Come possiamo stimolare la vivibilità di una città, tutelando allo stesso il suo patrimonio? Come affrontare concetti come sostenibilità e la trasformazione urbana in contesti protetti dall’UNESCO in cui la conservazione è prioritaria? E come possiamo sfruttare l’arte e l’architettura per sperimentare nuove possibilità per questi temi?
Queste domande sono state fondamentali nella creazione di un sodalizio tra la Triennale di Bruges e dodici artisti e architetti, che sono stati chiamati a realizzare delle installazioni site-specific nello spazio pubblico. Fino a domenica 1 settembre sarà possibile visitare i loro lavori, che vogliono cambiare il volto del centro città e della spiaggia di Zeebrugge.
Gli autori selezionati sono venuti a Bruges, nelle Fiandre, da tutto il mondo alla ricerca del potenziale assopito di una città in continua evoluzione. I loro progetti creano nuove connessioni – tra strada e piazza, tra persone e animali, residenti e passanti – e ci fanno riflettere sulle sfide e le opportunità sociali, economiche ed ecologiche che ci attendono come società. L'arte e l'architettura contemporanee si fondono con il contesto del patrimonio mondiale dell'UNESCO nella Triennale di Bruges, che occupa un posto unico nel panorama artistico belga e internazionale.
12 installazioni site specific cambiano il volto di Bruges
Il centro di Bruges e la spiaggia di Zeebrugge, nelle Fiandre, tornano a essere una piattaforma per l’arte e l’architettura contemporanea nello spazio pubblico. La Triennale di Bruges durerà quasi cinque mesi.
Il tessile è un filo conduttore del passato di Bruges. Durante il Medioevo qui, infatti, i mercanti commerciavano tessuti fiamminghi di altissima qualità: cosa che si tradusse in un aumento del benessere economico della città. A partire dal XVI secolo, Bruges è tornata a essere un centro dell'industria del merletto. Con Common Thread, SO–IL intesse un nuovo capitolo che va ad aggiungersi a questa storia. Lo studio di architettura, però, non lo fa con la lana o il pizzo, bensì mediante filati high-tech realizzati con bottiglie in PET riciclate. Una macchina per la tessitura tridimensionale dell'Università tecnica di Delft ha trasformato i filati in una membrana semitrasparente. Con tale materiale SO-IL ha costruito un tunnel che si snoda proprio attraverso il giardino del Convento dei Cappuccini, collegando due parti di Bruges Ovest. Diverse aperture inquadrano alcune parti della tenuta e rivelano il giardino passo dopo passo.
© VisitBruges | Jan Darthet
Quando visitarono Bruges, i due soci di Studio Ossidiana trassero ispirazione da un sito archeologico, in cui dei lavori di scavo avevano riportato alla luce diversi strati di terra, contenenti tutti innumerevoli racconti sulla storia locale. Ecco perché Studio Ossidiana ha voluto portare in superficie questi strati di terra. Lo studio di architettura ha dunque progettato un silo della larghezza di diversi metri, realizzato con terra, torba, conchiglie e foglie, in cui ogni strato è ricco di semi di piante e fiori, funghi, minerali e batteri. Caratteristiche, queste, che rendono Earthsea Pavilion un ecosistema unico nel suo genere. L'edificio vivente attira insetti, uccelli e altri animali che, proprio come le condizioni atmosferiche, influenzano l'installazione. L'opera, in continua trasformazione, ci invita a scoprire tutti i suoi strati e i suoi abitanti. In questo modo incanala la natura all'interno della città e crea un luogo d'incontro tra uomini, animali e altre forme di vita.
© VisitBruges | Jan Darthet
Boonserm Premthada è rimasto del tutto rapito dalla Torre civica. Durante la sua visita, un assordante concerto di carillon iniziò a suonare proprio mentre si trovava sotto le immense campane. L'artista è rimasto affascinato dalle vibrazioni sonore. Ma la Torre civica ha attirato la sua attenzione anche per un altro motivo. Insieme alla Cattedrale di San Salvatore e alla Chiesa di Nostra Signora, la torre in mattoni domina lo skyline di Bruges. A questi tre monumenti secolari che simboleggiano la Chiesa e lo Stato, Boonserm Premthada ha voluto offrire un contrappunto contemporaneo e popolare con la sua torre di legno aperta. Dall'alto di tre piattaforme, i visitatori hanno modo di ammirare Bruges Ovest, il centro città e Sint-Michiels e sulla vetta possono suonare una campana di bronzo. In questo modo, The tower of balance cattura il suono tipico di Bruges.
© VisitBruges | Jan Darthet
Shingo Masuda e Katsuhisa Otsubo hanno guardato l'occidentale Bruges da una prospettiva orientale. Da cosa sono stati colpiti in questo esercizio? Dalla vicinanza degli edifici in mattoni del compatto centro cittadino e dal fatto che quasi ogni luogo ha una sua funzione. Uno schema che, però, Shingo Masuda e Katsuhisa Otsubo avevano tutte le intenzioni di rompere. Con empty drop, una struttura geometrica in mattoni, celebrano dunque il vuoto di una Bruges densamente costruita: creano un nuovo luogo di incontro aperto, ispirato all'Akakura Shrine, una roccia alta diversi metri circondata da una foresta di cedri. Molti giapponesi vi eseguono rituali naturali e vi si recano alla ricerca di una connessione. Anche empty drop ci collega alla Madre Terra: l'opera sorge tra alberi da frutto ed è in realtà un ingegnoso prodotto naturale... I circa 11.000 mattoni che compongono empty drop sono infatti stati realizzati con argilla cotta.
Cosa appartiene al passato e cosa al presente? Chi è un visitatore, chi un attore e chi un passante casuale? The Joyful Apocalypse non offre risposte a queste domande. Al contrario... l'installazione le evoca. La struttura impalcata, alta nove metri, si staglia sul cortile della Galleria coperta e i visitatori possono sbirciare su e giù dai suoi tre piani. Osservano gli altri passanti e allo stesso tempo sono parte integrante dell'opera. Così, appaiono qua e là sui pannelli di alluminio riflettente, che rispecchiano anche le mura della Galleria coperta medievale e la Torre civica, riconosciuti come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Occasionalmente, nel cortile si svolge un concerto o uno spettacolo, a volte pianificato, altre spontaneo.
© VisitBruges | Jan Darthet
Alcuni oggetti subiscono una vera e propria evoluzione. I loro disegni diventano via via più efficienti, ma ciò a volte si ripercuote sulla loro diversità. È quanto illustra Mariana Castillo Deball con la sua piattaforma Firesong for the bees, a tree of clay. Lungo i pilastri di sostegno alti due metri e mezzo, l'artista ha impilato decine di arnie in ceramica uniche nel loro genere: un riferimento alla storia dell'apicoltura europea. Per quattromila anni, gli apicoltori costruirono le loro arnie con paglia, argilla e ceramica cotta e, poiché le decoravano di volta in volta, queste avevano ovunque un aspetto diverso, fino alla comparsa di un tipo di arnia standard nel XIX secolo. Anche in questo caso sono presenti tre tipici alveari Simplex che, in cima all'installazione, ospitano la colonia di api di due giovani apicoltori di Bruges: Margot e Uther.
© VisitBruges | Jan Darthet
Le carceri e gli altri edifici penitenziari sono fonte di grande fascinazione per Mona Hatoum: la loro architettura è improntata in primis al controllo e alla disciplina. L'artista si interroga dunque su quale impatto abbia sulle persone che vi vivono e se queste possono prosperare in un sistema così oppressivo. Con Full Swing, Mona Hatoum vi mette nei loro panni. Attraverso una scala irregolare, raggiungerete una buia stanza sotterranea. Camminate oltre e passate accanto ad algidi gabbioni riempiti di pietre grezze, che evocano sentimenti di instabilità, spostamento e persino paura. Mona Hatoum riesce tuttavia a offrire un affascinante equilibrio: al centro del corridoio sotterraneo penzola infatti un'altalena, con cui ondeggiare verso la luce del sole e verso la nostra libertà. Così, l'altalena aggiunge comunque un tocco di gioia e di movimento a questo luogo alienante.
© VisitBruges | Jan Darthet
Le statue vi accompagnano nella storia: narrano un racconto della città in cui si trovano. Perciò si fanno carico di un'importante responsabilità. A quali figure affidiamo questo compito? È quello che si chiede ad alta voce anche Iván Argote, che ha installato sullo Speelmansrei un paio di logori scarponi di bronzo. A chi appartengono? Sta a voi come visitatori deciderlo. In questo modo Iván Argote alimenta un dibattito attuale. In tutto il mondo si trovano innumerevoli statue di uomini per lo più bianchi ed influenti. Anche in Colombia, patria dell'artista, molti monumenti si riferiscono a colonizzatori e dominatori bianchi... e non agli abitanti locali. Iván Argote ci invita a pensare proprio a questo aspetto. Who? è la prima di un'audace serie di opere visive.
Come rapportarsi ai materiali di scarto e ai luoghi dimenticati della città? Norell/Rodhe risponde a queste due domande con Raamland. Il duo di architetti ha trasformato una piazza anonima in uno stimolante luogo di riposo e di incontro con un padiglione. Come ha fatto Norell/Rodhe? Quasi interamente con materiali di seconda mano. Qui potrete trovare una vecchia vasca da bagno, una libreria rifornita e persino oggetti provenienti da un'ex discoteca. Questi reperti unici e pezzi di uso quotidiano conferiscono alla piazza una funzione nuova e sorprendente. Insieme alle erbe e agli arbusti autoctoni, formano un interno astratto dall'aspetto domestico e architettonicamente grezzo allo stesso tempo. L'ambiente invita però soprattutto a soffermarsi qui, a leggere un libro o a rimboccarsi le maniche.
© VisitBruges | Jan Darthet
Il ricco passato commerciale di Bruges? Siamo abituati a guardarlo quasi sempre da una prospettiva europea. Sumayya Vally adotta un approccio diverso. Ha esaminato le relazioni commerciali del XIV e XV secolo tra la prospera Bruges e il continente africano, analizzando l'impatto che questa cooperazione ha avuto sull'Africa. Con Grains of Paradise, Vally ci invita a fare lo stesso: ha installato una serie di piroghe annerite dal fuoco sul Lago dell'amore, un chiaro riferimento ai mercati galleggianti di alcune zone dell'Africa, come ad esempio sul fiume Congo. Sumayya Vally ha riempito le piroghe di piante e spezie, tra cui il pepe malagueta. Originario del Golfo di Guinea, questo pepe saporito e benefico era profondamente apprezzato dagli abitanti medievali di Bruges. Per questo motivo la spezia venne soprannominata "grano del paradiso" nella nostra regione.
Negli anni '30, l'Ospedale di San Giovanni si ritrovò ad affrontare il problema della mancanza di spazio. Così all'edificio fu affiancata la Clinica Minnewater. Per trasportare rapidamente i pazienti da un nosocomio all'altro, il professor Joseph Sebrechts suggerì dunque di costruire una strada di collegamento. Questa venne portata a termine nel 1938, ma cadde in completo abbandono dopo il 1976. Eppure il percorso non è mai scomparso del tutto. Come un archeologo contemporaneo, Adrien Tirtiaux ha riportato alla luce una parte della strada, per guidarvi in sua compagnia lungo i tratti più impressionanti. Così Tirtiaux ci porta su un suggestivo viadotto per mostrarci l'ingresso di una galleria sotterranea. Qui ha steso spessi e spensierati "tappeti di muschio". L'artista si avvale anche di un ingegnoso specchio per far rivivere la strada di collegamento dimenticata e nascosta sotto il tappeto.
© VisitBruges | Jan Darthet
Il nostro mondo imprevedibile è in continua evoluzione. Per questo Ivan Morison sottopone la sua installazione al vento, all'acqua e alla sabbia, adagiando Star of the Sea sulla spiaggia. Qui gli elementi atmosferici spietati mettono alla prova quanto l'arte possa essere o meno impermanente. Non appena si mette piede nelle condutture di scarico in cemento, si entra a far parte di questo ambiente puro, in cui si completa un percorso a forma di stella. Strada facendo, le diverse aperture offrono di volta in volta uno scorcio diverso dell'esterno. A volte inquadrano le dune o il mare; più in lontananza, si soffermano sul porto internazionale o sulle ville affacciate sulla diga. Anche l'architettura di Star of the Sea fa riferimento alla versatilità della costa belga. L'opera è a metà strada tra un bunker, un forte e un castello di sabbia sulla spiaggia.
© VisitBruges | Jan Darthet
Oltre alle dodici installazioni, la Triennale presenta anche un ricco public program, che comprende visite guidate, lezioni e laboratori per scuole e famiglie, strumenti di visita accessibili e un calendario di eventi che inquadrano e ampliano il tema di quest'anno, Spaces of Possibility.
"Il tema Spaces of Possibility mette in discussione il presupposto che le cose siano così come sono e suggerisce che potrebbero essere altrimenti. Costituisce un ponte costante tra il contesto locale e un pensiero collettivo più ampio sulla città e sul suo potenziale futuro, dove la trasformazione non è l'obiettivo finale, ma un mezzo che consente un cambiamento mentale o spaziale attraverso il potere trasformativo dell'arte e dell'architettura", affermano Shendy Gardin e Sevie Tsampalla, curatori della Triennale di Bruges di quest'anno.
- Triennale Brugge
- Spaces of Possibility
- Shendy Gardin e Sevie Tsampalla
- 13 aprile - 1 settembre 2024
- www.visitbruges.be/triennale
- www.visitflanders.com