L’ha fatto senza fronzoli, linguaggi accademici o digressioni storiche volte a ribadire, per l’ennesima volta, le dinamiche che hanno portato alle situazioni di abbandono edilizio risultanti da processi di delocalizzazione e di contrazione. Circostanze che quotidianamente, ognuno di noi, con diverse intensità, densità e distribuzione può osservare in scala 1:1 semplicemente passeggiando all’interno della propria città o visitando una qualsiasi conurbazione straniera.
L’ha fatto concentrandosi sulle risposte piuttosto che nel dissipare energie centrifughe dovute all’apertura di ulteriori domande, spostando il discorso da un piano puramente teorico (e troppo spesso retorico) verso uno pratico e concreto, sorretto da esempi internazionali ed esperienze nostrane; scegliendo di realizzare un manuale piuttosto che un semplice libro, un anacronistico dizionario, una futuristica roadmap o un voluminoso compendio.
La scelta di utilizzare il termine ‘manuale’ come prima parola del titolo del lavoro non è stata casuale in quanto con esso, etimologicamente parlando, si identifica un oggetto da tenere a portata di mano, maneggevole, efficace perché sintetico ed efficiente perché in grado di contenere istruzioni pratiche ed essenziali relativamente a una specifica disciplina.
224 pagine a colori utili perché capaci di far ragionare in maniera critico-propositiva una moltitudine variegata di soggetti interessati dai/nei processi di riattivazione di spazi inutilizzati tanto di proprietà pubblica quanto privata rispetto a una delle tematiche più contingenti, ovvero l’opportunità di trasformare situazioni di abdicazione edilizia in occasioni di crescita personale, professionale e comunitaria.
I capitoli successivi, che approfondiscono le “sette mosse” necessarie per riattivare uno spazio in abbandono, ribadiscono ulteriormente l’importanza del far incrociare in maniera sinergica l’offerta di spazi sottoutilizzati con la richiesta degli stessi da parte di popolazioni o gruppi di interesse. Infatti, a seguito della dichiarazione del parametro “tempo di utilizzo” in relazione alla funzione da insediare, della comprensione degli interventi minimi da realizzare per poter vivere in sicurezza un determinato luogo e della successiva definizione degli strumenti attuati attraverso i quali definire le modalità di trasferimento temporaneo dei diritti di godimento di un determinato spazio, sarà più semplice facilitare la creazione di nuove attività socialmente e culturalmente utili moltiplicando opportunità d’inserimento lavorativo generatrici d’economie attraverso la scrittura di politiche pubbliche condivise.
Prima del capitolo conclusivo, dedicato a nove interviste realizzate con altrettanti attori interessati da processi di riuso temporaneo incrociati da Temporiuso durante le loro più recenti iniziative (tra i quali, spiccano Stefano Boeri e Leopoldo Freyrie), il manuale alterna buone pratiche internazionali a esperienze italiane (promosse dalla stessa associazione), focalizzando l’attenzione nell’esplicitare i meccanismi che hanno reso possibili tali progettualità, analizzandone i tempi di attuazione, le regole che ne hanno governato gli sviluppi, gli attori interessati e i risultati ottenuti.