Nella storia della costruzione, per lungo tempo, è stato il progresso tecnico a portare l’innovazione; si è dovuto attendere molto perché a cambiare le cose fosse invece uno spostamento di pensiero, un’intuizione su come innovare il processo, su come costruire, piuttosto che con cosa. La prefabbricazione, guardare alla costruzione come ad un assemblaggio di pezzi invece che a una trasformazione della materia in loco, ha caratterizzato il Novecento in questo senso, e la modularità è stata la sua evoluzione più avanzata, con un impatto tanto culturale quanto sociale senza eguali: basta pensare ai moltissimi brevetti di Jean Prouvé, come le case Les Jours Meilleurs per l’associazione assistenziale Emmaüs, assemblabili in meno di 7 ore già nel 1956.
Design e modularità: l'intuizione di Mangini Group
La storia lunga quasi 70 anni di un gruppo industriale italiano che ha accompagnato e anticipato le sfide contemporanee dell’architettura, investendo sulla costruzione modulare di pareti con un approccio olistico capace di andare “dal cucchiaio alla città”
Evoluzione a partire da un’intuizione, da un cambio di punto di vista, quindi: è ciò che abbiamo discusso assieme a Massimo Mangini, oggi alla guida di Mangini Group, realtà industriale che proprio da una simile transizione ha preso la via di una crescita unica nel suo settore. Da una iniziale produzione di elementi in cartongesso, il gruppo si è spostato verso il campo delle pareti modulari arrivando non solo a coprirne trasversalmente lo spettro delle possibili applicazioni, ma anche ad ampliarlo. “Più che un passaggio, è stato un'aggiunta” ci racconta Mangini, “un’aggiunta rispetto ai sistemi costruttivi cosiddetti a secco, quelli legati al mondo del cartongesso e spesso fraintesi come elementi prefabbricati: abbiamo visto nelle pareti mobili la vera prefabbricazione di interni”.
Dopo 68 anni di presenza sul mercato, il ritratto odierno di Mangini Group è quello di un’azienda che investe in progettazione, produzione e installazione di pareti mobili e sistemi di prefabbricazione modulare, ma anche di complementi e impianti ad alta tecnologia, tenendo come guida il connubio di design e performance: il primo è stato il terreno d’esplorazione negli ultimi decenni; la seconda invece quello di provenienza, l’origine industriale del gruppo, il suo know how tecnico, che oggi rende possibile la certificazione antisismica, antincendio, acustica e ambientale di ogni sua soluzione. “In un ospedale, normalmente, una patient room è realizzata in cartongesso: usando pareti pannellate si possono usare finiture vicine a quelle dell’ambito hôtellerie, che diano al paziente un senso di casa invece che di luogo alienante. E da qui si può passare a realizzare hotel modulari, come anche residenze modulari, con un sistema capace di garantire la tenuta sismica di tutto l’insieme, adattandosi a diverse applicazioni, dalla sala operatoria ipertecnologica a alla stanza di albergo di lusso”.
Una storia fatta tutta di aggiunte incrementali, quindi: dalla transizione al modulare partita nell’ambito del workspace terziario, degli uffici, si è passati alla sua applicazione in ambito farmaceutico e sanitario con le clean room, poi all’hospitality, fino alla dimensione di un chiavi in mano che ha molto di quell’idea di progetto totale sviluppatasi con le Arts and Crafts prima, e colla Bauhaus poi. “È un approccio olistico” spiega Mangini, “riusciamo a essere multicanale, proponendo la modularità e la flessibilità in diversi ambiti del vivere, e ad offrire una soluzione bottom up, dove si parte dal modulo per arrivare a consegnare anche un volume esterno”. Attraverso il contributo di una divisione che realizza soluzioni chiavi in mano, tutto il processo si sviluppa infatti internamente all’azienda.
Questo ritratto di unicità in un mercato globale e competitivo nasce da diversi gesti innovatori, che vanno oltre la tecnica.
Prima di tutto è una questione di mentalità e visione “Uno molto più famoso di me diceva ‘Stay hungry, stay foolish’, ma io aggiungerei ‘stay in action’”, è il modo che ha Mangini di sintetizzare la ricetta di una crescita esponenziale in dimensioni e campi operativi che il suo gruppo ha conosciuto negli ultimi anni. Una serie di idee e decisioni che all’inizio potevano essere considerate folli, ma che si sono dimostrate innovazioni pure ed efficaci, una volta che si è avuto il coraggio di implementarle, come è successo coi sei Covid Hospitals modulari sviluppati e realizzati durante la pandemia, consegnati pronti all’uso completi di attrezzature e impianti in 54 giorni: “abbiamo consegnato addirittura con un giorno d’anticipo, e questo ha significato salvare vite umane”.
Courtesy Mangini Group
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Courtesy Mangini Group
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C’è poi il rapporto coi progettisti, veri playmaker di un processo progettuale e costruttivo di cui Mangini può garantire il controllo completo. “Per il progettista noi siamo una sala giochi, alle sue richieste diremo sempre sì, tranne se la fisica non ci consente di farlo”: è un’osmosi tra progetto e prodotto che fa parte della filosofia Mangini, offrire cioè prima un supporto di consulenza alla progettazione, poi svilupparne i risultati, a punto che spesso da soluzioni create in customizzazione per i progettisti derivano nuove tipologie di prodotto.
E ancora, la crescita come ampliamento. Gli ultimi anni sono stati anni di inclusione di nuovi know how attraverso acquisizione di diverse aziende – come la Nicomac con la sua padronanza dell’ambito clean room – e nuovi settori operativi, ma soprattutto di una squadra sempre più grande e sempre più giovane che si dimostra motore fondamentale di ideazione delle nuove strategie. Anni poi di inclusione anche per nuovi mercati: dall’Italia, mercato d’origine, si passa agli Stati Uniti – attualmente secondo mercato per dimensione dopo la creazione di un hub operante su tutti i prodotti del gruppo – poi Europa, Francia, Svizzera, Germania, i Balcani, il Nord Africa, i Paesi arabi e l’Armenia, e un ritorno in Cina dopo una pausa seguita ad un decennio di scambi intensi.
La dimensione di Mangini assume gli aggettivi della contemporaneità, che sono olistico e globale: come le sperimentazioni novecentesche avevano dato risposta ad un mondo che cresceva e si popolava, la sfida di oggi è quella di accompagnare un mondo che si connette sempre di più e sempre più velocemente formula nuove necessità. Una sfida che prende forma in spazi dell’abitare e del vivere dove la flessibilità della costruzione modulare ha dimostrato di assumere sempre di più un ruolo cruciale.
- Mangini Group
- www.workspace.mangini.it