È risaputo che Città del Messico è una delle metropoli più grandi e popolate del mondo. Gli abitanti del cosiddetto Distrito Federal amano i musei: decine di migliaia di persone si accalcano ogni settimana nelle quasi 200 istituzioni che la città offre.
Ad aprile, al lungo elenco, si è aggiunta una straordinaria opera architettonica: il Museo Soumaya, costruito per ospitare la collezione d'arte dell'imprenditore messicano Carlos Slim Helú, considerato dalla rivista Forbes l'uomo più ricco del mondo. Il nome del museo è un omaggio alla defunta moglie di Slim, con la quale egli aveva iniziato a radunare opere d'arte fino a formare una raccolta di oltre 66.000 pezzi: è una tra le più importanti collezioni del mondo per quanto riguarda la scultura di Rodin, e di diversi artisti del Medioevo, del Rinascimento e dell'Impressionismo, abbracciando opere che vanno dall'antichità fino a metà del Ventesimo secolo.
La visione del progetto porta la firma di Fernando Romero, architetto nato nel 1971 e genero dell'ingegner Slim, che si è formato per lo più in Europa con progettisti del calibro di Enric Miralles e Jean Nouvel, ma, in particolare, nello studio di Rem Koolhaas, nel quale ha lavorato tra il 1997 e il 2000 collaborando alla realizzazione della Casa da Música di Oporto, considerata da molti una delle migliori opere di OMA. Nel 2001, ha poi fondato un suo studio a Città del Messico.
Nonostante il legame familiare, non è stato facile per Romero persuadere il committente a realizzare un'opera così ambiziosa. È risaputo che Carlos Slim ama mantenere un basso profilo, evitando di esibire spese ingenti. L'ingegner Slim non voleva affatto un vanity museum. Se c'è un'eccentricità che lo caratterizza è l'austerità. Fin da quando ha iniziato a profilarsi come uno degli uomini più ricchi del mondo, i giornalisti che sono andati a intervistarlo sono rimasti sbalorditi dalla modestia della sua casa, in cui vive da 38 anni e dove i suoi tre figli condividevano un'unica stanzetta. Questa austerità è uno dei segreti della sua fortuna, visto che Slim ha basato la sua cultura del lavoro su una ferrea disciplina di tagli di spese superflue in ogni sua azienda: per non parlare dei costanti reinvestimenti nei propri affari.
Dall'esterno il museo costituisce un complemento straordinario del paesaggio urbano. Non sembra esagerato il giudizio di molti passanti che ne parlano come fosse una nave venuta dallo spazio. Il suo involucro offre piccole e scarse aperture sull'esterno, producendo un effetto sconcertante. È un volume che, al contempo, è scultura e architettura, ma soprattutto un paesaggio: al pari di una montagna o di una pianura. La facciata è formata da una serie di paraboloidi iperbolici coperti da moduli esagonali in alluminio. Il complesso si compone di varie migliaia di pannelli indipendenti, con centinaia di variazioni in forme e misure per adeguarsi alla curvatura dell'edificio. Romero ha scelto l'esagono per simbolizzare l'efficienza strutturale e la cultura del lavoro delle api. L'ingegnerizzazione della copertura è stata realizzata in collaborazione con Gehry Technologies.
Romero ha scelto la figura esagonale per simbolizzare l’efficienza strutturale e la cultura del lavoro delle api
Client: Museo Soumaya, Fundación Carlos Slim
Design team: Fernando Romero and Mauricio Ceballos with Matthew Fineout, Ignacio Méndez, Sergio Rebelo, Laura Domínguez, Herminio González, Omar Gerala Félix, Ana Medina, Ana Paula Herrera, Mario Mora, Juan Pedro López, Guillermo Mena, Libia Castilla, Raúl García, Manuel Díaz, Alan Aurioles, Ana Gabriela Alcocer, Luis Ricardo García, Iván Ortiz, Tiago Pinto, Juan Andres López, Olga Gómez, Hugo Fernández, Kosuke Osawa, Francisco Javier de la Vega, David Hernández, Jorge Hernández, Joaquín Collado, Mariana Tafoya, Eduardo Benítez, Pedro Lechuga, Thorsten Englert, Luis Fuentes, Luis Flores, Rodolfo Rueda, Víctor Chávez, Max Betancourt, Wonne Ickxs, Dolores Robles-Martínez, Sappho Van Laer, Ophelie Chassin, Elena Haller, Abril Tobar, Diego Eumir Jasso, Albert Beele, Homero Yánez, Cynthia Meléndez, Hugo Vela, Susana Hernández, Gerardo Galicia, Alberto Duran, Camilo Mendoza, Dafne Zvi Zaldívar, Cecilia Jiménez, Ángel Ortiz, Raúl Antonio Hernández, Alma Delfina Rosas, Wendy Guillen, Raúl Flores, Daniel Alejandro Farías, Jesús Monroy, Saúl Miguel Kelly, Iván Javier Avilés, Cesar Pérez
Structural engineering: Colinas de Buen
Facade: Gehry Technologies (technical project); Geometrica (secondary facade structure); IASA (hexagonal panels); YPASA (interior facade)
Structural concept: Ove Arup Los Angeles
Main structure contractor: Swecomex
Interior Design: FREE + MYT / CEO-Andrés Mier y Teran
Construction Manager: Inpros
General Contractor: CARSO Infraestructura y Contrucción
Lighting Designer: Inpros
Civil Construction: PC Constructores