Un’azienda brianzola giunta alla terza generazione porta avanti la sua missione di ingegnerizzare la colorazione del legno. Andrea Tagliabue, vicepresidente di Tabu, introduce a DomusforDesign le innovazioni di processo sviluppate dalla sua filiera, tra cui l’ambizione di riutilizzare il 100% del legno arrivato in fabbrica grazie alla creatività e alla tecnologia.
Tabu, il futuro zero sprechi del colore nel legno
L’azienda leader nella produzione di piallacci tinti racconta le caratteristiche della nuova collezione, sviluppata anche in collaborazione con designer giovanissimi, e il suo impegno verso l’applicazione di un modello di economia circolare.
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- Giulia Zappa
- 05 giugno 2020
Quando nasce la vostra azienda e come evolve nel corso della sua storia?
Tabu nasce nel 1927 da un'intuizione di Achille Tagliabue, mio nonno. Partendo dalla sua esperienza di lucidatore, ha cercato una soluzione che permettesse di colorare il mobile non una volta finito, bensì colorando il piallaccio (i fogli sottili ricavati dalla tranciatura del massello, n.d.r.) in tutto lo spessore. Un’innovazione, questa, che ha permesso di garantire l’uniformità e la replicabilità del colore sul legno, trasformando un prodotto manuale in un processo più industriale. Oggi Tabu vanta una collezione di 555 colori standard per una ventina di specie legnose che esporta in 60 paesi nel mondo. Il cuore della sua attività rimane lo sviluppo di piallacci tinti per supportare le esigenze dei progettisti, permettendogli di creare ambienti dove il colore può essere gestito e controllato.
Quali sono le ultime novità di prodotto lanciate con “Rethinking the future”?
La collezione è suddivisa in due grandi gruppi. Il primo è quello dei Graffiti, ossia tutti prodotti che vengono realizzati tramite intarsi industriali con diverse specie legnose. Quindi abbiamo la famiglia dei multilaminari di ultima generazione, legni dove previa incollatura di lamine sottili tinte singolarmente è possibile creare geometrie e disegni controllati. Ne è un esempio City Vibes, un prodotto ad “effetto barcode” per la scelta cromatica del bianco e del nero. A questi si aggiunge la linea dei piallacci naturali, dove invece la venatura è controllata da madre natura.
Per il piallaccio multilaminare Punto Glitch avete invece collaborato con la designer Clémence Plumelet per trasporre in ambito industriale l’antica tecnica del mosaico di paglia.
Clémence Plumelet è partita dall’idea delle marqueterie per farci sviluppare un multilaminare dove il punto fosse rappresentativo di questa tecnica artigianale. Il glitch nella terminologia informatica è errore: quello che abbiamo cercato di rappresentare è infatti un grande errore di colore. Il prodotto è pensato anche in un’ottica di sostenibilità: i 20 colori base con cui è stato sviluppato non sono stati prodotti ex novo, ma scelti dalla designer tra le giacenze di magazzino.
Siete distribuiti in oltre 60 paesi. Quali sono i segnali più interessanti che vi arrivano dalle realtà con cui collaborate nel mondo?
I nostri piallacci possono essere utilizzati su tantissime superfici, dal mobile, ad una pannellatura, fino all’interno di un’automobile: gli interni della Tesla Model 3, per fare un esempio, sono tutti fatti da noi. Sicuramente il percorso che abbiamo intrapreso con il nostro concorso ci permette di intercettare gli spunti dei giovani progettisti, che spesso dimostrano una freschezza mentale illimitata. Per l’edizione 2020 del contest abbiamo raccolto oltre 460 candidature. L’anno scorso erano 183 e questa impennata rappresenta per noi una cosa importantissima: ogni progetto è un’occasione per intercettare lo sguardo di un designer, e per mettere un piccolo seme tra le possibili archistar del futuro.
La collezione lanciata da Tabu, azienda leader nella produzione di piallacci tinti
La collezione lanciata da Tabu, azienda leader nella produzione di piallacci tinti
La collezione lanciata da Tabu, azienda leader nella produzione di piallacci tinti
La collezione lanciata da Tabu, azienda leader nella produzione di piallacci tinti
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