Queste esperienze spaziali hanno indotto Hüner a mettere in discussione due paesaggi dove la modernità capitalista viene calata in ambienti fisici esotici, nella consapevolezza dell’evoluzione degli artefatti. Decifrare le forme di ceramica e i disegni di Hüner tra i vari strati di sedimentazione della ‘forma’ mi induce a pormi una domanda: come è possibile esperire altri possibili ‘tempi’ e ‘spazi’, vissuti o meno, e quale aspetto potrebbero avere i relativi ‘artefatti’ formali?
Le metafore del paesaggio spaziale si possono immaginare e leggere nell’auto-organizzazione della vita umana. La “prospettiva geologica” della storia umana di Manuel De Landa offre un protocollo – forse noto, ma non comunemente condiviso – per comprendere la cultura materiale. Sottolinea De Landa come “la cultura e la società umane non siano differenti dai processi di auto-organizzazione intrinseci alla biosfera e all’idrosfera (venti, anelli di retroazione, uragani) o, per altro, dalla lava e dal magma che, come nastri trasportatori spontanei, spostano le piastre tettoniche e nel corso dei millenni hanno configurato tutte le caratteristiche geologiche che hanno influito sulla storia dell’uomo”.