FontanaArte. 90 anni di storia in mostra a Venezia

“Il Tavolo con Ruote nacque perché Gae Aulenti, Art Director di FontanaArte negli anni Ottanta, vide un giorno in azienda dei carrelli da deposito, che poi non erano altro che tavole di legno con quattro ruote industriali che trasportavano lampade. Partendo da quel modello ha sostituito il legno con il cristallo, mantenendo le ruote industriali. Il risultato finale è un pezzo straordinario che, grazie alla neutralità del cristallo, si adatta a qualsiasi ambiente e stile,” ricordava l’agente di FontanaArte Vittorio Minucci nel 2020, in occasione del 40° anniversario del prodotto. Questa è solo una delle tante storie che hanno segnato i 90 anni di storia del marchio, facendolo entrare nella leggenda del design italiano: una realtà che ha segnato per sempre l’arte delle relazioni tra vetro e luce. Le vicende, le persone e i capolavori che hanno dato forma all’identità dell’azienda sono celebrati con la mostra “FontanaArte. Vivere nel vetro”, curata da Christian Larsen e inaugurata a Le Stanze del Vetro sull’Isola di S.Giorgio Maggiore, Venezia.

Il lavoro di quattro direttori artistici – Gio Ponti, Pietro Chiesa, Max Ingrand e Gae Aulenti – e 85 opere originali raccontano le possibilità poetiche del vetro in lastre, un materiale industriale lavorato da tanti designer e artisti che hanno collaborato con l’azienda milanese nel corso della sua storia. Il percorso espositivo – il cui allestimento è stato progettato dall’architetto Massimiliano Locatelli – si articola in diverse sale, ognuna focalizzata a un designer specifico, e culmina in una suite arredata nello stile FontanaArte per rievocare una dimora fatta di interni in vetro. “FontanaArte. Vivere nel vetro” copre un arco temporale di oltre 60 anni: dalla nascita dell’azienda nel 1932, grazie al dialogo tra Gio Ponti e Luigi Fontana, fino alla dipartita dall’azienda di Gae Aulenti nel 1996. Si traccia così un arco storico stilistico nel design del Ventesimo secolo, dalla logica razionale del Modernismo fino alla giocosità del Postmodernismo.