Due piccoli libri di Gilles Clément, editi da Quodlibet – Breve storia del giardino (2012) e Giardini, paesaggio e genio naturale (2013) – affrontano il tema del giardino ampliando e precisando quanto già il paesaggista francese aveva affermato nel visionario e seminale Manifesto del Terzo paesaggio – scaricabile gratuitamente in francese dal suo sito.
Lezione di giardino
Due recenti libri di Gilles Clément, ingegnere agronomo, entomologo, paesaggista, giardiniere e docente, tornano sul tema del giardino. Domus lo ha intervistato a margine della conferenza “Economia e paesaggio”, promossa da NABA e Domus Academy con Repower.
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- Simona Bordone
- 08 novembre 2013
- Milano
Il giardino nella sua evoluzione non è soltanto il risultato storico di una certa cultura in un certo tempo ma è anche, secondo Clément, sempre una tensione “verso il paradiso”. Il primo giardino dell’uomo è quello alimentare ma solo dei popoli che sono diventati sedentari, quasi tutta l’umanità. Ma è proprio dal quel ‘quasi’ che parte l’osservazione che ci riporta a oggi: a giardini e giardinieri del presente. Nei suoi viaggi in giro per il mondo Clément si rende conto che gli aborigeni australiani non hanno giardini e si chiede perché. La risposta è che la Terra intera è il ‘nostro’ giardino, ed è proprio da questa precisa risposta che si arriva all’oggi: se ciascuno di noi non si fa giardiniere del mondo e lo rispetta e adotta una visuale ecologica, al di fuori della logica del profitto che coinvolge i terreni, l’agricoltura, le proprietà private, non c’è speranza né per i giardini tradizionalmente intesi né, appunto, per la Terra. Per chi non ha nel proprio repertorio visivo i giardini di cui si parla nel libro, una ricerca di immagini in rete è imprescindibile, le parole che li descrivono sono chiare ma non sufficienti a comprendere i sottili passaggi che vanno da un modo, storicamente determinato, di intendere il giardino alla questione della conservazione e della inevitabile trasformazione.
Non a caso Breve storia del giardino si chiude con un raccontino fantascientifico à la Orwell in cui un giardiniere che conosce la biodiversità, per quanto già ristretta da un mercato delle piante sempre più monopolizzato e controllato, si ribella, sceglie la marginalità sua e delle “terre marginali” (l’idea portante del Manifesto), il solo luogo libero rimasto.
La figura dell’“economista sognatore”, che compare per la prima volta in Giardini, paesaggio e genio naturale è stata invece oggetto di una conferenza, promossa da NABA e Domus Academy con Repower dal titolo “Economia e paesaggio” che si è tenuta a Milano permettendoci d’incontrarlo. Quanto al lavoro del paesaggista (o giardiniere) ecco le sue parole in quest’ultimo libro: “Dobbiamo invece liberarci dell’assurdo contratto in uso per cui il paesaggista sarebbe garante d’un paesaggio definitivo, contratto impropriamente ricalcato su quello degli architetti e, purtroppo tutt’ora in vigore.[…]”
Domus: Che cosa sta succedendo nel giardino della terra, e che cosa intende per nuova economia? Gilles Clément: Il sistema economico attuale non capisce i nuovi ecosistemi che sono il risultato del brassage (il meticciato naturale che ha subito un’accelerazione per via della sempre maggiore occupazione delle terre da parte dell’uomo). Gli ecosistemi emergenti potrebbero essere una ricchezza, ma non essendo compresi dal sistema risultano incomprensibili anche a noi. Domus: In che senso? Gilles Clément: Da un lato perché se tutti li comprendessero questo farebbe di ciascuno di noi un non consumatore – di semi, suolo, merci... Se ci si rapportasse in modo diverso alla natura si potrebbero ottenere risultati ‘gratuiti’ (in agricoltura, ma in generale dalla biodiversità) e questo non è compatibile con un’economia volta al profitto. Quello che sta succedendo è che ci sono troppe specie assistite (le specie sterili che i contadini sono costretti a comprare dalle multinazionali, n.d.r.).
Domus: Cosa significa specie assistite? Gilles Clément: Significa che si sta creando un sistema simbiotico tra uomo e piante. Le specie sterili per esistere devono essere seminate ogni anno e, quindi, dipendono completamente dall’uomo che a sua volta ne ha bisogno per alimentarsi e sopravvivere. Un ecosistema di questo tipo è molto fragile. Il genio naturale, il sistema secondo cui il vivente è organizzato, è la possibilità della sopravvivenza; il genio naturale va assecondato, facendo il meno possibile contro e il più possibile con. In questo senso va recuperata anche quella cultura contadina che sapeva come fare a ottenere il massimo senza l’uso di pesticidi, semi sterili e violenza. Domus: Sembra che ci sia un grosso problema di conoscenza, come si risolve? Gilles Clément: Quello dell’educazione è uno dei temi centrali per cambiare rotta e far rinascere consapevolezza. E oggi la conoscenza scientifica è uno strumento per recuperare la cultura degli agricoltori. Stiamo cercando di colmare questa perdita di conoscenza per esempio attraverso l’Ecole du Jardin Planétaire, che dopo l’esperienza francese adesso apre anche sull’Isola de la Reunion, un luogo ricco di biodiversità, in forma di università popolare.
Domus: Se assumiamo che la terra è finita, e non ci sono più dubbi su questo punto, gli esseri umani sono troppi? Gilles Clément: Certamente, ma questo è un argomento tabù, coperto dalle religioni, dalla politica e anche dall’economia: più persone più consumatori. Domus: Allora aveva ragione Mao Tse-tung, quando impose la politica del figlio unico perché la Cina non era in grado di sfamare una popolazione con una crescita esponenziale? Gilles Clément: Sì e no. No, perché la sua è stata un’imposizione violenta. Deve essere un processo di consapevolezza. C’è ancora un po’ di spazio sul pianeta ma poco, ed è necessario porre un freno alla crescita demografica. Domus: Il tempo: lei dice che è necessario prenderselo, seguire quello dei processi naturali. Ma il tempo nella nostra società non è un lusso? Gilles Clément: È una scelta. Se il lusso fosse legato a beni immateriali invece che materiali i ricchi desidererebbero altre cose. La bramosia del possesso invece che essere diretta verso beni sempre più grandi, inutili e difficilmente smaltibili potrebbe, per esempio, essere orientata a sviluppare la telepatia, e utilizzare quelle facoltà del nostro cervello che sono sottosviluppate. Domus: Quali sono i suoi progetti futuri? Gilles Clément: Vorrei scrivere un romanzo, per divertimento… (Sorride)