Joana Vasconcelos

Vasconcelos è la prima artista donna a invadere gli spazi barocchi del Palazzo: le sue opere parassite e stravaganti sono intessute e venate di mani femminili, che questa volta operano anche in luoghi precedentemente inutilizzati.

Il protocollo con cui l'arte contemporanea investe una volta l'anno Versailles, sembra non cambiare con l'avvicendarsi dei direttori. L'uscita di scena di Jean- Jacques Aillagon e l'arrivo di Catherine Pégard, coincidono ora con la mostra tutta al femminile di Joana Vasconcelos e sembrano annunciare lo sfilacciarsi della politica spettacolare degli anni Sarkozy, che avevano visto succedersi al castello le mostre di Koons e Murakami con un interludio sacrificale di Xavier Vehilan. L'artista francese era decisamente inciampato, nonostante il preciso iter concettuale sull'altare dell'estetica bling-bling. Ora, l'efficacissima nuova direzione è un'eredità della vecchia presidenza repubblicana ma è ancora all'insegna della grande reggenza di François Pinault, che non concede un momento di tregua nella scrittura d'immobili capitoli del contemporaneo, ma probabilmente oggi offre maggiori spiragli di apertura al nuovo corso socialista. L'installazione-remix di Joana Vasconcelos, internazionalmente nota per il lavoro di buffo surrealismo all'uncinetto che redistribuisce qui in una versione di piccola antologica del suo tricot oggettuale, è la copia carbone di quello visto a Venezia, ma a un ritmo meno ossessivo.

La conseguente diversa relazione opera-collezione diviene evidente nel percorso che ha ridisegnato con lo stesso modulo, ma che applica con maggiore cura didascalica di quella che usa normalmente per gli spazi in franchising del turismo artistico globalizzato. Il rapporto quantitativo opere-collezione si rivela felice e meno aggressivo del solito, a partire dallo splendido rococò della sala d'Ercole che, da consumata decoratrice degli spazi più glamour del contemporaneo, ha lasciato vuota. Là, dove nelle precedenti edizioni di arte al castello il priapismo di Koons e Murakami avevano calato i loro assi più ingombranti e scintillanti, gli enormi Balloon Dog e Kaikai Ki, la carta dell'assenza si rivela per Vasconcelos quella vincente.

In apertura: Joana Vasconcelos, Pavillon de Vin, 2011. Courtesy Societé EFFI/Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles. Qui sopra: Joana Vasconcelos, Le Dauphin et La Dauphine, 2012. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra

Ecco dunque che il filo conduttore diventa quel cuore che "vive de forma perdida", nelle parole e nel canto di Amalia Rodrigues in Estranha forma de vida, che è diffuso in loop nella sala della guerra. È con una diversa e malinconica armonia e un sottile humour di materiali che l'artista portoghese lavora le stanze del palazzo, come una contemporanea Madame de Polignac, la fedelissima e triste dama di compagnia di Maria Antonietta. Usa per investire la reggia, la stessa strategia: dispiega tracce di profumi costruiti su note bizzarre, intessute e venate di mani femminili, che questa volta operano anche in luoghi precedentemente inutilizzati.

Joana Vaconcelos, Coração Independente Vermelho, 2005. Museu Colecção Berardo, Lisbona

La Galleria delle Battaglie che è di solito l'inutile catalogo di passi perduti e gloria patria, percorsa da annoiate scolaresche, diviene un materiale povero, una specie di deposito di dipinti in cui collocare tre delle sue bellicose Valkyrie del 2009. È un tema in serie caro a Joana Vasconcelos, ma una dai toni oro ha ora un senso site-specific davvero speciale. Al centro dello spazio, l'opera incornicia l'entrata della Pulzella di Francia a Orleans in maniera più mistica che belligerante e i gesti del quadro di Henry Scheffer assumono una luce quasi 'Guernicana' con il calore latino dei tessuti che scendono dal soffitto. Ovviamente all'interno degli appartamenti reali, tutto attinge ed espande la miniera rocaille che le fa da background, utilizzando lo sfavillante folgorio della ricchezza delle collezioni per ricavarne non solo le foto per il catalogo album souvenir di rito, ma la prova iconica di esistenza e inossidabilità della tenuta di questo tipo di arte, che è parassita ed è concorrenziale al turismo culturale dei grandi numeri.

Con alcuni lavori di Joana Vasconcelos accade però qualcosa d'inaspettato. Nei suoi due cuori, il Coraçao Independente Preto del 2006, fatto di posate piegate, e Coraçao Independente Vermelho del 2005, fatto di posate in plastica, che riprendono la forma archetipica del monile per le spose lusitane, l'ordinarietà del materiale e la collocazione nei Saloni della pace e Salone della guerra, irradiano uno spleen domestico che rimanda ad una belligeranza di coppia più da tinello che da appartamento regale o da luoghi dove si amministra una giustizia e un governo su scala planetaria. Le scarpine Marilyn (PA), con il loro tacco vertiginoso nel Salone degli specchi, sono la chiosa perfetta, il monumento eretto all'utilizzo evenemenziale dei luoghi, ma decisamente mal collocate. Non competono con la frugale bellezza del Petit Gâteau, la cupcake bellissima, minuscola e pezzo pivotale di una deliziosa installazione che è in questi giorni alla Fondazione Gulbenkian di Parigi.

Il rapporto quantitativo opere-collezione si rivela felice e meno aggressivo del solito
Joana Vaconcelos, Lilicoptère, 2012. Collezione dell'artista, Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra. Prodotto in collaborazione con la Fundação Ricardo do Espírito Santo Silva, Lisbona

Entrambi i pezzi già visti nella mostra di Joana Vasconcelos per il Monaco Project for the Arts al Pavillon Bosio di Montecarlo. La teiera e la brocca, due edicole in ferro battuto che l'artista ha eretto nel giardino sovrastante l'Orangerie, sono rispettivamente Pavillon de Thé 2012 e Pavillon de Vin 2011 e sono i soli pezzi riusciti, che propagano la mostra nei giardini di Versailles.

Joana Vaconcelos, Golden Valkyrie, 2012. Collezione dell'artista, Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra

Le due sculture elicoidali Blue Champagne, fatte di assemblaggi di bottiglie, funzionano invece solo in relazione ai giochi d'acqua dei bacini antistanti e in assenza di getto si rivelano decisamente inutili. Insomma, in tempi di crisi e con un vero elicottero ricoperto di piume di struzzo parcheggiato negli appartementi reali, Joana Vasconcelos è pronta a evacuare Versailles, lasciando nella camera della regina solo un totem di parrucche, Perruque 2012, a ricordo dei trascorsi conflittuali e al testosterone del passaggio dei suoi colleghi nelle edizioni precedenti.

Joana Vaconcelos, Gardes, 2012. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra

Dal 30 settembre 2012
Joana Vasconcelos/Versailles
Palazzo di Versailles, Versailles

Joana Vasconcelos, Marilyn (PA), 2011. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra. Prodotto con il supporto di Silampos
Joana Vaconcelos, Gardes, 2012. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra
Joana Vasconcelos, Coração Independente Preto [Cuore Indipendente Nero], 2006. MUSAC - Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León
Joana Vasconcelos, Marilyn (PA), 2011. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra. Prodotto con il supporto di Silampos
Joana Vasconcelos, Pavillon de Thé, 2012. Collezione dell'artista; Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Parigi/Bruxelles e Haunch of Venison, Londra