Il progetto di rigenerazione urbana Mill Junction può essere definito come un intervento “sostenibile al cubo”.
Partiamo dal primo grado di elevazione, quello ambientale. Pompe di calore per la produzione di acqua calda e per il riscaldamento irradiano l’intera struttura come un vero e proprio sistema cardiovascolare. Le finestre, presenti in ogni stanza, sono dotate di un dispositivo di movimento con sensore di luminosità capace di azionare, a seconda dei casi, l’apertura o la chiusura degli infissi a doppia camera. Citiq calcola che grazie a questi semplici accorgimenti la struttura abbia ridotto del 50 per cento il consumo energetico rispetto a un edificio di pari categoria, dimensione e funzione.
Infine, i container colorati che caratterizzano la realizzazione, sono stati recuperati ed efficacemente coibentanti, risparmiandoli da un lento, costoso oltreché inquinante processo di dismissione.
Paul Laphman, amministraore delegato di Citiq, sembra essere ottimista anche sulle possibilità di replicare l’iniziativa nonostante sottolinei la necessità di sperimentare nuove modalità per la rigenerazione e l’efficientamento energetico dei container.
Vista la quantità di strutture inutilizzate dal forte carattere identitario dislocate in diversi nodi universitari della vecchia Europa, con le dovute contestualizzazioni e modifiche, chissà che Mill Junction non ispiri una serie di imprenditori lungimiranti che intendano iniziare un processo di rigenerazione urbana utile alla comunità, alle loro tasche e a un sistema scolastico-universitario sempre più in crisi perché privo di strutture di qualità a supporto dell’insegnamento.
Mill Junction, Johannesburg
Programma: residenza per studenti
Impresa: Citiq Students
Completamento: 2014