Giancarlo De Carlo. Percorsi, A cura di Francesco Samassa Il Poligrafo, Padova 2004 (pp. 476, € 32,00)
Giancarlo De Carlo. Inventario analitico dell’archivio, A cura di Francesco Samassa Il Poligrafo, Padova 2004 (pp. 354, € 30,00)
È sempre difficile affrontare nella sua totalità il lavoro di un architetto ancora intensamente attivo. E appare ancora più difficile fare questo sforzo di fronte alla personalità di Giancarlo De Carlo: un intellettuale impegnato nella professione ”intesa come impegno politico e sociale, o meglio morale” (per riprendere una felice espressione del filosofo Livio Sichirollo che qualche anno fa ha curato una raccolta di scritti di De Carlo); un architetto che è sempre riuscito a essere presente nel dibattito internazionale sull’architettura senza tuttavia nulla concedere ai meccanismi imposti dal mercato dei mezzi d’informazione; ma soprattutto un uomo che ha destato e continua a destare forti emozioni.
Francesco Samassa, che è curatore dell’archivio depositato presso lo IUAV di Venezia e dei due volumi ora pubblicati, ha compiuto dunque un lavoro di grande interesse, procedendo simultaneamente su due piani paralleli: quello archivistico e quello storico-critico. Da un lato si è assunto il difficile e per certi versi doloroso compito di dare la forma di archivio a quell’intreccio in continua trasformazione di materiali (disegni e schizzi, fotografie, dattiloscritti e appunti, ecc.) attraverso i quali si è manifestata e continua a manifestarsi l’attività di De Carlo nelle sue diverse forme.
Nel fare questo ha affrontato il lavoro dell’ordinamento con la consapevolezza che i gruppi di materiali che costituiscono il fondo De Carlo sono continuamente soggetti alla pressione disgregante dei forti richiami (nel tempo e nello spazio) tra diversi documenti. Non può che risultarne un’insolita forma archivistica che, dietro all’apparente banalità dei criteri di ordinamento, rivela la presenza di una molteplicità di voci e di percorsi possibili (Ombre dal fondo, per riprendere il titolo di una raccolta di scritti di Maria Corti sugli archivi del Novecento depositati presso l’Università di Pavia).
Dall’altro lato, collocandosi di fronte al multiforme fenomeno De Carlo, Samassa ha cercato di comporre un sistema di letture che non tralasciassero alcun aspetto e alcun momento della vicenda. I limiti temporali delle letture più accreditate, che non si sono mai spinte oltre l’inizio degli anni Ottanta, vengono dunque ampliati sino all’attualità. Il progetto di ricerca ha preso le mosse da un’attenta rilettura della letteratura su De Carlo, che ha individuato i punti nodali delle interpretazioni succedutesi nella riflessione critica e nella ricerca storica, evidenziando al contempo la parzialità di ciascuna. La costituzione dell’archivio è divenuta così l’occasione per una valutazione di insieme del pensiero e dell’opera di De Carlo, che ha visti impegnati Samassa in prima persona e Peter Blundell Jones, Franco Purini, Giorgio Ciucci. Di qui la forma editoriale dell’opera, costituita da due distinti volumi (Inventario analitico dell’archivio, Percorsi) pensati per costituire una tensione: da un lato la forma per sua natura statica dell’archivio, dall’altra i diversi percorsi critici che hanno osservato secondo prospettive programmaticamente parziali il lavoro di De Carlo.
Samassa utilizza la figura della sezione trasversale per restituire nei suoi scritti una geografia complessa di luoghi, fatti, persone nella quale vengono poste alcune domande importanti sia per delineare la complessità del fenomeno De Carlo, sia per coloro che si interrogano sulla condizione attuale dell’architettura e sul suo valore ‘politico’, ovvero sulla sua responsabilità nei confronti delle trasformazioni in atto nel mondo nel quale abitiamo (riaffermando la prospettiva di William Morris, così centrale nel pensiero di De Carlo). Peter Blundell Jones guarda alle opere di attività professionale per evidenziare la coincidenza tra piano della riflessione teorica e piano della sperimentazione progettuale, in una prospettiva che colloca De Carlo in una posizione profondamente antielitaria.
Franco Purini, in evidente contrasto con gli altri studiosi, cerca invece quel tema unificante (intelligentemente declinato nella formula del congegno metamorfico), che sorregge l’opera di De Carlo architetto. La libertà, da intendersi come presa di distanza critica dalle condizioni (materiali, culturali e sociali) dell’architettura, viene proposta come quel filo rosso che emerge dalla molteplicità delle forme (spazi e pensieri) attraverso le quali si è manifestata la ricerca di De Carlo.
Ma è certamente il saggio di Giorgio Ciucci (“Poi forse, e anche per altre vie - verrà l’arte”) quello che inaugura una nuova stagione di studi sulla figura e sull’opera di De Carlo. La relazione con i maestri (William Morris, Le Corbusier, Wright), la messa in discussione della tradizione moderna sullo sfondo della vicenda degli ultimi Ciam e del Team 10, l’incerta e sofferta opzione anarchica, la ‘partecipazione’, il “progetto tentativo”, lo studio dell’architettura del passato, la sensibilità per l’architettura regionale/spontanea, le diverse scale del fenomeno urbano, l’immagine, il luogo e il paesaggio, il linguaggio, la forma e lo spazio, in generale il senso del dare forma al mondo contemporaneo, molteplice e in continua trasformazione, costituiscono i fuochi di una narrazione che si propone di delineare i continui processi metamorfici di una vita che di continuo matura su se stessa perché consapevole di dover sempre tendere ad altro. “In quel tendere ad altro è racchiuso De Carlo”.
Sara Protasoni, Ricercatore, insegna progettazione architettonica presso il Politecnico di Milano