Fino a novembre, la facciata, il giardino e i soffitti dipinti di questo gioiello che si affaccia sul Quai de Tournelle sono la cornice di un’idea particolare di display contemporaneo. Se si redigesse una lista alfabetica di nomi di designer e artisti qui presenti, saremmo di fronte a una mega-produzione: da Albini a Vigorelli, passando per Ponti e Sarfatti.
Per non parlare del contributo artistico con pezzi di Picabia e Hans Belmerr, mescolati con cura e concettualità intransigente, per meglio definire il perimetro di senso di ambienti da capogiro. I deliziosi disegni di John Bock, le pericolose strutture di Beloufa, come i video di Nathalie Djurberg trasformano in una successione di gallerie del sensibile, le 15 stanze a cui sono associati nomi quasi-molliniani – come il salon du plaisir, o sala delle conversazioni – ma che, da soli, non descriverebbero questa squisita parata di unicità.
Si comincia con un teatrino-seduta di Beloufa che troneggia nel cortile e si penetra in una tea house di Shigeru Ban del 2006. Il terremoto visuale a cui si è sopravvissuti ritrova la pace inquieta delle texture della sedia scultura di Tokujin Yoshioka e la luce delle lampade di Sarfatti e Albini, qualche richiamo all’oriente come solo Yashar sa approntare.
Poi, la bella stanza pompeiana con Luci a parete di Melchiorre Bega e tanto Ponti deliziosamente ibridato con l’ironia di Martino Gumper; splendidi tavoli laccati di Isabelle Cornaro e sospensioni da sogno di Paavo Tynel.
La magia del trattamento naturale della luce nordica nel più sofisticato dei light designer finlandesi è mescolata agli arrangement sottovetro dell’artista francese. Giochi di senso e dottrina del decoro dove un tappeto tibetano del XIX secolo sembra rivisitato negli equilibri e nei colori da un desk di Gio Ponti in vetro. Tutto è composto o iper-composto in questi interni che sembrano un susseguirsi di mandala acidi, che sappiamo scompariranno nel decoro intimista di qualche collezione privata. In questa loro forma pubblica sembrano però convincere ancora di più.
È una lezione di disintossicazione dal gusto patinato. Se si abbandona l’attitudine al possesso e piuttosto si interiorizza la passione cruda per la bellezza, ecco che questa operazione che ingloba mondi fa pensare a Serghej Paradjanov o a Ingmar Bergman.
22 ottobre – 12 novembre 2013
SPOT 2013
Hôtel de Miramion
47 Quai de la Tournelle, Paris