Abu Dhabi è un Emirato giovane e in veloce trasformazione, che si sta facendo strada tra la chiassosa ed esibizionista Dubai e l’introversa e intellettuale Sharjah.
Nel distretto di Mina Zayed, un imponente processo di rigenerazione urbana sta trasformando l’area del vecchio porto commerciale, le cui attività principali sono state delocalizzate nel 2012, in un vivace quartiere multifunzionale dove lo spirito del luogo rivive negli edifici industriali recuperati per ospitare spazi e servizi per la comunità. Tra questi c’è 421 Arts Campus, una piattaforma di ricerca, apprendimento e sperimentazione per artisti e creativi emergenti, situata in un vecchio capannone ristrutturato di Mina Zayed.
A parlarmene a colazione tra le bouganville lungo il porto è Faisal Al Hassan, giordano di origine e da oltre un decennio ad Abu Dhabi, responsabile del 421 Arts Campus e direttore della sua programmazione.
421 Arts Campus: il trampolino di lancio per la creatività negli UAE
Faisal racconta che 421 è nato dal bisogno di colmare un vuoto nella scena artistico-culturale degli Emirati. Da un lato, c’è il mercato esclusivo delle gallerie d’arte; dall’altro, ci sono le “superpotenze” dell’industria culturale che commissionano alle più rinomate archistar (da Jean Nouvel, a Frank Gehry, a Norman Foster, a Mecanoo) il disegno dell’area di Al Saadiyat.
In mezzo, c’è un milieu creativo che utilizza le arti come strumento di indagine e innovazione sociale ma che non ha ancora l’expertise per muoversi autonomamente. Ed è a questo target che si rivolge 421 Arts Campus.
Il centro fornisce agli artisti le competenze in materia di pratica espositiva, sostenibilità economica, programmazione, e altre tematiche a supporto dello sviluppo della loro carriera. Oltre a nutrire l’ecosistema creativo della regione, il centro si occupa di sedimentare la cultura nel quartiere rafforzando il senso di comunità e l’identità di Mina Zayed, organizzando iniziative e ingaggiando gli artisti nell’avvicinamento della comunità alla pratica creativa.
Nel corso degli anni, 421 è diventato un” trampolino di lancio”, come dice Faisal, per molti artisti e per tutta la squadra di 421 è una soddisfazione vedere i creativi “spiccare il volo” da Mina Zayed.
421: lo spazio
Il progetto di ristrutturazione dei due magazzini dismessi dove ora si situa 421 ha rispettato lo spirito industriale del comparto, arricchendolo di suggestioni mutuate dalla cultura araba.
Il complesso ospita gallerie, studi, spazi di co-working, una biblioteca, un caffè, un negozio, uno spazio per installazioni permanenti e una piazza multifunzionale all'aperto.
Un layout fluido e funzionale propone una sequenza di corti con vegetazione autoctona, che introiettano la luce all’interno dell’ermetico edificio e rievocano il cortile come cuore dell’architettura islamica, alternate a spazi espositivi essenziali.
I fabbricati sono avvolti da un involucro in cor-tén traforato che riporta motivi geometrici, come nella tradizionale mashrabiyya, e riecheggia la texture arrugginita dei capannoni circostanti.
La scena artistica emergente: identità e risveglio
All’interno del centro, le mostre del momento sono due. Nella galleria 1, Asma Belhamar, nella mostra personale (Solid Void), si concentra sul tema dell’identità come rapporto tra passato e presente: un rilievo appeso alla parete in legno intagliato propone un tradizionale fronte islamico, reinterpretato nella variazione delle trame per suggerire la distorsione che deriva da una percezione in movimento, come da una linea dell’Alta Velocità che sfreccia di fianco a un contesto storico (Vision on the Periphery).
La mostra collettiva “Nine Nodes of Non-being” indaga sul tema dell’estinzione come conseguenza del collasso dell’ecosistema naturale e antropico che la società tende ad ignorare, e del risveglio di una nuova coscienza. Nove artisti aprono al dubbio come viatico per acquisire una nuova consapevolezza. Tra questi, UNMAKE LAB introduce il nonsense nella confort zone di un salotto domestico come occasione di “risveglio” critico: le fotografie ai muri mostrano animali apparentemente verosimili ma creati dall’AI e irreali, che introiettano il fantasma dell’incerto nella quiete dell’ordinario (Domestic Animal Syndrome, Oracles).
Il viaggio nell’universo del pensiero artistico emergente della regione conduce oltre le porte di 421 in aree di espansione al di fuori della città, sulle tracce di artisti che da Mina Zayed hanno “spiccato il volo” e oggi si muovono in autonomia sulla scena artistica.
Fuori dal nido
Incontro Nasser Alzayani (il suo gatto Felix) a casa, in un quartiere di villini seriali. Nasser sviluppa una ricerca sulla memoria come unico – foscoliano – strumento di sopravvivenza. A proposito dell’installazione “Watering the Distant, Deserting the Near” (esposta, tra l’altro, nel 2021 al Louvre Abu Dhabi), racconta della fonte d’acqua dolce di Ain Adhani in Bahrain, oggi prosciugata, da lui fatta rivivere nel ricordo attraverso la sabbia riarsa e solidificata con un processo simile alla vetrificazione.
In un comparto industriale lambito da una terra arida che già prelude al deserto, Afra Al Dhaheri parla nel suo magazzino-laboratorio della sua urgenza di riconquistare un “profumo del tempo” cancellato dalla velocità di passo odierna. Nel progetto “Hair Drawings” elabora il rapporto con il tempo attraverso la materia del suo corpo: i capelli, raccolti e sagomati in un processo lento e meticoloso, rappresentano un frammento di vita che continua oltre il distacco dal corpo, quando disegnano composizioni cromatiche su un foglio di cartone.
Tentando una connessione con lo spazio (esteriore e interiore) e con il tempo come unico strumento di auto-conservazione per resistere al flusso della storia (che qui scorre più veloce che altrove), la giovane scena artistico-culturale di Abu Dhabi offre un’opportunità unica per affermare un senso di luogo in un paese sempre più globale e plasmato da investimenti faraonici e strategie di marketing che ne sfumano il profilo identitario.
Una sfida complessa che porta alla mente l’immagine di Davide contro Golia e che fa guardare con speranza al futuro di questa regione.
Programma
Il programma invernale a 421 Arts Campus è "Entanglements" (gennaio-marzo 2024). Il progetto invita a sperimentare la connessione reale oltre il virtuale stimolando la relazione interpersonale e la cura dell’altro, e a riflettere sul senso di comunità e sul valore della prossimità. “In questa stagione invitiamo i visitatori alla condivisione, attraverso iniziative per la collettività in stretto dialogo con le mostre in programma”, dice Faisal. Parallelamente a workshops, jamming sessions, un festival cinematografico, conferenze ed eventi speciali, sono ospitate due mostre: la collettiva Network Culture raccoglie il lavoro di dodici creativi che, negli ultimi tre anni, hanno sviluppato le proprie ricerche in collaborazione con 421 e da qui hanno “spiccato il volo”; la mostra personale Counting Fingers, di Hana El-Sagini, propone una riflessione sul tema del trauma e della fragilità umana, reinventando gli spazi sanitari in chiave onirica, ironica, inquietante o divertente. Tutto questo all’insegna dell’inclusività, attraverso strumenti per l’apprendimento e il coinvolgimento mirati ai più disparati targets di utenza, dalla formule family-friendly, al lessico multilingue, al braille.