Ritorno al Rijksmuseum

Il 13 aprile il Rijksmuseum di Amsterdam si apre nuovamente al pubblico, e in più di un senso: lo studio Cruz y Ortiz ha infatti eliminato la claustrofobia dei labirintici interventi che appannavano l'originale ottocentesco.

Il 13 aprile il Rijksmuseum apre di nuovo le porte al pubblico, dopo una chiusura che durava dal 2003. Gli interminabili rinvii che hanno infierito sulla ristrutturazione dell'edificio neorinascimentale olandese del 1885 hanno fatto sì che tanto la maggior parte della vasta collezione del museo – oltre un milione di opere, tra cui dipinti di Rembrandt e di Vermeer – quanto il passaggio ciclopedonale rimanessero territorio proibito al pubblico per un decennio.

Il passaggio porticato, che collega il centro e l'affollato Stadhouderskade alla zona cittadina dell'Oud Zuid e alla Museumplein, era parte integrante dell'incarico conferito all'architetto P.J.H. Cuypers, cui fu affidato anche il progetto della Centraal Station. Il Rijksmuseum non doveva ospitare solo i tesori d'arte nazionali, ma fungere anche da ingresso all'asse meridionale della città, all'epoca di recente costruzione: un duplice scopo che ha procurato problemi sia a Cuypers sia al progetto di ristrutturazione.

Lo studio d'architettura spagnolo Cruz y Ortiz, vincitore del concorso del 2001 per il nuovo progetto e l'ampliamento dell'edificio, aveva previsto di fare del passaggio l'ingresso principale del museo, con una scalinata monumentale che conducesse al livello sotterraneo. Il passaggio era una "soluzione perennemente insoddisfacente", spiega Antonio Ortiz García dello studio Cruz y Ortiz. "Il passaggio, orientato lungo l'asse nord-sud, taglia l'edificio in due ali, est e ovest, impedendo qualunque continuità dei percorsi espositivi".

In apertura: Cruz y Ortiz, nuovo progetto e ampliamento del Rijksmuseum di Amsterdam. Vista del nuovo Atrio. Qui sopra: il passaggio del Rijksmuseum. Photo Pedro Pegenaute. Image courtesy of Rijksmuseum
In apertura: Cruz y Ortiz, nuovo progetto e ampliamento del Rijksmuseum di Amsterdam. Vista del nuovo Atrio. Qui sopra: il passaggio del Rijksmuseum. Photo Pedro Pegenaute. Image courtesy of Rijksmuseum
Con questa soluzione gli architetti miravano a eliminare la frattura causata dal passaggio. Tuttavia non avevano tenuto conto del consiglio comunale di Amsterdam Zuid, né del Fietsersbond, l'Unione dei ciclisti olandesi, i quali lanciarono una campagna per la conservazione del passaggio che finì con l'imporre a Cruz y Ortiz una modifica del progetto: un compromesso in favore della radicale tradizione contestataria tanto cara ai cittadini di Amsterdam. "È la seconda delle soluzioni migliori", conclude filosoficamente Ortiz.
Cruz y Ortiz, nuovo progetto e ampliamento del Rijksmuseum di Amsterdam, Olanda 2012. Photo John Lewis Marshall. Image courtesy of Rijksmuseum
Cruz y Ortiz, nuovo progetto e ampliamento del Rijksmuseum di Amsterdam, Olanda 2012. Photo John Lewis Marshall. Image courtesy of Rijksmuseum
Ora il museo ha quattro ingressi ricavati nelle pareti vetrate laterali del passaggio, conservato nella funzione di attraversamento. La soluzione, pur essendo di compromesso, rappresenta un importante miglioramento rispetto alla situazione precedente: i visitatori non vengono accolti dalla tromba delle scale stretta e tetra della vecchia entrata, ma da due atrii di ampio respiro collegati da una nuova galleria che passa sotto il percorso ciclabile.

Gli ariosi atrii – le due corti gemelle del progetto originale di Cuypers – sono rimasti invisibili per quasi un secolo. "La struttura originale era andata perduta a causa degli interventi che si erano susseguiti negli anni", spiega Antonio Cruz Villalón. "Invece di conservare la struttura originale era il caso di recuperarla. Per quanto sia difficile da credere le corti erano scomparse e ospitavano tre o quattro piani supplementari destinati a spazi espostivi".

Aprire le corti facendone gli atrii del nuovo museo "dà luce e orientamento, e permette al museo di avere un atrio d'ingresso di dimensioni importanti", aggiunge Ortiz. "Il virtuosismo del collegare le due corti tramite un piccolo atrio sotto il passaggio è una cosa che – grazie alle tecniche dei nostri giorni – potevamo permetterci. Era un limite al quale Cuypers, ai suoi tempi, dovete adattarsi. Grazie a questo nuovo collegamento si elimina un collo di bottiglia logistico". La creazione di un collegamento tra l'atrio est e quello ovest era il problema più arduo del progetto, in termini strutturali: "Per risolverlo si sono dovute assottigliare le vecchie fondamenta del passaggio. Pensate: si è dovuta sollevare l'intera galleria del passaggio per tagliare le fondamenta preesistenti e mettere in opera dei nuovi pilastri di calcestruzzo", racconta Ortiz, che definisce il procedimento "un intervento a rischio".

Gli atrii, benché ancora separati l'uno dall'altro dal passaggio, offrono ora una nuova esperienza spaziale che malauguratamente al Rijksmuseum, prima della ristrutturazione, mancava. Ad accentuare l'effetto si aggiungono due 'lampadari' a gabbia, pensati dagli architetti come soluzione acustica e per ospitare apparecchi di illuminazione e servizi di sicurezza.
Ora il museo ha quattro ingressi ricavati nelle pareti vetrate laterali del passaggio, conservato nella funzione di attraversamento
I visitatori non vengono accolti dalla tromba delle scale stretta e tetra della vecchia entrata, ma da due atrii di ampio respiro collegati da una nuova galleria che passa sotto il percorso ciclabile. Photo Pedro Pegenaute. Image courtesy of Rijksmuseum
I visitatori non vengono accolti dalla tromba delle scale stretta e tetra della vecchia entrata, ma da due atrii di ampio respiro collegati da una nuova galleria che passa sotto il percorso ciclabile. Photo Pedro Pegenaute. Image courtesy of Rijksmuseum
Il vecchio, esplicito neogotico di Cuypers e il monumentalismo contemporaneo di Cruz y Ortiz coesistono con sorprendente facilità. Entrambi, in realtà, sembrano sfumare nello sfondo mentre viene alla ribalta la nuova funzione commerciale del museo, e molto del nuovo spazio viene accaparrato da un grande caffè e dal punto di vendita che offre vari articoli, tra cui un'enorme versione imbottita di Miffy, il coniglio bianco inventato dal fumettista Dick Bruna.
Grand Hall, 2012. Photo Jannes Linders. Image courtesy of Rijksmuseum
Grand Hall, 2012. Photo Jannes Linders. Image courtesy of Rijksmuseum
"Cuypers è molto espressivo nel suo modo di porsi di fronte a un edificio. Considera i suoi edifici come un Gesamtkunstwerk", sostiene Cruz. "È una cosa che nell'edificio arriva alle estreme conseguenze. Ma per ottenere un museo al servizio dell'arte né l'intervento di Cuypers né il nostro devono prevaricare l'esperienza museale. Ora che la ristrutturazione è completa possiamo considerare le corti, più visibili e più presenti, come il nostro intervento principale. Cuypers ne ha fornito lo sfondo storico. Nelle sale d'esposizione il nostro atteggiamento è stato molto sommesso; perfino Cuypers qui dovette restare silenzioso. Invece nell'Atrio d'ingresso, nella Galleria d'onore e nella sala della Ronda di notte sono Cuypers e Sturm (l'artista austriaco che dipinse gli affreschi del museo, ora interamente restaurati) a determinare l'esperienza dello spazio, in coincidenza con l'arte in mostra. Per noi è importante che nessuno degli architetti si sovrapponga agli altri, ma che tutti trovino il modo di convivere sinergicamente". Nondimeno convivere con Cuypers non è stato facile. Dichiara Ortiz: "Forse è meglio definirlo un rapporto di amore-odio…".

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