L'idea è stata quella di realizzare, in un breve lasso di tempo (durante il mese di maggio 2011) delle opere tra la land e la garbage art, delle quali la natura si impossesserà progressivamente, trasformandole in "oggetto di paesaggio" (pubblicamente visitabili solo ora, all'inizio dell'autunno). L'impostazione labour intensive del festival si è basata sulla partecipazione intensiva di una serie di qualificati paesaggisti internazionali coadiuvati da studenti, ricercatori e operatori del luogo, tra cui ovviamente ex minatori stessi, alla produzione di una serie d'istallazioni site specific realizzate con i materiali del luogo, sia elementi dismessi un tempo parti di ingranaggi fondamentali per la sopravvivenza in miniera, quali rifiuti metallici, lapidei e lignei, ma anche elementi naturali facenti parte della rigogliosa macchia mediterranea, espressione della vivida naturalità locale.
È cosi che, alla fine del maggio scorso, Martin Rein Cano (Topotek), Marc Pouzol (Atelier Le Balto), Stefan Bernard (Bernard+Sattler), Henri Bava (Agence Ter) e Roberto Zancan, Christian Phongphit (SoA+D), Thilo Folkerts (100 Land) hanno realizzato oltre venti opere disseminate lungo i quattro siti di Levante, presso la Ex Miniera Rio; intorno agli edifici abbandonati della Ex Laveria Sanna all'interno del nucleo abbandonato di Ingurtosu, nell'Ex Villaggio Minerario e lungo l'ex discarica di inerti Pireddu in prossimità dei suggestivi ruderi della Laveria Bressey.
La messa in scena, in costante rapporto di dialogo con gli scenari un tempo di eccellenza nel campo delle tecnologia e sapere dell'ingegneria mineraria, di un'inaspettata interpretazione dei siti è funzionale all'attivazione dell'interesse per un luogo da parte del mondo dell'arte e della produzione paesaggistica, volta a fare di questo luogo un nuovo riferimento nel panorama italiano alla collezione dei parchi artistici italiani come Arte Sella, in Trentino, Parco Celle, presso Pistoia, o il Giardino di Spoerri, nei pressi di Seggiano.
Allo stesso modo, in perfetta sintonia con in concetto generale dell'effimero e del performativo alla base del Landworks, gli otto giardini scultura, quadrangolari e dalle dimensioni ridotte ai minimi termini di 1mx1m, composti da sabbia, pietra, legni e vegetazione autoctona, riscoperti e rinvenuti nell'intorno dei manufatti fatiscenti dell'Ex Laveria Sanna, mutano col mutare delle stagioni secondo un'alternanza di colori, profumi e struttura compositiva, rispecchiano la caducità dell'elemento effimero che trova compimento attraverso il passare del tempo e la collaborazione degli agenti atmosferici; con le composizioni fortemente materiche create all'interno delle stanze a cielo aperto, nei vani ormai privi di copertura ma rivestiti di vegetazione locale degli Ex Villaggi Operai di Ingurtosu, l'artista ricrea un dialogo tra presente e passato alla ricerca di un futuro possibile per questi luoghi, un tempo fortemente vissuti e sofferti.
E infine, l'ultima installazione'installazione a conclusione della Valle, rappresentata da un insieme di elementi lapidei, rigorosamente reperiti e lavorati in loco a comporre elemento lineare parallelo al corso del Rio Piscinas. Il manufatto rappresenta in realtà una ampia seduta per una piacevole sosta meditativa verso il meraviglioso paesaggio naturale lungo il Fiume e in direzione dello storico Paesaggio Dunale di Piscinas e contemporaneamente, posizione privilegiata per la vista dal basso della monumentale discarica di inerti di Pireddu, oggi in itinere verso un nuovo paesaggio ibrido surreale, coperto da un fortunatamente invasivo tappeto vegetale di sedum rosso. Annacaterina Piras
La messa in scena, in costante rapporto di dialogo con gli scenari un tempo di eccellenza nel campo delle tecnologia e sapere dell'ingegneria mineraria, di un'inaspettata interpretazione dei siti è funzionale all'attivazione dell'interesse per un luogo da parte del mondo dell'arte e della produzione paesaggistica.