Considerando le micro-realtà urbane come dei clusters per qualità progettuali culturalmente identificate, la futura biennale si propone come un’alternativa favorita dall’analisi delle diversità che permettono di migliorare la relazione dell’individuo con il suo contesto. In questo momento appare necessario tradurre la contrapposizione tra il concetto di slow e quello di fast in termini oggettivi e qualitativamente validi, così da permettere una corretta comprensione dei due stadi.
I due concetti, apparentemente antitetici, rivelano la propria complessità quando si rapportano con il fattore tempo e demarcano la loro fluidità quando sono integrati in quei luoghi dove il contrasto tra slow e fast può essere determinante per la definizione di nuove qualità operazionali.
Ci sono ragioni oggettive per poter parlare di luoghi - spazi slow o sarebbe più opportuno collocare questi concetti in una logica dell’esperienza?
Sono queste le premesse di “Para uma Bienal” che ha iniziato a formulare interrogativi che costituiscano la base per definire un futuro appuntamento, di dialogo tra le varie aree di progetto e gli altri possibili interlocutori operanti nei territori del progetto e delle arti.
Uno slow model che possa essere il frutto di un’esperienza di conoscenza, ove sostenibilità e connotati culturali costituiscano i principi orientatori per una positiva connessione con le future aree di sviluppo, garantendo la definizione di un’alternativa qualitativamente differenziata per futuri modelli di consumo, dell’abitare e del vivere. Una diversità basata sulle qualità locali, vista come un cammino necessario per pervenire ad una corretta interpretazione in chiave progettuale della complessità, punto di forza per generare prodotti, spazi ed esperienze frutto di un pensiero locale in scala globale.
Viana do Castelo si è trasformata, per quindici giorni dal 15 al 31 ottobre, in un palcoscenico di iniziative d'arte, architettura e design, tentando di trovare le coordinate che permettano di tracciare la rotta per un progetto coerente di un futuro luogo di analisi e di riflessione sia progettuale che artistico.
Il confronto tra la logica dello slow in antitesi dialettica con quella fast può essere considerata come un’opportunità per analizzare i vari concetti legati al vivere, rapportati ai differenti contesti in cui questi sono pensati, progettati e realizzati.
Le conferenze hanno messo in luce l’importanza dei valori delle culture locali come nuovi principi ordinatori per lo sviluppo sostenibile dei luoghi e delle attività di progetto, dando modo di valutare l’importanza delle identità per la definizione di una nuova corretta strategia connessa al territorio.
Articolate in tre giorni, le conferenze sono servite per analizzare come le relazioni che intercorrono tra luogo, individuo e progetto possono migliorare le condizioni dell’utilizzatore. Le molteplici visioni pervenute dal Portogallo, dalla Spagna, dall’Italia e dall’Inghilterra hanno fornito importanti prospettive sul ruolo del progetto, sui processi creativi e sulle strategie necessarie per concretizzarli. In particolare la conferenza/dibattito che ha visto come partecipanti da un lato Dante Donegani e Giovanni Lauda e dall’altro Roberto Feo e Rosário Hurtado (El Ultimo Grito) ha costituito un interessantissimo momento di riflessione e confronto sui nuovi stili di consumo, osservando e riflettendo sull’interpretazione dei valori funzionali e su come questi possono influenzare la creazione di nuove tipologie e di nuovi concetti di fruizione. La visione di due studi, che attivano i loro processi creativi incrociando l’investigazione con l’insegnamento e la professione, ha dinamizzato un ricco dibattito con il pubblico presente, rispondendo a domande ma anche aprendo interrogativi interessanti su argomenti come l’esperienza, l’uso, il processo e i valori culturali che conducono il progetto e i suoi metodi attuativi.
Obiettivo dei workshop è stato quello di stimolare riflessioni per leggere i fenomeni relazionati alle culture slow. L’artigianato, le città creative, il design inclusivo, il packaging e lo slow food sono stati alcuni dei temi proposti ai partecipanti per riflettere creativamente, producendo micro- esperienze e intrecciando le tematiche proposte con l’esperienza di alcuni designers nazionali come Susana Soares e il design come parte attiva nella definizione di nuove abitudini alimentari, Renato Bispo e il design nella sua profonda dimensione etica capace di generare nuovi stili di vita o ancora Teresa Franqueira nella visione della città come luogo di interazione tra la creatività e le varie attività che la attraversano. Il panorama è stato completato dalle mostre che hanno animato la piccola cittadina durante i quindici giorni dell’evento, diversi punti di vista che non inseguono la concretizzazione di un percorso uniforme ma hanno accompagnato la volontà di offrire la propria visione della complessità diversificata e articolata che compone il mondo del progetto e dell’arte in questo momento. Il tutto integrato dalle fotografie dell’architettura di Siza Vieira proposte da Fernando Guerra, al panorama del craft design portoghese abilmente costruita da João Nunes, dai gioielli d’arredo di Boca do Lobo, al lavoro dell’artista Rita GT che riflette la sua visione critica sulla società contemporanea e sui modelli di vita attuali.