La prima shared house a Tokyo
In risposta a una crescente domanda di pattern abitativi alternativi, Share Yaraicho è la prima shared house di Tokyo progettata in quanto tale. Può sembrare strano, ma in Giappone, tutte le altre case condivise esistenti sono il risultato di edifici adattati e trasformati. Negli ultimi anni, sia per questioni economiche e culturali, ma soprattutto per ragioni di trasformazione sociale il Giappone è cambiato e non poco, basti pensare che nel 2012 per la prima volta la percentuale di gente che vive sola a Tokyo ha superato il 50%. La stragrande maggioranza di giovani (e anziani) giapponesi vive sola e ciò rappresenta una grande differenza rispetto alla loro controparte europea o americana dove condividere lo spazio con altri colleghi di studio (o di lavoro) è una pratica diffusa. La Share Yaraicho – grazie a spazi d'incontro e convivenza – offre un'alternativa alla richiesta sempre più diffusa di contrastare un trend di solitudine sociale destinato ad aumentare negli anni a venire.
Unzip the facade
Il progetto di Shinohara e Uchimura si trova su un lotto tranquillo, ritirato dalla via centrale di Kagurazaka ed è composto di un edificio alto 10 metri, con una struttura portante in ferro – una sorta di box aperto sia sulla facciata sia sul retro – dove sono inserite sette unità spaziali. Alcune unità sono appese alla struttura in modo da lasciare spazi interstiziali per farvi scomparire mobili bassi e sedute.


Anche se la continuità del costruito con la natura delle abitazioni è un tema presente nell'architettura tradizionale giapponese, esso è oggi particolarmente raro da trovare in un set metropolitano avanzato come Tokyo. Ma l'area di Kagurazaka è fra le poche zone sopravvissute a terremoti, incendi, bombardamenti e "metropolizzazione", al punto da conservare ancora tracce consistenti di un tessuto urbano e sociale che risale al periodo Edo fatto di piccole strade curve, scalinate, giardini, case in legno e senso della comunità. Qui non solo si trovano ancora tracce della pavimentazione originale ishidatami ("tatami in pietra"), ma resistono anche alcune atmosfere del periodo Edo: basti pensare che è ancora possibile incontrare regolarmente donne in kimono e a volte pure geishe. Shinohara e Uchimura – attraverso le scelte compositive e gli accorgimenti sull'utilizzo dei materiali – hanno instillato nella loro architettura un senso di rinnovata sensibilità verso la natura e di responsabilità sociale dovuta all'effetto del razionamento energetico post-Fukushima e alla voglia di stare insieme.
La Shared Yaraicho funziona molto bene durante i mesi più caldi, seguendo quella tradizione che vuole la casa giapponese costruita per contrastare non il freddo invernale ma bensì l'umidità e l'afa estiva. Ricorda lo scrittore Junichiro Tanizaki che provare un certo freddo a casa fa parte dell'estetica tradizionale giapponese: e così è d'inverno anche nella Share Yaraicho, dove però in compenso il calore è umano. Salvator-John A. Liotta, architect and senior researcher at the University of Tokyo

Cliente: privato
Area di progetto: 128.60 mq
Area costruita: 76.68 mq
Completamento: 2012
Struttura: acciaio
Ingegneria strutturale: Ohno Japan
Azienda costruttrice: Link Power


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