"La forma di una città, ahimé", ha scritto Charles Baudelaire lamentando le catastrofi che si abbatterono sulla Parigi di metà Ottocento , "cambia più in fretta del cuore di un mortale". E non c'è luogo al mondo in cui la forma della città stia subendo trasformazioni più rapide e profonde che nelle capitali finanziarie delle economie asiatiche emergenti: città che, a differenza dei casi dei nuovi agglomerati urbani cinesi da parecchi milioni di abitanti e degli ampliamenti extraurbani di nuova costruzione (come la new city di Songdo in Corea o la Noida vicino a Nuova Delhi), non occupano campi prima spopolati. Il loro tessuto è il prodotto della stratificazione, del compromesso, dell'adattamento e dell'ingegnosità, e le prevedibili conseguenze dell'improvvisa affluenza di capitali sono spettacolari gesti di cancellazione, negoziati per lo più a porte chiuse nelle sedi dei consigli d'amministrazione e degli uffici di pianificazione urbanistica. Il destino di vaste fasce urbane (di comunità e di economie intere, equivalenti urbanistici di organi corporei) viene a dipendere dalla semantica, dalle definizioni e da sottili questioni di rappresentazione.
In quel campo di battaglia che è la città di oggi, ogni tecnica cartografica (da Street View alle mappe comunali, da Sistemi Informativi Territoriali a OpenStreetMap) ha una propria strategia, deliberata o inconscia. Provate a inserire la parola Dharavi nel campo di ricerca di Google Maps e vi troverete improvvisamente catapultati in quella che appare come una gran macchia di vuoto color giallo chiaro compresa tra due linee ferroviarie della città di Mumbai. In questo vuoto cartografico giallastro, l'intrico delle strade circostanti si dissolve in una sorprendente assenza di particolari. E si nota subito che questa gran macchia di vuoto occupa una posizione strategica: a pochi passi dal complesso Bandra-Kurla, un'area che, dopo decenni di espansione verso nord, è diventata l'epicentro finanziario e commerciale della città e che è comunque vicina a molti dei più importanti nodi del traffico pendolare cittadino.
Per URBZ Dharavi è un laboratorio in cui coltivare una nuova impostazione dal basso, auto-organizzata, della progettazione urbanistica