L'architettura di Juliaan Lampens supera il convenzionale
concetto di abitare, proponendo al
suo posto la visione utopica e avanguardistica di
un vivere senza barriere. Nel 1950, l'architetto
apre uno studio a Eke, un paesino nelle vicinanze
di Gent, in Belgio. Nel 1958, una visita all'Expo
di Bruxelles lo colpisce profondamente e contribuisce
a modificare radicalmente le sue idee,
portandolo nel 1960 alla costruzione della sua
abitazione. È un fatto che segna una svolta nella
sua carriera: come lui stesso ricorda, "ogni belga
in buone condizioni di salute visitò l'esposizione
internazionale. Ed è in buona parte grazie agli
stili architettonici moderni dell'Expo che quel
tipo di lavoro è stato accettato e ha potuto radicarsi
in Belgio".
Lampens lavora quasi esclusivamente con cemento,
legno e vetro. Dal punto di vista formale, le sue
case sono progettate con l'intenzione di creare
un'armonia tra interno ed esterno e con l'ambiente
naturale circostante. Profili, orientamento
e prospettive sono tutti elementi centrali nell'insediamento
e nella costruzione di un edificio: di
norma, le abitazioni di Lampens sono chiuse alla
vista del pubblico su un lato, ma del tutto aperte
invece alla natura, così da generare sempre un dialogo
formale fra trasparenza e chiusura.
L'architetto belga si è sempre adoperato per raggiungere
una piena conciliazione degli opposti
tra l'estro di Le Corbusier e il controllo di Mies van
der Rohe. Lampens nutre inoltre una profonda
ammirazione per Oscar Niemeyer, l'architettura
romanica e le fortificazioni del Vallo Atlantico:
per lui, i bunker costruiti lungo la costa atlantica
durante la seconda guerra mondiale rappresentano
uno splendido esempio di brutalismo: "una
perfetta integrazione tra mare e natura".
Per quanto non direttamente associata al brutalismo,
l'architettura di Juliaan Lampens ne costituisce
un'interessante variante stilistica: sul piano
materiale per l'uso del cemento grezzo, su quello
formale per la sua interpretazione della tipologia
del bunker. Ed è stata proprio la lunga sperimentazione
con il cemento a definire il suo stile, caratterizzato
da esterni simili a strutture fortificate, associati
a scorci panoramici e motivi scultorei.
L'idea di abitazione secondo Lampens si basa su
una serie di elementi caratteristici uniti a formare
un completo open plan, una pianta aperta priva di
colonne e persino di pareti, in cui tutte le funzioni
(cucina, soggiorno, camere e bagno) si organizzano
all'interno di un unico spazio indistinto. A
differenza dell'insistenza borghese sui principi di
individualità e patriarcato, questo stile punta a un
senso di comunità e uguaglianza dello spazio abitato,
a una vita vissuta come unità famigliare che
rinvia a un'esistenza più semplice.
La più chiara attuazione di queste idee va ritrovata
nella casa Vandenhaute-Kiebooms, del 1967. Qui,
Lampens porta la sua architettura agli estremi:
l'interno è completamente aperto, ciò che incoraggia
la famiglia, composta da genitori e quattro
figli, a vivere insieme in uno spazio privo di qualsiasi
privacy acustica o percettiva. Un quadrato di
14x14 metri realizzato in vetro e cemento con un
open plan radicale è protetto da una copertura
in cemento (a 2,6 m dal livello del pavimento)
che poggia solo su due piccole travi angolari in
acciaio. L'abitazione è completamente aperta sui
lati, a sud e a est, il che determina l'esposizione
verso la campagna, mentre una parete in cemento
offre riparo dalla strada, una protezione rafforzata
dal fatto che la casa è costruita a un livello
inferiore del piano stradale. All'interno, gli unici
elementi fissi sono tre semicilindri in cemento che
si elevano dal pavimento, commisurati all'altezza
del committente, Gerard Vandenhaute. Dietro si
trovano il bagno, la toilette e la scala che scende
in cantina. A fare da contrappunto ai cilindri scende
dal soffitto per fermarsi all'altezza delle spalle
un diaframma quadrato in cemento che demarca
l'area della cucina. La separazione tuttavia non è
netta, visto che il piano di lavoro, sospeso, si spinge
fino al soggiorno per funzionare da tavolo per il
pranzo. Oltre a questo ridotto numero di elementi
fissi, lo spazio interno può essere organizzato in
modo completamente libero. Le "unità/riposo"
sono composte da letti collegati ad armadi, a creare
una specie di "nicchie-del-sonno". Non essendo
fissate al suolo, esse permettono di risistemare e reimmaginare
lo spazio e il suo livello di intimità.
L'architettura abitativa di Lampens ha goduto di
grande successo nel corso del tempo: molti degli
spazi da lui creati sono abitati tuttora dai proprietari
originali. Numerosi clienti e i loro figli, cresciuti
in questi edifici, hanno confermato che le
sue architetture offrono un senso dello spazio del
tutto unico, tale da consentire a un tempo di vivere
insieme alla comunità famigliare e alla natura.
Angelique Campens
Juliaan Lampens, nato nel 1926 a De Pinte vicino a Gent,
dopo gli studi artistici presso
l'Higher Institute for Art and
Vocational Training della
Sint-Lucas School di Gent,
nel 1950 fonda il proprio
studio di architettura a Eke.
In seguito all'influenza
esercitata dalla visita alle
architetture moderne
dell'Esposizione Universale di
Bruxelles nel 1958, Lampens
elabora la propria visione
dell'architettura.
Le sue case 'brutaliste', quasi
fortezze domestiche, sono
unità introverse, aperte
però alla fusione con la
natura circostante. Nel 1995
Lampens viene insignito
del Belgian Award for
Architecture.
Juliaan Lampens
Una visione integralista dell'abitare. Un cambio di percezione: i duri spazi ispirati ai bunker di cemento grezzo diventano armonici, classici luoghi private.
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- Angelique Campens
- 15 giugno 2010
- Sint-Martens-Latem