Ma è difficile non ritrovarsi a osservare la facciata.
Quest'ultima, formata da una serie di pinne di calcestruzzo liberamente fluenti, strizza l'occhio a chi guarda aprendogli scorci qua e là. Di notte è ancora più esplicita. Ma si tratta semplicemente dell'ennesimo esercizio nel filone della recente moda di rivestire le facciate? La Fabric Tower dell'Atelier Manferdini (a Guiyang, sempre in Cina, 2008) fornisce un contraltare rivelatore. Secondo il sito web dello studio Manferdini questo grattacielo residenziale di quasi 14.000 metri quadrati è "un'articolata risposta alla fisionomia naturale del sito e alle sue culture minoritarie, espressione di una visione contemporanea, progressista, creativa e originale della tradizione locale". La tradizioni locale cui ci si riferisce è l'elaborata acconciatura d'argento indossata dalle donne della minoranza etnica Miao. L'interesse di Manferdini si può facilmente capire. Le acconciature sono d'argento laboriosamente intessuto e rappresentano una vera e propria storia della vita di chi le indossa. La famiglia inizia ad accumulare risparmi per queste acconciature quando le ragazze sono adolescenti. La realizzazione delle acconciature può richiedere mesi e finiscono col pesare tre o quattro chili. Per quanto non si voglia qui mettere in discussione l'eleganza della soluzione di Manferdini – come si fa a mettere in discussione l'eleganza? – la sua traduzione dell'acconciatura in grattacielo residenziale è un'interpretazione un po' fiacca. C'è un'ovvia differenza di scala tra un'acconciatura e un grattacielo; il senso originario dell'acconciatura (in quanto memoria storica) si perde; materiali radicalmente differenti richiedono prospettive tecniche, strutturali e produttive differenti.
Ciascuna pinna è stata fabbricata in cantiere e con manodopera locale. Nelle pinne di calcestruzzo sono stati praticati dei fori. Spiegano gli architetti che i fori sono una raffigurazione in alfabeto Braille del nome dell'azienda. Benché la si possa considerare una lettura alquanto trasversale, i fori delle pinne agiscono in vari modi interessanti. Alleggeriscono le pinne ritorte permettendo di appenderle più facilmente. Nel corso della costruzione nei fori sono state passate delle catene che hanno permesso di sollevare le pinne, di trasportarle e infine di collocarle in opera. I fori conferiscono anche un gioco di ombre alle superfici interne. In contrasto con lo scenario, purtroppo fin troppo tipico, che vede le grandi aziende occidentali dedicarsi allo sfruttamento, poco costoso e spesso eticamente reprensibile, della manodopera cinese, per la sede della Lafayette 148 gli architetti si sono affidati, pur facendola evolvere, alla tradizione locale. Di fatto questa modalità produttiva si può realizzare solo in una situazione come quella che esiste a Shantou.
Il gioco della facciata è anche in rapporto con l'efficienza delle funzioni interne: svela solo quanto basta a desiderare di saperne di più.
Davvero elegante.
Responsabile amministrativo: Consorzio edilizio municipale di Shantou
Gruppo di progetto: Mehrdad Hadighi, Tsz Yan Ng, Christopher Romano
Progettazione esecutiva: Adesh Michael Singh, Michael O'Hara, Jose Chang, Maciej Kaczynski, David Nardozzi