Quando sei mesi fa Elias Messinas, fondatore e anima della ONG, è venuto a Inarch per incontrarmi e proporre una collaborazione dell'istituto per dar vita a una "Ecoweek romana", mi è sembrata un'idea talmente folle da essere irresistibile. E in effetti, il format ha funzionato molto bene. L'incontro con Elena Barthel di Rural Studio (Alabama) e le loro esperienze di autocostruzione, con Ulf Meyer di Ingenhoven Architects (Germania) e i loro grattacieli a climatizzazione interamente passiva, e naturalmente con Kengo Kuma, per citare solo alcune delle lecture avvenute, è stato estremamente ricco e interessante.
Ciò che ha accomunato i due laboratori è stata la focalizzazione sul tema dei vuoti come spazi di piccole e grandi opportunità, e la scelta metodologica di una concreta discesa in campo. Per quel che riguarda i vuoti è stato messo in scena una sorta di dispositivo che unisce spazio reale e spazio virtuale del social network. La discesa in campo ha visto nascere una vera e propria installazione con lo scopo di trasformare, temporaneamente, uno spazio.
Quale tipo di idea o esigenza? Nuovi salotti urbani, piccole biblioteche condivise, piccole arene... la forma dello spazio, le sue caratteristiche, la presenza di una parete cieca o di una nicchia, di un albero rimasto pericolosamente al centro di una strada, diventano lo spunto progettuale, l'innesco per ripensare quel vuoto e renderlo una opportunità.
La logica non è nuova, ma straordinaria è stata la cura, la semplicità e l'eleganza con cui il progetto è stato messo in pratica, conducendo gli studenti alla scoperta del quartiere Pigneto e portandoli poi a immaginare, e a mostrare al quartiere, le possibilità che offrono le tante micro trasformazioni, a budget nulli o bassissimi, che potrebbero migliorare la vita collettiva.
Quale tipo di idea o esigenza? Nuovi salotti urbani, piccole biblioteche condivise, piccole arene... la forma dello spazio, le sue caratteristiche, la presenza di una parete cieca o di una nicchia, di un albero rimasto pericolosamente al centro di una strada, diventano lo spunto progettuale
L'interesse dell'area è legato innanzitutto alla sua storia. La presenza nel terreno di consistenti strati di argilla ha determinato infatti, in un periodo di importante crescita urbana tra la fine del Diciannovesimo e l'inizio del Ventesimo secolo, la trasformazione dell'area in una zona di produzione di mattoni. In prossimità delle fornaci è stato così costruito il Borghetto per ospitare le famiglie dei lavoratori. Quando, verso la metà degli anni '70, l'amministrazione della città si impegnò in un programma di bonifica dei sobborghi attraverso la realizzazione di importanti piani per case popolari, il Piano di Zona Valle Aurelia vide la costruzione di alcune grandi torri lungo la via di Valle Aurelia. Nel 1981, a seguito del completamento delle torri e trasferiti gli abitanti nelle nuove case, il Borghetto venne demolito. Al suo posto resta un vuoto, subito riconquistato dal verde circostante.