Capito questo e analizzate tutte le possibili conseguenze per noi e per l'ambiente, percorrendo la fine della prima parte della mostra mi lascio pervadere da un vago senso di colpa. Non credo che questo sia dovuto all'enorme ammasso di rifiuti installato al centro del museo davanti a una parete specchiata per amplificarne l'impatto scenografico. Non credo sia nemmeno dovuto al ricatto morale tipico di molte mostre su temi ambientalisti che anche questa non manca di innescare. Trovo scorretto teatralizzare la morte di uccelli marini che scambiano tappi di plastica per molluschi e mostrare la radiografia o il video del documentarista che pesca con le pinze pezzi di plastica dallo stomaco di una carcassa. Tanto più che la mostra è gratuita e aperta al "grande pubblico" con spazi per organizzare workshop con i bambini per insegnare loro come costruire oggetti con bottiglie di plastica.
Confesso che mi sarebbe piaciuto vedere una mostra di soluzioni, anche ipotetiche, e invece esco con una sensazione di poetica disfatta.