In questo progetto, il numero zero – solitamente associato a fattori negativi (sei uno zero, vali uno zero...) – gioca un ruolo vincente: il nuovo atelier è a km zero, nel senso che circa dieci metri lo separano dalla casa in cui i due architetti vicentini abitano. Zero fatica, zero consumo di benzina, zero rumori della città, a favore di una migliore qualità della vita.
La rivincita del numero zero non si ferma qui, ma è un punto fermo del progetto. La struttura è a energia zero. Rispetta la normativa europea che sarà in vigore nel 2020 per tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione, in quanto è completamente alimentata da "energie territoriali: combustione della legna del bosco, energia solare, geotermia". Inoltre, è in grado di vendere alla rete elettrica il surplus prodotto dai pannelli fotovoltaici: circa 100 euro al mese, nel periodo invernale, permettendo così ai proprietari/progettisti di ripagarsi nel tempo l'installazione dell'impianto fotovoltaico. La costruzione, realizzata con il supporto del Dipartimento di Fisica Tecnica dell'Università di Padova, è sottoposta a un piano di monitoraggio, in modo da registrarne le perfomance energetiche e microclimatiche.
L'architettura di Traverso e Vighy è legata a un'idea di reversibilità. Secondo i due progettisti vicentini, alla fine della sua vita, lo studio può essere smontato, i suoi materiali separati e riciclati, e il sito restituito al paesaggio in cui è inserito
Progetto: Giovanni Traverso, Paola Vighy
Collaboratori: Giovanni Traverso, Paola Vighy, Giulio Dalla Gassa, Elena Panza
Strutture: Loris Frison
Impianti: Lorenzo Barban, Marco Sabbatini
Area costruita: 190 mq
Costo: 350.000 euro
Fase progettuale: settembre 2010–luglio 2011
Costruzione: novembre 2011–luglio 2012