Franco Purini - La città uguale, Margherita Petranzan e Gianfranco Neri, Il Poligrafo, Padova 2005 (pp. 380, € 27,00)
Il volume comprende una scelta antologica di testi di varia origine (articoli di giornale, brevi saggi, recensioni) sul tema, fondamentale per Purini, della città, dell’abitare dell’uomo, oltre una selezione di disegni e progetti presi tra quelli eseguiti nel periodo 1966-2004. Il saggio più ampio e più articolato è quello intitolato La città uguale. Si tratta dell’allestimento realizzato nel 2000 alla Biennale di Architettura di Venezia. In questo scritto stimolante ed emblematico del suo pensiero, l’autore coglie una ricca messe di inquietudini ed ovviamente le trasmette e le genera nel lettore, sia esso o no un addetto ai lavori.
La città intravista e presagita appartiene agli scenari che dell’immaginario collettivo sul nostro futuro possibile, a seconda dei punti di vista, sono il migliore o il peggiore possibile. È una città pensata per cento milioni di persone, distesa su un territorio immenso, che prevede la scomparsa dell’automobile e il raccogliersi delle funzioni commerciali e lavorative in grandi blocchi isolati: i supercubi, vere e proprie iperstrutture del vivere.
È la città dell’individuo che vive sempre più solo, isolato in ampie case per un solo soggetto, ciascuna una sorta di loft senza spazi per appartarsi, cosa che non servirà più fare. Le abitazioni sono collegate da metropolitane leggere sopraelevate; la comunicazione avviene tramite le reti informatiche per cui non vi sono più spazi collettivi. Sono scomparse così del tutto le piazze, al cui posto troviamo delle aree verdi di ‘decompressione’, quasi dei polmoni in cui la città non entra, anzi si annulla. Questo luogo fantastico è riccamente illustrato, compreso il cielo che lo sovrasta in cui stelle e satelliti artificiali dialogano e costituiscono i nuovi punti cardinali dei suoi abitanti.
Nel volume si trovano le piante, i prospetti, le sezioni e le assonometrie, le vedute d’insieme e i dettagli di questa contemporanea utopia. Il testo si compenetra con il disegno ed entrambi assolvono alla stessa funzione di “pensare, costruire, proporzionare una forma”. La seconda parte dell’antologia comprende i saggi brevi uniti dal denominatore comune dell’attenzione sempre vigile e vibrante alla città e al progetto urbano, che hanno preparato e che costituiscono le ragioni della grande realizzazione della prima parte del volume. Come osserva Gianfranco Neri curatore con Margherita Petranzan, ”lo sfondo su cui campeggiano questi contributi di Franco Purini è delineabile in un quadro in cui non soltanto l’architettura e la città cambiano, ma dove ogni sfera delle attività umane è coinvolta in un profondo e generale processo di trasformazione. In questo arco di tempo, per milioni di persone è progressivamente mutato il modo di produrre; di lavorare, di spostarsi, di divertirsi… sono entrate in crisi proprio tutte quelle componenti che più di altre hanno influenzato le nostre concezioni del tempo e dello spazio”.
In questi scritti, come d’altronde già era stato presentito anche nei lavori giovanili di Purini, è da rilevare come i mutamenti nell’ambito della comunicazione, l’introduzione e lo sviluppo delle nuove tecnologie sia da considerarsi tra gli elementi apportatori dei più significativi cambiamenti sia della struttura sia delle funzioni, e in definitiva della vita delle città. Tutto questo è espresso con uno sguardo attento ai disegni, all’idea di progettazione e di architettura, ma non prescinde dal resto delle arti, o meglio dai linguaggi diversi che di questa nuova realtà urbana parlano. Purini non dimentica mai, infatti, di inglobare nella sua idea di città la letteratura, la poesia, il cinema che concorrono a farla conoscere, sentire e vivere.
Lo stesso Purini avverte l’ansia generata da questa visione globale delle realtà. È la città della “modernità liquida” di Zygumt Bauman, dell’uomo postmoderno gettato in un futuro da inventare, con tutto lo straniamento e l’esaltazione del caso. Il volume tenta quindi di confrontarsi con i nuovi paesaggi teorici emersi negli ultimi anni nella convinzione che più la condizione della città contemporanea si fa complessa e imprevedibile nei suoi sviluppi, più diventa indispensabile che l’architetto offra alla discussione sul futuro degli insediamenti umani un contributo di idee, immagini e modelli innovativi.
Uno dei pregi delle riflessioni di Purini è la sua capacità di non chiudere mai il discorso, ma di lasciare sempre aperto il campo alle possibilità. A conclusione dell’intervista concessa a Margherita Petranzan, Purini osserva: “Nella città contemporanea si assiste a un conflitto entusiasmante tra la sua virtuale trasformazione in un sistema di spazi fluidi…come traduzione delle nuove libertà, che la rivoluzione digitale sta promettendo e la sua realtà fisica… Alla città teoricamente fluida fa riscontro una città sempre più divisa in compartimenti rigidi… Riconciliare queste due città è un obiettivo urgente che richiede un impegno creativo forte e continuo. Ma ne vale la pena”.
Claudio Camponogara Architetto