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Nel suo libro Investigations in Collective Form, del 1964, Fumihiko Maki ha definito il concetto di base di megastruttura descrivendola come "una grande struttura in cui si svolgono tutte le funzioni di una città o di parte di essa. In un certo senso, è una sorta di elemento artificiale del paesaggio".
Con i suoi quasi trenta metri di altezza e i sei supporti su cui poggia una struttura di reticolato piuttosto audace, il Metropol Parasol di Jürgen Mayer H. potrebbe, dunque, essere considerato una megastruttura. Pur non ospitandole tutte, questo paesaggio urbano, nuovo e artificiale, accoglie diverse funzioni cittadine: commercio, ozio e spazio pubblico. È un progetto pensato per riqualificare Plaza de la Encarnación, il nodo in cui nell'antichità si incrociavano il cardo e il decumano della città romana [1] e che nella seconda metà del secolo scorso, in seguito alla demolizione del mercato nel 1973, aveva perso ogni valore urbanistico. Tra l'altro, nel Diciottesimo secolo, questo era stato il luogo deputato alla collocazione della prima fontana della città cui approvvigionarsi d'acqua. Fino a duecento anni fa, dunque, la piazza era un crocevia fondamentale.
Com'è stato possibile allora che un posto di tale valore, nel pieno centro della città, restasse inutilizzato e chiuso al pubblico per oltre quarant'anni? È interessante pensare che questa megastruttura di proporzioni gigantesche, ancorata nel pieno centro di Siviglia, sembra essere arrivata tardi. La crisi economica e i problemi politici patiti ultimamente dalla Spagna hanno scatenato polemiche roventi sull'opportunità del progetto: lo stesso che nel 2004, oltre al bando, aveva vinto diversi premi attira adesso dure critiche da parte di architetti e cittadini. Possiamo supporre che un intervento come quello di Mayer, di tal fatta e dimensioni, sia una risposta radicale che genera una metamorfosi dello spazio urbano. Parimenti, alcuni la ritengono una replica inadeguata al richiamo geografico e storico di Plaza de la Encarnación.

Le dimensioni e la forma del manufatto evidenziano la necessità di recuperare il significato urbano di parole come ‘piazza’ e ‘mercato’


1. Vedi la divisione in poligoni principali di Siviglia e dintorni, 1914.
2. Jules Michelet ha scritto Chaque époque rêve la suivante, in Avenir! Avenir!, in Europe, 19, n. 73 (15 gennaio 1929). Walter Benjamin lo cita e lo parafrasa ne L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 1966
3. Reyes Rincón, Los problemas crecen bajo 'las setas', in El País, 25 luglio 2010
4. Walter Benjamin, Das Passagen-Werk, Akal 2004, (trad. it. Walter Benjamin, Opere, a cura di Rolf Tiedemann, Einaudi, Torino 2000—2007)




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