Con l'idea di comprendere il significato più profondo di ‘ambiente’ e di senso del luogo, lo studio norvegese Snøhetta approccia i progetti più diversi, dai piccoli rifugi ai grandi edifici istituzionali, dal design grafico a quello di prodotto, in un modo indecifrabilmente ‘nordico’, capace di risolvere la complessa relazione tra paesaggio naturale e antropizzato.
Fondato a Oslo nel 1989 da Craig Edward Dykers (Francoforte, 1961) e Kjetil Trædal Thorsen (Haugesund, 1958), Snøhetta si fa notare con la riqualificazione della Bibliotheca Alexandrina in Egitto (1989-2001). Ma è con la Norwegian National Opera and Ballet di Oslo (2008) che si consacra all'attenzione internazionale: un progetto in cui l'architettura diviene paesaggio e spazio pubblico e i suoi elementi strutturali, come il tetto e la hall, creano un legame con la città.
Oggi lo studio conta 240 dipendenti che provengono da 32 nazioni differenti, dislocati principalmente a Oslo, ma anche negli avamposti a New York – aperto in occasione della costruzione dell'edificio culturale nel World Trade Center Memorial (2004-2014) – a San Francisco – nato per seguire la nuova espansione SFMoMA (2010-2016) – e poi a Innsbruck, Stoccolma, Parigi e Adelaide.
Le architetture di Snøhetta sono assimilabili più a dei racconti che a degli edifici isolati. Come il ristorante sottomarino Under in costruzione a Lindesnes, nel sud della Norvegia, che si adagerà sul fondo del mare a cinque metri sotto la superficie dell'acqua.
Oppure l'hotel Svart la cui costruzione è iniziata nel 2017 a Svartisen – in collaborazione con l’Arctic Adventures of Norway, Asplan Viak e Skanska – un edificio circolare su palafitte, in grado di produrre energia pulita in un clima nordico.
O ancora gli Outdoor Care Retreat (a Oslo e a Kristiansand, 2018), piccoli ritiri in legno da 35 m2 per l’assistenza all’aria aperta dei malati ospedalieri – realizzati in collaborazione con la Fondazione Friluftssykehuset – finalizzati a ristabilire l'equilibrio perduto tra corpo, mente e natura.