La piscina a strisce di Marco Meozzi rischia la demolizione

La piscina di Iolo è una cupola pop realizzata con la tecnica Binishell negli anni Settanta, amata dai cittadini e celebrata in Berlinguer ti voglio bene con Roberto Benigni.

La piscina comunale di Iolo, realizzata nel 1976 da Marco Meozzi, è un importante esempio di applicazione del sistema Binishell, brevettato da Dante Bini negli anni Sessanta.

L’Italia attraversava all’epoca una fase di grande fermento politico, sociale ed economico. Nel mondo dell’architettura e dell’ingegneria, gli studi condotti nei primi del Novecento sull’evoluzione dei sistemi costruttivi avevano già tracciato la strada verso una nuova concezione della struttura su scala globale: dall’uso del cemento armato di Pier Luigi Nervi, alle coperture sottili di Felix Candela in Europa, fino ad arrivare in America con le cupole geodetiche di Buckminster Fuller. Queste sperimentazioni erano il risultato di una naturale evoluzione dei principi del Movimento Moderno in cui la struttura stessa dell’edificio veniva esaltata come elemento espressivo e compositivo.

Piscina coperta, Marco Meozzi, Paolo Pettini, Iolo, Prato, 1976-77. Foto Luca Attilio Caizzi
Piscina coperta, Marco Meozzi, Paolo Pettini, Iolo, Prato, 1976-77. Foto Luca Attilio Caizzi

Ed è proprio su tali principi che si fonda l’innovativo sistema Binishell, la cui nascita ci riporta indietro nel tempo a una fredda serata dell’inverno del 1963 a Bologna, quando Bini si trova con l’amico Filippo ai Giardini Margherita per giocare una partita a tennis. A fine partita i due provano ad aprire la porta della presso-statica che copre il campo, ma si rendono conto che la porta è bloccata da un’enorme quantità di neve caduta sulla struttura. Eppure nessuno dei due dall’interno se ne era reso conto.

Da quell’episodio l’intuizione di Bini, per cui da una minima pressione si sarebbero potute sollevare tonnellate di peso, se distribuito su una grande membrana opportunamente ancorata a una fondazione di base. Così nasce la Binishell, una tecnica che sfrutta la pressione dell’aria per realizzare costruzioni in cemento armato dalla forma sferica, la cui prima applicazione è avvenuta il 5 giugno 1964 in un terreno situato a Crespellano, nei pressi di Bologna.

  

La nuova tecnologia costruttiva viene applicata in ventitré Paesi nel mondo e per oltre 1600 progetti. Tra questi, la piscina comunale di Iolo, in provincia di Prato, disegnata dall’architetto Marco Meozzi. Meozzi ricorre al sistema Binishell per realizzare una cupola il cui spessore della membrana-guscio è pari a 6 centimetri, ha un diametro di 32 metri e copre una piscina di 25 metri; la struttura comprende anche una piccola tribuna per spettatori, gli spogliatoi, un pronto soccorso ed altri servizi necessari.

All’esterno, il colore gioca un ruolo fondamentale, anche se purtroppo oggi le “stripes” di colore si sono quasi del tutto consumate. La forma stessa della cupola è esaltata dall’uso di colori caldi, come il giallo e l’arancione, che non vengono utilizzati come “cosmetico” per coprire la pelle in calcestruzzo della cupola, ma come elemento architettonico che completa l’opera stessa, suggerito anche dal titolo “Cupola zebrata” dell’articolo pubblicato su Domus 567, nel febbraio del 1977. L’edificio aveva infatti una texture che ricorda le strisce del manto di una zebra e che aumenta il potenziale espressivo della cupola sferica.

Piscina coperta, Marco Meozzi, Paolo Pettini, Iolo, Prato, 1976-77. Courtesy Marco Meozzi
Piscina coperta, Marco Meozzi, Paolo Pettini, Iolo, Prato, 1976-77. Courtesy Marco Meozzi

L’uso sapiente del colore enfatizza la forma e sembra ricorrere a quei principi di un’architettura derivata da un processo “pop” proprio del mondo dell’arte: dal senso di “humour” trasferito dalla texture che ricorda anche la tenda di un circo all’alienazione rispetto al territorio circostante. Anche all’interno si possono rintracciare segni architettonici in linea con le tendenze culturali e stilistiche degli anni Settanta, come le grosse scritte che segnalano i diversi ambienti, realizzate ad una dimensione insolita e fuori scala. Proprio gli interni di questa piscina diventano la scenografia di alcuni frame del film Berlinguer ti voglio bene, diretto da Giuseppe Bertolucci (1977) e interpretato da Roberto Benigni, nato proprio nei pressi di Iolo, a Castiglioni Fiorentino.

Purtroppo, come molte altre cupole realizzate nel territorio italiano con il sistema Binishell, l’edificio è a rischio demolizione. Al suo posto verrà realizzata una piscina olimpionica che vuole competere con i due principali impianti della penisola, quello di Riccione e quello di Roma, e che, stando alle notizie di cronaca, costerà 16 milioni.

  

Non è il primo tra i progetti iconici realizzati con il sistema Binishell a fare una brutta fine negli ultimi anni. Nell’estate 2021 è stata demolita la storica discoteca Pick Pack di Crespellano, vicino a Bologna, un locale che negli anni ha ospitato importanti artisti italiani, da Lucio Dalla a Loredana Bertè ed Ornella Vanoni. Negli anni Novanta, il Pick Pack era stato anche la scenografia del video di “Come mai” del duo pop italiano 883, all’epoca sulla cresta dell’onda.

Dopo aver lasciato per decenni Dante Bini in un cono d’ombra, ignorato dalla critica e dalla storia dell’architettura nonostante l’importante contributo apportato alle scienze tecnologiche e costruttive, ci ritroviamo oggi a dover piangere sopra le rovine di un’architettura che sembra non avere scampo dalle ruspe, nonostante molte di queste strutture, come la piscina di Iolo, siano ancora attive e perfettamente funzionanti.

Immagine in apertura: Piscina coperta, Marco Meozzi, Paolo Pettini, Iolo, Prato, 1976-77. Foto Luca Attilio Caizzi

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