Le mostre cambiano, e con esse il modo di parlarne, il modo di ricordarle e, quel che più conta, il modo di farle. Nel 2012 il Centre Pompidou ha accettato la sfida di mettere insieme una retrospettiva di 650 metri quadrati sull'architettura italiana ricavandola solo ed esclusivamente dalle sue collezioni: La Tendenza: architectures italiennes 1965-1985 riunisce un'antologia di importanti opere della collezione d'architettura del Centre Pompidou (250 disegni e alcuni modelli storici), ma anche libri e riviste, fotografie, dipinti, film e una grande varietà di materiali documentari. Una mostra quindi predestinata a un vincolo, in quanto fortemente segnata dall'influsso e dal colore della collezione del museo. Ma il Centre Pompidou ha comunque svolto un ampio lavoro di ricerca, nello sforzo di aggiungere, in occasione della mostra, nuove opere alla collezione. Testimonianza di quest'epoca di crisi economica, il corpus espositivo annuncia un nuovo rapporto tra mostra e collezione.
La mostra del Centre Pompidou mira ad analizzare le origini di Tendenza, movimento d'architettura che "rifiutava l'utopia in favore di un'architettura politica e critica dotata di una salda presa sulla realtà". La mostra comprende, tra le altre, opere di Mario Ridolfi, Alessandro Anselmi, Carlo Aymonino, Paolo Portoghesi, Ernesto N. Rogers, Aldo Rossi, Massimo Scolari, Salvatore Bisogni, Gianni Braghieri, Arduino Cantàfora, G.R.A.U., Edoardo Guazzoni, Antonio Monestiroli, Dario Passi, Franz Prati, Franco Purini, Uberto Siola, Franco Stella, Daniele Vitale, Giangiacomo D'Ardia. Prevalgono le immagini bidimensionali e particolare rilievo viene dato alla percezione dell'architettura come forma di rappresentazione della cultura.
Architettura, polemica e politica
Con la mostra La Tendenza: architectures italiennes 1965-1985, a cura di Frédéric Migayrou, il Centre Pompidou prova a fare luce su un periodo celebre, ma non abbastanza analizzato dell'architettura italiana.
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- Léa-Catherine Szacka
- 02 luglio 2012
- Parigi
La mostra comprende sette sale, in un ordinamento generale cronologico e tematico. La sala introduttiva si apre con la XV Triennale di Milano (1973), evento fondativo di Tendenza. L'attenzione del visitatore viene immediatamente attratta da due riproduzioni di sette metri per due: a sinistra una copia della Città analoga (l'originale è conservato a Milano), la grande tela dipinta da Arduino Cantàfora e posta all'ingresso di Architettura razionale (la sezione d'architettura della famosa mostra storica) e, a destra, una foto di gruppo in bianco e nero dei curatori della mostra di fronte alla stessa Città analoga. La seconda sala, Le forme della storia, rende omaggio all'opera di Mario Ridolfi e degli altri architetti battezzati "neorealisti", che perseguirono il ritorno alla forma storica e alla ricchezza del vocabolario geometrico. In questa sala c'è anche un modello della Torre Velasca del gruppo BBPR, uno dei primi esempi di sintesi dialettica fra tradizione e modernità.
L'architettura in discussione è una specie di sala introduttiva destinata a mettere in luce le fonti intellettuali di Tendenza. Qui il curatore espone una miriade di libri (da cataloghi di mostre storiche a saggi fondamentali come Il territorio dell'architettura di Vittorio Gregotti e le pubblicazioni didattiche di Aldo Rossi e di altri membri di Tendenza) e riviste (puramente d'architettura come Metron, Edilizia Moderna, Controspazio oppure filosofico-politiche di tendenza marxista come Quaderni Rossi, Contropiano, Angelus Novus, Aut Aut) per sottolineare l'intensità senza paragoni dell'attività editoriale dell'epoca e il suo contributo alla riproposta della dimensione intellettuale dell'architettura. Segue poi una sala più specificamente dedicata alla tipomorfologia: Una prospettiva logica del progetto: tipologia – morfologia. A testimonianza della nuova logica architettonica applicata al progetto nella sala sono esposti i progetti di laurea di allievi di Rossi come Edoardo Guazzoni e Daniele Vitale. Nella sala c'è inoltre una gigantesca assonometria del complesso abitativo Monte Amiata di Carlo Aymonino al quartiere Gallaratese, simbolo delle nuove costanti morfologiche in relazione con la città e con la regione.
La mostra del Centre Pompidou mira ad analizzare le origini di Tendenza, movimento d'architettura che rifiutava l'utopia in favore di un'architettura politica e critica dotata di una salda presa sulla realtà.
La penultima sezione – Architetture efficaci – è dedicata alle tarde realizzazioni del lavoro di Tendenza. Il liceo scientifico Guglielmo Marconi di Pesaro (1970-1973) di Carlo Aymonino; la scuola del rione Traiano di Salvatore Bisogni (1983); le Cinque Piazze di Gibellina (1982) di Franco Purini e Laura Thermes, oppure il Cimitero di Nizza del G.R.A.U. sono presenti in diapositiva, a sottolineare ancor più il contrasto tra architettura di carta e costruzioni realizzate. Infine Una dimensione internazionale: l'architettura sul palcoscenico è dedicata al Teatro del Mondo e alla Strada Novissima della Biennale 1980, di cui si sottolinea il cambio di scala: dal disegno al segno urbano a grandezza naturale. Qui la mostra propone una nuova fase della storia dell'architettura: il momento in cui Tendenza incontra il Postmodernismo americano.
Il fantasma di Aldo Rossi aleggia in ognuna delle sette sale della mostra: dall'ingresso che riprende il portale d'ingresso di Rossi all'Arsenale della Biennale del 1980 al modello in scala del Teatro del Mondo, a una cabina da spiaggia a dimensioni reali e, ultimo ma non di minore significato, fino al collage originale (acquistato e restaurato dal museo in occasione della mostra) di un'altra Città analoga, realizzato nel 1976 da Eraldo Consolascio, Bruno Reichlin e Fabio Reinhart. La Tendenza: architectures italiennes 1965-1985 soddisfa due differenti, ma pressanti esigenze. Da un lato, offre un panorama di opere incredibilmente ricco, perché dà occasione di esporre in un unico spazio un'abbondanza di disegni mai vista. È certo che il Centre Pompidou possiede la più vasta e la più ricca collezione di architettura italiana del mondo e ha solo poche occasioni per esporla. In secondo luogo, a motivo delle particolari circostanze – una mostra che non utilizza un solo prestito – l'esposizione suggerisce da un lato un'interpretazione relativamente ampia della parola 'tendenza', mentre, dall'altro, trascura alcune figure importanti (come Giorgio Grassi e Massimo Scolari). Il che senza dubbio scatenerà polemiche e risveglierà passioni. Ma sarà proprio questo l'omaggio migliore allo spirito italiano degli anni Settanta, un'epoca in cui l'architettura era prima di tutto argomento di polemica e di politica.