In quegli anni infatti, fuoriuscito per un breve periodo dal Brasile, l’artista aveva partecipato ampiamente della temperie culturale concettuale, frequentando tra l’altro l’ambiente degli artisti minimalisti e condividendo con loro momenti seminali, come la grande mostra Information, svoltasi nel 1970 al MoMA; ma l’adesione a quell’ambiente era stata parziale; Meireles aveva mantenuto un’indipendenza di pensiero e di poetica e un profondo legame con le coeve ricerche dell’arte brasiliana e del movimento tropicalista, caratterizzati da una più spiccata relazionalità e da un’attitudine esperienziale, sensoriale, empatica.
E infatti le sue opere coniugano una critica politica estremamente puntuale con una capacità di seduzione – e in molti casi con un senso dell’ironia – che segnano la distanza di Meireles rispetto agli artisti statunitensi.
La ricercata perfezione formale è sentita come essenziale affinché il messaggio pervenga nella sua integrità, ma lentamente, come per meglio sorprenderci.
Se già in Cruzeiro del Sud si manifesta la sua inclinazione ad attivare la relazione tra l’opera e il visitatore, e a teatralizzarla, le altre installazioni esposte alla HangarBicocca sono penetrabili e fruibili; sorte di immersivi e seducenti teatrini che coinvolgono, di volta in volta, tutti i sensi: tatto, vista, udito, gusto, il senso della temperatura, dell’equilibrio, del rischio.
Sulla divergenza tra percezione e realtà e tra aspettativa ed effetto è basato anche Eureka/Blindhotland, un ambiente delimitato da una sottile tenda che ospita una bilancia con oggetti di volume diverso ma di identico peso, delle bocce di aspetto identico ma di peso diverso, e un suono che contribuisce allo spaesamento percettivo del visitatore.
La riflessione sull’ambivalenza delle nostre percezioni e il paradosso della visione e dello spazio sono centrali anche in Olvido: un tepee indiano con il pavimento nero di carbone che si staglia nel mezzo di un cerchio composto da ossa bovine ed è circondato da un basso muro di candide candele; un’opera di grande bellezza; ma le ossa emanano un odore repellente e dalla tenda fuoriesce il ronzio di una sega elettrica. Il significato dell’opera, legato a una critica degli effetti delle dinamiche coloniali e delle loro implicazioni rimosse, scaturisce proprio dalla discrepanza tra equilibrio formale ed elementi di disturbo.
Fino al 20 luglio 2014
Cildo Meireles. Installations
A cura di Vicente Todolí
HangarBicocca
via Chiese 2, Milano