Il museo di Storia ed Arte di Trieste conserva una fotografia, scattata il primo maggio del 1902, dove si vedono uomini con sguardo fiero, dignitoso, orgoglioso, quasi tutti con dei baffi ben curati, vestiti a festa, con giacca, gilet e in testa cappelli di varia foggia. Manifestano a mani nude, senza bandiere, cartelli o altro. In questa strana foto, senza ombre, il solo corpo dell'uomo s'impone a difendere i propri diritti sul lavoro. Questi passi, un po' sospesi, dell'undicesimo primo maggio italiano, ci ricordano la forza delle idee del Novecento, una massa corporea che per la prima volta nella storia rivendica dignità lavorativa e pari opportunità. Sono corpi che abitano la città spesso marginale, sconosciuta o gli anfratti abitabili a basso prezzo delle case dell'élite di potere. Il novecento, nella sua complessità sia politica che geografia, racconta la storia di uomini che, anche se cresciuti ai margini delle città, grazie alle proprie capacità, sono stati in grado di cambiare la vita economica e sociale dell'Italia.
Uomini come Arnoldo Mondadori, inizialmente ambulante e in seguito tipografo che ha creato, dal nulla, senza aver mai conseguito la licenza elementare, la più grande casa editrice italiana o come Angelo Rizzoli, figlio di un ciabattino, cresciuto nell'orfanotrofio Martinitt di Milano dove ha imparato il mestiere di tipografo, diventato editore e produttore cinematografico (si ricorda Umberto D., Otto e mezzo, Deserto rosso, Africa Addio) o ancora come Gianni Mazzocchi che, in seguito al fallimento dell'impresa del padre bachicoltore e la sua precoce morte, con sole 640 lire in tasca si reca a Milano per cercar fortuna e in pochi anni crea l'Editoriale Domus rilevando la neo rivista Domus di Gio Ponti e del padre barnabita Giovanni Semeria. Editori che, tra il fascismo e il dopoguerra, grazie all'invenzione della tecnica di stampa formato 'rotocalco' – che consentì di ottenere migliori risultati nella stampa delle immagini a colori – finanziarono iniziative editoriali in grado di raggiungere notevoli tirature.
Chi sono i vandali? Il termine 'vandalo' si deve a Victor Hugo, che tra le trame dei suoi racconti e nella sua azione civile, etichettava con l'epiteto 'vandalo' chi distruggeva o mutilava le chiese gotiche, che erano state costruite dai Vandali, cioè dai barbari. Per Victor Hugo, come anticipato da Horace Walpole in Inghilterra, la riscoperta e il mantenimento della tradizione medievale si poneva come l'alternativa al mondo classico e quindi all'internazionalizzazione dell'accademia. Un ritorno alla manualità e ai valori nazionali, che si ritrova, fuori dalle correnti ideologiche, nel medioevo e nell'idea costruttiva e plastica delle chiese erette dai Vandali.
L'archeologo e giornalista Antonio Cederna, egemonizzando le pagine dedicate ai temi urbani del Mondo, riprende sia i contenuti che il termine usato da Victor Hugo e con una veemente personalità anima un dibattito, spesso alimentato da scontri verbali, con urbanisti e intellettuali che scrivono nei settimanali soprattutto Il Borghese e l'Espresso e le riviste di settore tra le quali Urbanistica, Casabella, l'Architettura e Continuità usando la 'retorica dell'intransigenza' si oppone all'"adeguamento della vita moderna" nel tessuto storico delle città italiane. I suoi scritti contro i vandali contemporanei non ammettono margini di dialogo. Ricordo due suoi anatemi più che analisi critiche urbane, il primo: "Giovanni Astengo, come sempre abbiamo sospettato vive nel mondo delle nuvole", criticando il numero della rivista Urbanistica sul nuovo Piano regolatore di Milano secondo Cederna, "agnostico, acritico e laudativo"; il secondo: "Zevi, Samonà e Scarpa, che hanno proposto alla famiglia Masieri di incaricare Wright del progetto, non si rendono conto che con il loro consiglio non soltanto minano l'integrità del Canal Grande e di Venezia ma anche di tutte le nostre città".
Una partita doppia giocata attraverso le varie pagine scritte, al di fuori dal 'realismo' e delle grandi trasformazioni urbane e sociali in corso d'opera in quel periodo in tutta Italia
Salvatore D'Agostino