese; la Colombia è infatti interessata da un processo di rinnovamento profondo; rinnovamento che investe anche l’ambiente artistico del Paese, oggi particolarmente interessante e oggetto di grandi attenzioni internazionali.
Anche Medellín, seconda città del Paese, sta tornando a vivere. Simbolo per decenni di una tragica débacle civile, e in preda, fino a pochi anni fa, a una violenza indiscriminata e devastante dovuta al narcotraffico e alle guerriglie armate, la città è tuttora fortemente segnata; ma esprime l’energia straordinaria che connota le grandi imprese. I primi segnali di riscossa risalgono a circa 15 anni fa. Probabilmente proprio la situazione di emergenza assoluta e non più procrastinabile le diede, allora, la forza di reagire mettendo in campo un percorso straordinario di peace building e di risposte creative radicali ai problemi esistenti. Il concetto portante di questo processo, sin dal suo avvio, è stato che cultura, conoscenza, architettura e urbanistica sono strumenti fondamentali per lo sviluppo sociale e che, al fine del successo di un processo di rigenerazione, libri e arte abbiano la stessa basilare importanza della rete idrica ed elettrica e delle altre infrastrutture: tutti quanti antidoti contro la povertà, che è condizione culturale, sociale e materiale insieme.
Il processo ha investito per prime le aree più svantaggiate. Così negli ultimi anni, a Medellín, la creazione di interi quartieri di edilizia popolare destinata ad accogliere gli abitanti delle favelas ritenute irrecuperabili si è accompagnata con la creazione di centri comunitari per la formazione, l’informazione e la ricreazione; e la costruzione di infrastrutture per la mobilità è andata di pari passo con la costituzione di musei e biblioteche. Tra le infrastrutture ci sono la scala mobile che rende praticabile la Comuna 13, fino ad alcuni anni fa impenetrabile e completamente in balia delle guerriglie, e la teleferica che collega gli insediamenti delle pendici della montagna e i quartieri popolari costruiti in cima, con il centro storico della città a valle. Il processo generatosi ha determinato cambiamenti massicci, non privi di complessità.
Agli interventi strutturali e logistici se ne aggiungono altri tesi a restituire riconoscibilità e vivibilità ad aree estreme; è il caso dei graffiti che corrono lungo il percorso apertosi grazie alla scala mobile. Del resto a Medellín quella dei murales che raccontano la città è una tradizione: tra i suoi maggiori esponenti c’è stato Pedro Nel Gómez, che tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta metteva in forma d’immagini la realtà della città in fase di industrializzazione. Pitture murali di Pedro Nel Gómez sono presenti nella bellissima sede modernista di una delle maggiori e più antiche istituzioni artistiche di Medellín, il Museo de Antioquia: “Un museo d’arte moderna, con un orientamento contemporaneo”, sottolinea la chief curator del museo Nydia Gutierrez. E infatti proprio il Museo de Antioquia, in sinergia con il MAMM, ha attivato, circa un decennio fa, un incontro internazionale a cadenza quadriennale che funge da momento d’incontro e di scambio internazionale per la città, MDE.
“MDE 15”, in corso da novembre 2015 a marzo 2016 con il titolo “Local Stories / Global Practices”, parte dagli assunti che la riflessione sulla topografia sociale e sulle dinamiche del potere locale sia fondamentale per un intervento nel tessuto della città; che arte e cultura costituiscano anche un repertorio delle pratiche di resistenza e di riappropriazione della città; che le pratiche artistiche alternative e l’attivismo, nel mettere in questione le norme e le forme di vita correnti nella città, possano efficacemente affiancare l’architettura e l’urbanistica nella ricostruzione di una città. Per questo, temi come la violenza, l’esercizio del potere sul corpo, ma anche la resilienza della città, i sogni, i desideri e le possibilità dei suoi abitanti sono i soggetti degli incontri dei laboratori e delle mostre di “MDE 15”.
A Medellín hanno anche un ruolo fondamentale la rete degli spazi indipendenti, mentre le gallerie stanno sorgendo numerose negli ultimi anni. Solo per citarne qualcuno: tra i più vitali ci sono senz’altro la storica Galería de la Oficina, animata, tra l’altro, da Alberto Sierra, anche co-fondatore del MAMM; la Galería è stata punto di riferimento fondamentale per artisti di diverse generazioni, come Beatriz González e Jorge Julián Aristizábal, o ancora Casa Tres Patios, il cui lavoro è fortemente radicato nel contesto. Attualmente, nell' ambito di MDE15, Casa Tres Patios ospita, tra gli artisti in residenza, Bert Theis artista lussemburghese di nascita, italiano di adozione, particolarmente interessato alle strategie urbane di difesa dello spazio pubblico dal basso. Nato più recentemente per iniziativa di un gruppo di artisti e curatori delle generazioni più recenti è Timebag, che organizza interventi temporanei in grandi spazi in disuso, quali ospedali o vecchie fabbriche. Di fatto, l’intera città è tesa in uno straordinario sforzo rigenerativo che riguarda il tessuto sociale e la vita quotidiana e che comporta uno scambio di esperienze basato sulla conoscenza, e in cui l’arte e la cultura sono chiamate a fare una parte importante.
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