Questo articolo è stato pubblicato su Domus 970, giugno 2013
Nel mondo del design di prodotto, i termini sostenibile e sociale sono tra quelli più gettonati dell’ultimo decennio. Lo sono probabilmente perché entrambi vengono considerati degli amplificatori delle qualità degli oggetti che vanno a connotare, in quanto garanti di un lavoro virtuoso svolto per costruire un futuro migliore: sono ritenuti attivatori di processi progettuali in grado di contribuire al benessere di una comunità, o addirittura di un Paese. Purtroppo, però, spesso se ne abusa. Così, l’etichetta di design sostenibile viene appiccicata frettolosamente a progetti di riuso e riciclo, spesso senza approfondire criteri e percentuali di eventuali risparmi nell'uso di materiali o energia, mentre di progetti per il sociale sviluppati secondo i canoni del design industriale ce ne sono davvero pochi, al di fuori degli ambiti scolastici o di quelli di matrice artigianale.